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Ha personalità da vendere questa coupé Peugeot, non c'é che dire, sulle prime mi lascia perplesso, perché non capisco se sto guardando il muso oppure il posteriore, ma una volta capito il "trucco" devo ammettere che la francesina ha un suo perché.
Che cosa nasconde il cofano motore? Un millesei turbo quattro cilindri, da 200 CV a 5.800 giri, con fasatura variabile e ben 275 Nm a soli 1.700 giri ... Niente male!
Tanta sostanza e fin da subito
La cosa che più m’intriga è quel dato riguardante la coppia, un tiro così, a un regime bradicardico non é male per un benzina che poi allunga fino a toccare quasi i 7.000 giri. Allora vediamo come scatta, ma sopratutto come muove i fianchi questa transalpina.
Come mi aspettavo, il posto di guida della RCZ é quasi perfetto, il quasi é riconducibile al fatto che per i Gillo gusti, il volante é un po' sovrappeso e la sensazione di non riuscire a stringerlo per benino m’infastidisce.
Il resto é perfetto, anche perché le regolazioni del piantone di sterzo e quelle del sedile permettono di trovare la posizione di guida ideale. Il quattro cilindri si avvia sornione, ma risponde in maniera brillante agli affondi del piede destro.
Un superlavoro per i freni
Il "tirone" ai bassi é una goduria, anche se in pista é difficile vedere l'ago del contagiri allontanarsi da quello che indica il regime massimo di rotazione, ma lo si può apprezzare nei giri di raffreddamento, quelli che prudentemente percorro prima di rientrare ai box, e che faccio per abbassare la temperatura del motore e soprattutto quella dei freni, che qui a Franciacorta sono chiamati a un superlavoro.
La Peugeot RCZ é aggressiva sia nel look sia nella dinamica di guida, la gommatura generosa, oltre a colpire positivamente l’occhio, permette appoggi sicuri e velocità in percorrenza decisamente elevate, ma qualche cosa non mi convince nella distribuzione dei pesi, i 1400 Kg abbondanti di stazza, spingono tanto, soprattutto in inserimento curva, situazione in cui si sente la spalla superibbassata del pneumatico 235/40-19 che fatica non poco a contenere il sottosterzo, mentre il posteriore segue fedelmente gli ordini impartiti alle ruote anteriori, pure troppo.
Dove sono finiti i posteriori sfuggevoli e sventolanti delle vecchie Peugeot? Quelli che “alzavi il piede” e chiudevi la curva a piacere, e che nei cambi di direzione rendevano quasi inutile l’utilizzo dello sterzo.
Forse sono rimasti con i "vecchi" guidatori, quelli moderni e al passo con i tempi, amano la neutralità e le reazioni prevedibili (non tutti fortunatamente). Io che mi nutrirei di adrenalina e traversi improvvisi, devo piegarmi alle logiche di mercato.
Per chi cerca ancor più adrenalina...
Per guidare una RCZ più reattiva e dalle reazioni meno composte ci si deve accomodare al posto guida della versione Racing Cup, oppure confidare nei 270 CV della versione “R”. La coupé francese si lascia maltrattare senza mai lamentarsi, tu la “strattoni”, e lei risponde in maniera composta e educata.
Un particolare che richiama le “Leoncine” tradizionali è il cambio manuale a sei rapporti, sulla RCZ 1.6 16V non ci sono paddle o automatismi, ma una corta leva con relativo pomello che si muove precisa e rapida negli innesti, e che digerisce senza patemi i maltrattamenti dell’uso in pista.
A proposito di maltrattamenti, anche i freni escono a testa alta dal test in pista, potenti e modulabili dal primo all’ultimo giro, hanno mostrato una resistenza degna di nota, con il vantaggio di essere dotati di un antibloccaggio ben tarato e poco invasivo. A essere invasivi, invece, sono i soliti “omini sbandieranti” che minacciando di gettarsi sul cofano della RCZ, mi obbligano a rientrare ai box. Fastidiosi.
Il Deprecabile Gillo
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