Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Chevrolet Captiva è senza dubbio la vettura che più di ogni altra ben rappresenta il rilancio del brand del Cravattino in Europa, iniziato dopo l’acquisizione di Daewoo da parte di General Motors avvenuta nel 2001.
Da questo momento in poi infatti il marchio Chevrolet è stato utilizzato dal colosso americano non solo per i modelli tradizionali prodotti in Nord America (Camaro, Impala, Corvette), ma anche per una serie di vetture realizzate principalmente in Corea - con tutti i vantaggi che derivano in termini di costi di produzione - dalla divisione che oggi ha preso il nome di GM Korea.
Brand americano, cuore coreano
La Captiva è proprio una di queste auto. Porta sul cofano il brand americano del Cravattino, ma è stata concepita in Corea, dove viene assemblata in uno dei più grandi stabilimenti di produzione del Gruppo. Pensato come un modello globale, il SUV Chevrolet viene oggi commercializzato non solo in Europa ma anche nel Continente asiatico, in Russia e addirittura in Australia con il marchio Holden, mentre la medesima base meccanica è stata abilmente sfruttata da General Motors per realizzare la Opel Antara, che infatti condivide la maggior parte delle componenti meccaniche ed elettroniche proprio con la Captiva.
Un grande successo commerciale
Arrivata sui mercati del Vecchio Continente nel corso del 2006, la Captiva ottiene fin da subito un buon riscontro commerciale (nel 2011 in Europa ne sono già state vendute più di 120.000), puntando soprattutto su un prezzo di mercato molto competitivo. Il successo in termini di vendite si riflette rapidamente sul marchio Chevrolet, che grazie soprattutto al nuovo SUV riesce a riposizionarsi all’interno del combattuto mercato europeo ritagliandosi un quota di mercato sempre più considerevole.
Oggi la Chevrolet Captiva si presenta rinnovata nel look, nelle motorizzazioni e nelle dotazioni tecnologiche di bordo grazie al restyling a cui è stata sottoposta nel 2011, e continua a far registrare buoni risultati commerciali anche nel nostro Paese, dove viene commercializzata ad un prezzo che parte da 26.100 euro. I principali concorrenti della Captiva nel popolatissimo segmento degli Sport Utility Vehicle sono senza dubbio vetture come Renault Koleos, Kia Sorento, Hyundai Santa Fe, Nissan Qashqai+2, Mitsubishi Outlander e Fiat Freemont.
Il frontale cattura lo sguardo
Con il facelift dello scorso anno la Captiva ha guadagnato un look più personale, che riflette al meglio il family feeling caratterizzante tutte le attuali vetture del brand americano. Le novità più evidenti sono raccolte nel frontale, ora più imponente, che sfoggia una grande calandra bipartita al centro della quale svetta il logo del Cravattino.
Si rivelano tutti i nuovi anche i gruppi ottici, ora più grandi e caratterizzati da un design più incisivo. Rinnovata sostanzialmente anche la zona inferiore del paraurti, che si distingue per una protezione sottoscocca centrale e per gli inediti alloggiamenti dei fendinebbia, che contribuiscono a rendere più dinamica la sezione frontale.
La fiancata si fa notare per i grandi cerchi in lega da 19 pollici a cinque razze e per i passaruota sottolineati da vistose modanature in plastica nera, che si sviluppano anche nella zona inferiore dei grandi sportelli suggerendo l’idea di un’auto che non disdegna i percorsi lontani dall’asfalto. Sul tetto svettano le barre portatutto longitudinali color alluminio che slanciano ulteriormente la vista laterale della vettura.
“Con il facelift dello scorso anno la Captiva ha guadagnato un look più personale, che riflette al meglio il family feeling caratterizzante tutte le attuali vetture del brand americano”
La sezione di coda, che come la zona laterale è rimasta sostanzialmente identica al modello originale del 2006, si distingue infine per i gruppi ottici, ora trasparenti, e per il portellone con il lunotto apribile. Una zona che in diverse soluzioni e proporzioni ricorda tanto quelle dei grandi SUV Made in USA della Casa come il Suburban, a partire dal tergicristallo fissato sulla carrozzeria e dal profilo orizzontale in rilievo su cui svetta il logo del costruttore, posizionato al di sopra dello spazio riservato alla targa.
Interni all'insegna della razionalità e della concretezza
Anche dopo il restyling l’abitacolo della Captiva rimane concepito all’insegna della razionalità e della concretezza, ma nuovi rivestimenti ed inedite finiture, a partire dalle cornici cromate e satinate che circondano le bocchette di ventilazione, offrono nel complesso un tocco di eleganza e di ricercatezza in più.
Al centro della plancia spicca lo schermo del sistema di infotainment, sotto di cui si sviluppa la console centrale che si estende in posizione verticale - una soluzione stilistica molto frequente sulle vetture di questo segmento – dove sono stati collocati i comandi del sistema audio e del condizionatore, molto efficace in ogni situazione climatica.
Il tunnel centrale, ben raccordato con la console, mette in mostra la leva del cambio, (quella dell’automatico si rivela un po’ troppo ingombrante) ed un grande bauletto con doppio fondo dove, tenendo premuto un apposito tasto e spingendo longitudinalmente, è possibile servirsi secondo necessità di un portabicchieri o di un profondo vano portaoggetti che peraltro nasconde l’ingresso USB dell'impianto audio.
L’unico inconveniente di questo sistema, che permette di alloggiare nel bauletto oggetti veramente grandi, è rappresentato da alcuni fastidiosi scricchiolii emessi dal portabibite scorrevole in corrispondenza di buche o di profonde sconnessioni del terreno. Un altro portaoggetti è stato inoltre ricavato nel bracciolo centrale, che si rivela veramente comodo anche per riposare il braccio durante i viaggi più lunghi.
Anche il cruscotto si caratterizza per una certa essenzialità. All’interno racchiude due strumenti analogici circolari facilmente consultabili in ogni situazione e retroilluminati allo stesso modo della restante strumentazione attraverso una piacevole luce di colore blu. La Captiva non ha certo ambizioni da sportiva, ma il volante rivela un diametro decisamente troppo esteso. Qualche centimetro in meno sarebbe stato sicuramente più che sufficiente.
Non manca un sistema di infotainment completo
Grazie al facelift, il SUV del Cravattino può ora contare su un moderno sistema di infotainment con display touch da 7 pollici (di serie sull’allestimento LTZ), che integra oltre al navigatore con mappe europee, anche il computer di bordo e alcune funzioni di controllo del climatizzatore. Sullo schermo vengono visualizzate anche le immagini trasmesse durante la retromarcia dalla telecamera posteriore, soluzione che agevola non poco durante le manovre di parcheggio.
“Anche dopo il restyling l’abitacolo della Captiva rimane concepito all’insegna della razionalità e della concretezza, ma nuovi rivestimenti ed inedite finiture, a partire dalle cornici cromate e satinate che circondano le bocchette di ventilazione, offrono nel complesso un tocco di eleganza e di ricercatezza in più”
Il sistema multimediale, che naturalmente offre ingressi Aux, USB e connessione Bluetooth non si è rivelato sempre facile ed immediato da utilizzare. In particolare abbiamo trovato un po’ dispersivo offrire la possibilità di regolare il climatizzatore sie dalla manopole riportate sulla console centrale che dallo schermo touch mentre navigatore e radio non si sono sempre dimostrati efficaci nel funzionamento. Eccellente invece la qualità di riproduzione audio degli altoparlanti posizionati all’interno delle portiere, favoriti anche dall’isolamento acustico dell’abitacolo che ha beneficiato di nuove guarnizioni per parabrezza, sportelli e padiglione.
Un abitacolo per sette
Con una lunghezza di 4.673 mm, una larghezza di 1.868 ed un’altezza di 1.756 la Captiva presenta le proporzioni tipiche del SUV di segmento C, mentre l’abbondante valore di passo pari a 2.707 mm garantisce interni spaziosi ed un abitacolo ai vertici della categoria per capacità, dove infatti è stato possibile ricavare anche due sedili ripiegabili per avere fino a sette posti, come vedremo in dettaglio più avanti.
Le dimensioni si riflettono naturalmente nella massa della vettura, che in ogni caso si allinea attorno a valori tipici per questo tipo di vetture, specialmente se dotate di trazione integrale. Il peso della Captiva può variare dai 1.793 Kg della versione 2WD con motore a benzina fino ai 1.978 Kg della versione top di gamma 4WD con cambio automatico e motorizzazione a gasolio.
Il SUV del Cravattino è equipaggiato con sospensioni anteriori McPherson, mentre il posteriore è dotato di una soluzione più tradizionale a quattro bracci. Per migliorare la dinamica di guida, con il restyling l’assetto è stato aggiornato con molle più rigide rispetto al passato e barre antirollio maggiorate, oltre a boccole parzialmente riprogettate. L’impianto frenante si affida a quattro freni a disco ventilati, mentre i cerchi in lega sono offerti in due diverse misure a seconda dell’allestimento: da 17 pollici in abbinamento a pneumatici 235/60 o da 19 pollici con coperture 235/50.
Tutti i sistemi elettronici di sicurezza sono di serie
Lo Sport Utility firmato Chevrolet può contare su una serie di sistemi volti ad implementare la sicurezza attiva e passiva. Oltre a sei airbag (anteriori e laterali per il guidatore e passeggero anteriore, a tendina per i passeggeri posteriori esterni) e a cinture di sicurezza a tre punti con pretensionatore e limitatore di forza per i posti anteriori, la Captiva offre i sedili posteriori esterni della seconda fila con punti di ancoraggio Isofix che consentono di fissare in tutta sicurezza i seggiolini per bambini.
Vengono forniti di serie il controllo elettronico di stabilità ESC (Electronic Stability Control), il sistema controllo trazione TCS (Traction Control System) e il sistema di frenata assistita BAS (Braking Assist System); ora la vettura è anche dotata del sistema di assistenza alla partenza in salita Hill Start Assist (HAS) che mantiene il veicolo fermo per 1,5 secondi dopo che è stato rilasciato il pedale del freno su pendenze del 3% o superiori, agevolando al massimo le partenze in salita.
La gamma motorizzazioni: un benzina, due diesel
In occasione del restyling è stata aggiornata anche la gamma motorizzazioni che attualmente si compone di unità a benzina e a gasolio. L’unica unità alimentata a benzina verde è rappresentata dal motore a quattro cilindri da 2.4 litri, disponibile esclusivamente in abbinamento alle versioni a trazione anteriore 2WD e dotate di cambio manuale a sei rapporti.
Questo motore è in grado di sviluppare 167 CV a 5.600 giri/min e di scaricare al suolo 230 Nm a 4.600 giri/min, mentre i consumi di carburante si attestano attorno ad un valore medio dichiarato pari a 8,9 l/100 Km, con emissioni che non superano la soglia dei 210 g/Km. La Captiva a benzina accelera da 0 a 100 Km/h in 10,5 sec e raggiunge una velocità massima di 190 Km/h.
“La Chevrolet Captiva è una vettura che non passa di certo inosservata, specialmente a seguito degli interventi stilistici introdotti con il restyling dello scorso anno. È sicuramente la sezione frontale a polarizzare lo sguardo, suggerendo con forza l’idea di un’auto imponente e solida, imparentata anche se alla lontana con i grandi SUV Made in USA firmati Chevy”
La gamma diesel, sicuramente molto più apprezzata nel nostro Paese, è composta invece di un propulsore a quattro cilindri da 2.2 litri disponibile in due varianti di potenza. Il primo, disponibile in abbinamento alla trazione anteriore 2WD e al cambio automatico frazionato a sei velocità, sviluppa 163 CV di potenza a 3.800 giri/min e 350 Nm di coppia massima a 2.000 giri/min.
Il turbo diesel 2.2 da 163 CV necessita di 6,4 litri di gasolio per percorrere 100 Km, con emissioni contenute entro un valore di 170 g/Km e permette al SUV Chevrolet uno scatto da 0 a 100 Km/h in 9,9 sec ed una velocità massima di 189 Km/h.
Chi desiderasse prestazioni più brillanti può sempre optare per il più prestazionale turbo diesel da 2.2 litri in grado di erogare 184 CV (sempre disponibili a 3.800 giri/min) e di scaricare al suolo 400 Nm di coppia a 2.000 giri/min. Disponibile esclusivamente in abbinamento alla trazione integrale 4x4 a gestione elettronica, questo motore viene offerto con un classico cambio manuale o con un automatico, entrambi frazionati a sei rapporti.
Con il manuale a sei marce il 2.2 da 184 CV con trazione integrale necessita secondo la Casa di 6,6 litri di gasolio per percorrere 100 Km, con le emissioni che rimangono contenute entro la soglia dei 174 g/Km. In questo caso l’accelerazione da 0 a 100 km/h viene coperta in 9,6 sec e l’ago del tachimetro può arrivare a toccare i 200 Km/h.
Se lo stesso motore viene abbinato all’automatico invece i consumi medi dichiarati salgono a 7,7 l/100 Km e le emissioni a 203 g/Km, mentre lo scatto da 0 a 100 Km/h viene coperto in 10,1 sec e la velocità massima scende a 191 Km/h.
Dal vivo: com’è fuori
La Chevrolet Captiva è una vettura che non passa di certo inosservata, specialmente a seguito degli interventi stilistici introdotti con il restyling dello scorso anno. È sicuramente la sezione frontale a polarizzare lo sguardo, suggerendo con forza l’idea di un’auto imponente e solida, imparentata anche se alla lontana con i grandi SUV Made in USA firmati Chevy.
Ben proporzionata la fiancata, specialmente se mette in mostra i cerchi in lega da 19 pollici dell’allestimento top di gamma LTZ, mentre la sezione di coda rimane fedele alle origini, con i gruppi ottici dalle forme morbide e i due terminali di scarico ovali che spiccano al di sotto della protezione sottoscocca.
Dal vivo: com’è dentro
Saliti a bordo della Captiva in allestimento LTZ protagonista della nostra prova si percepisce immediatamente una sensazione positiva, suggerita dall’apprezzabile design della plancia con lo schermo del sistema multimediale che domina incontrastato la scena e dalla strumentazione retroilluminata con luci di colore blu.
Sicuramente migliorabili appaiono però le plastiche ed i materiali di rivestimento (compresa la pelle utilizzata per le sellerie), che al tatto si rivelano eccessivamente duri. In ogni caso le diverse componenti sono ben assemblate, ad esclusione del portaoggetti centrale che produce qualche scricchiolio di troppo in corrispondenza di buche e strade sconnesse.
Una nota va riservata ai comandi integrati del volante, che sono facilmente raggiungibili durante la guida, ma non sono sempre azionabili in maniera semplice ed immediata, in modo particolare per quanto riguarda il cruise control. Sconfinata invece la possibilità di sistemare oggetti di svariate dimensioni nei tantissimi portaoggetti dell’abitacolo, specialmente in quello nascosto all’interno del tunnel centrale che offre una capacità davvero fuori dal comune.
“Se da un lato le dimensioni non esattamente contenute della Captiva possono creare qualche difficoltà in città, in modo particolare per quanto riguarda le possibilità di parcheggio, dall’altro offrono un’abitabilità interna ed una capacità di carico ai vertici della categoria”
Bagagliaio ai vertici della categoria
Se da un lato le dimensioni non esattamente contenute della Captiva possono creare qualche difficoltà in città, in modo particolare per quanto riguarda le possibilità di parcheggio, dall’altro offrono un’abitabilità interna ed una capacità di carico ai vertici della categoria.
In particolare l’ampio bagagliaio, che offre il vantaggio di una soglia di carico non eccessivamente alta ed un pianale perfettamente piatto, garantisce una capacità di 788 litri (con i due sedili della terza fila abbattuti), che può incredibilmente crescere fino a 2.012 litri abbassando la seconda fila di sedili.
La visibilità offerta dal SUV Chevrolet è molto buona all’anteriore, favorita anche dalla guida alta e dallo spessore per niente eccessivo dei montanti che contengono il parabrezza, mentre è parzialmente compromessa durante le manovre di retromarcia dall’ingombro non trascurabile dei montanti C. Poco male, se si tratta della versione LTZ dotata di sensori parcheggio e della praticissima retrocamera che trasmette le immagini sul display interno durante le manovre.
Comoda per i lunghi viaggi
Saliti a bordo della Captiva si viene accolti dai sedili in una posizione particolarmente rialzata che risulta fin da subito piacevole. Lo sguardo domina letteralmente la strada e l’idea di essere a bordo di un SUV è immediatamente suggerita sia dall’altezza della seduta che dalla triangolazione di guida tipica di queste vetture, oltre che dall’ampio cofano motore che si staglia davanti agli occhi dei passeggeri anteriori.
I comandi di regolazione del sedile permettono di trovare facilmente la posizione più comoda ma manca il supporto lombare, che aumenterebbe sensibilmente il comfort almeno nei viaggi più lunghi. Anche i passeggeri della fila posteriore godono di ampio spazio per le ginocchia, ma naturalmente sono i due sedili laterali ad offrire la seduta più comoda, mentre il posto centrale può essere utilizzato senza troppe rinunce al massimo per brevi tragitti.
Non è semplicissimo accedere ai due sedili della terza fila ricavati nella zona bagagli e ripiegabili. Realizzati più con l’idea di offrire un posto a bordo a dei bambini o in casi di emergenza, presentano dimensioni ridotte e non sono certo adatti per affrontare lunghe ore di permanenza in auto.
Su strada: come si comporta
Saliamo a bordo della Chevrolet Captiva in allestimento LTZ full optional protagonista della nostra prova. Sotto al cofano pulsa l’unità più prestazionale della gamma, ovvero il turbo diesel da 2.2 litri in grado di produrre 184 CV, abbinato al sistema di trasmissione automatico a sei marce. Inseriamo e giriamo la tradizionale chiave metallica nel quadro e portiamo la leva di selezione del cambio in D.
Il quattro cilindri a gasolio prende vita, pigiamo sul pedale dell’acceleratore e ci lasciamo trasportare dalla spinta dei 400 Nm di coppia. La prima cosa che colpisce è la risposta del motore, davvero molto pronto e reattivo fin dai regimi più bassi. Salendo di giri il turbo diesel del Cravattino rimane progressivo e continua a spingere anche ai regimi di giri più alti con uno spunto sorprendente per un motore a gasolio a quattro cilindri.
Il cambio automatico con convertitore di coppia
Il cambio automatico con convertitore di coppia naturalmente non presenta i tempi di cambiata quasi impercettibili di un più moderno doppia frizione, ma effettua i cambi marcia in tempi più che ragionevoli, in maniera pulita e senza eccessivi “strappi”.
“La prima cosa che colpisce è la risposta del motore, davvero molto pronto e reattivo fin dai regimi più bassi. Salendo di giri il turbo diesel del Cravattino rimane progressivo e continua a spingere anche ai regimi di giri più alti con uno spunto sorprendente per un motore a gasolio a quattro cilindri”
Il sei marce automatico Chevrolet però ci è sembrato meno convincente per quanto riguarda la spaziatura tra i diversi rapporti, in particolare tra la prima marcia, troppo lunga, e la seconda, mentre un’altra motivazione che potrebbe rendere preferibile optare per il classico cambio manuale a sei rapporti sono i consumi di carburante, sensibilmente penalizzati con l’automatico. Molto efficace invece la funzione Eco del cambio, che permette di contenere i consumi di carburante effettuando i cambi marcia appena possibile, al più basso numero di giri consentito dal motore.
Quando gira al minimo, in particolare se non è ancora entrato in temperatura, e alle velocità cittadine il turbo diesel fa sentire la sua presenza all’interno dell’abitacolo, mentre la situazione migliora nettamente alle andature autostradali, quando entra la sesta marcia di riposo. In questo caso è possibile sentire solo il suono provocato dal rotolamento degli pneumatici e dai fruscii aerodinamici (in particolare quelli causati dai grandi specchietti retrovisori e dall’ingombro frontale non indifferente della vettura), ma la presenza del propulsore è appena percepibile.
Assetto rigido, tenuta di strada da berlina
L’impianto frenante si è dimostrato all’altezza, con un mordente sufficientemente efficace per arrestare in tutta sicurezza i 1.978 Kg dell’esemplare in prova, mentre l’assetto, complici anche i grandi cerchi in lega da 19 pollici con una spalla quasi da “sportiva” (235/50), si è rivelato fin troppo rigido per una vettura di questo tipo. In corrispondenza di buche, tombini, dossi la Captiva trasmette con troppa facilità le sconnessioni della strada ai passeggeri. In compenso il SUV del Cravattino può contare su doti dinamiche davvero impeccabili, degne di una berlina.
Fenomeni di rollio e beccheggio sono davvero contenuti per un’auto di queste dimensioni e l’appoggio in curva è sempre sicuro e deciso. Qualche incertezza in curva si avverte solamente al retrotreno, ma solo quando si forza eccessivamente con il pedale dell’acceleratore ed esclusivamente in corrispondenza di sconnessioni sull’asfalto.
Efficace anche il sistema di trazione integrale attivo, che sfrutta al massimo la trazione anteriore nelle normali condizioni di guida, trasmettendo automaticamente motricità anche all’asse posteriore grazie ad una frizione elettronica solo quando è necessaria maggiore aderenza, come per esempio nel caso in cui si percorrano strade particolarmente sconnesse e nelle partenze in salita.
Quando si attiva la trazione integrale la motricità è ripartita fino ad un rapporto 50:50, grazie al sistema di gestione elettronica che rileva oltre allo slittamento, anche il regime del motore, la velocità del veicolo, gli angoli di sterzo e di imbardata.
Consumi
Secondo quanto dichiarato dal costruttore, la Captiva turbo diesel da 184 CV con cambio automatico dovrebbe consumare mediamente 7,7 l/100 Km. Durante i 500 Km della nostra prova però, dove abbiamo avuto modo di testare le doti dinamiche della vettura su strade urbane particolarmente trafficate, tangenziali e autostrade non siamo riusciti a scendere sotto la soglia dei 10,1 l/100 Km, un valore tutto sommato nella norma per un’auto di queste dimensioni e peso, abbinata ad un automatico con convertitore di coppia e alla trazione integrale.
“La Captiva si dimostra particolarmente interessante per il prezzo a cui viene offerta sul mercato: con 27.550 euro infatti si accede alla gamma diesel e si entra in possesso di un SUV di quasi cinque metri, per cui solitamente occorrono cifre ben superiori”
Conclusioni
La Chevrolet Captiva si è rivelata una vettura capace di distinguersi a livello stilistico grazie al recente restyling che ha introdotto un frontale molto più personale rispetto al passato, che strizza l’occhio agli amanti dei grandi SUV Made in USA.
Consigliata assolutamente per tutti coloro che passano molto tempo in auto, che potranno sicuramente apprezzare le ottime doti di in termini di abitabilità, la Captiva si dimostra particolarmente interessante per il prezzo a cui viene offerta sul mercato: con 27.550 euro infatti si accede alla gamma diesel e si entra in possesso di un SUV di quasi cinque metri, per cui solitamente occorrono cifre ben superiori.
Grazie ai sette posti e all’ampia capacità di carico la Captiva si rivela indicata per le famiglie numerose e se equipaggiata con la trazione integrale si trasforma in un mezzo perfetto per raggiungere ad esempio le mete sciistiche durante la stagione invernale. A tutti coloro che prestano particolare attenzione ai consumi infine consigliamo le versioni manuali, che se da un lato garantiscono sicuramente minore praticità nell’suo quotidiano e cittadino, si dimostrano in ogni caso meno assettate e quindi anche più rispettose dell’ambiente.
Chevrolet
Via G. Borgazzi, 8
Monza
(MB) - Italia
039 246 0055
info@cavauto.com
Chevrolet
Via G. Borgazzi, 8
Monza
(MB) - Italia
039 246 0055
info@cavauto.com