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Una cosa da Gara 2 del CITE di Misano Adriatico l'ho capita. L'automobilismo è davvero uno sport. E di quelli difficili. Hai voglia a dire che fa tutto la macchina: il fisico ma soprattutto la mente contano e anche tanto nel raggiungimento della massima performance. E quindi, anche se è vero che in una GT non sopraggiunge mai l'affanno del ciclista o del maratoneta, la condizione fisica conta e anche molto nei momenti in cui bisogna essere più lucidi. Non è un caso, quindi, se in Gara 2 sono andato peggio che in Gara 1.
Un weekend molto duro dal punto di vista fisico
Non è un caso perché il weekend è stato difficile fisicamente sin dal venerdì. L'allestimento grafico della vettura non è stato semplice, ci sono volute sette ore di lavoro con i "wrappers", e la sera dopo cena non sono riuscito a chiudere occhio: un po' perché la camera d'hotel era tutt'altro che confortevole un po' perché come un bimbo a Natale faticavo ancora a credere che avrei preso il via alla stagione del Campionato Italiano Turismo Endurance. Stupidamente, poi, nelle otto ore di pausa sono rimasto sveglio tutto il tempo per seguire la WSBK, la F1 e per conoscere meglio la vettura con i tecnici. Potevo almeno evitare le prime due cose, ma la passione è passione e spesso viene prima di tutto.
Insomma, mi presento un po' sottotono fisicamente ma comunque apparentemente più determinato rispetto a Gara 1: parto tredicesimo, ovvero due posizioni più avanti rispetto a prima, nella seconda qualifica (il quarto d'ora che assegna la posizione al via di Gara 2) sono andato addirittura più veloce della RCZ-R Cup potenziata guidata da Pirovano e davanti ho tutte le Super 2000 a cui vorrei agganciarmi per farmi tirare un po' e riuscire a portare a casa un risultato nei primi dieci assoluti. Una cosa da #Masterchampion Pavlovic più che da #Masterpilot Perucca ma facendo tutto alla perfezione, forse, ce la si può fare.
Mente e corpo
Il problema è essere perfetti... e per essere perfetti la prima cosa in assoluto è avere la mente sgombra e lucida. Cosa che non ho, almeno non del tutto, e me ne accorgo subito al via quando mi faccio fregare dalla BMW dell'esperto Massimo Zanin, che nel gioco del tira e molla delle partenze lanciate mi inganna facendomi perdere trenta metri fondamentali per presentarsi bene alla prima curva. Ci sono cascato, penso tra me e me, mentre a fianco mi fumano tutti quelli che non avrei mai voluto ritrovarmi davanti: Dall'Antonia, con la Civic Super 2000 a cui sono arrivato dietro anche in Gara 1 ma soprattutto Minach con la Clio e Fumagalli con la BMW 320i. Gara finita.
Sono complessivamente molto più veloce di loro ma solo nei tratti guidati e dove c'è da fare il pelo, come in curva 13 dove ho una percorrenza micidiale ed un approccio alla curva 14 davvero di cui mi stupisco ancora adesso ripensandoci: quel pezzo, del resto, è il mio preferito anche in moto perché si arriva da un tratto di quinta piena ha un bel banking ed in realtà chiude molto meno di quello che sembra. Come se non bastasse in auto è lecito tagliare (mantenendo sempre due ruote entro la pista, chiaramente) e la cosa si fa ancor più interessante perché la RCZ Cup oltre ad essere molto stabile (a gomme calde...) è anche in grado di volare sui cordoli senza scomporsi troppo.
“Sono complessivamente molto più veloce di loro ma solo nei tratti guidati e dove c'è da fare il pelo, come in curva 13 dove ho una percorrenza micidiale ed un approccio alla curva 14 davvero di cui mi stupisco ancora adesso ripensandoci: quel pezzo, del resto, è il mio preferito”
Il rettilineo: dove i CV contano
Cerco quindi di giocare a mio vantaggio la cosa ma inesorabilmente, quando mi faccio sotto a Fumagalli, la potenza del motore BMW mi lascia al palo e tutto lo sforzo fatto per recuperare nel misto si vanifica ai primi dritti. Riesco anche a sopravanzarlo a fronte di un errore ma poi vengo sverniciato nuovamente e di questo ne approfittano anche Minach e Pirovano, che nel frattempo ha trovato la quadra della sua RCZ R Cup ed inizia a sfruttare a suo favore il vantaggio della sua vettura: provo ad incollarmi a lui, ma il suo leoncino fuori dalle curve va come una sassata e la scia non basta. Quello che spero, a questo punto, è che crei scompiglio tra i due e mi apra un varco per andare avanti: cosa che dopo un paio di passaggi puntualmente accade. Mi libero così del duo ma ormai è troppo tardi per qualsiasi cosa: non mi resta che vedere Pirovano e la sua auto allontanarsi ed aspettare con pazienza il rientro ai box.
Cosa che avviene a metà corsa con un passaggio ed una sosta ai box obbligata, con l'aggravante di cinque secondi di fermo in più rispetto ai 45 di chi corre in due per il cambio pilota e 20 secondi di percorrenza obbligatoria di pit. Insomma una vita. Riparto, mi ero reso conto che negli ultimi giri ero andato benone, e sapevo che quando Piccin sarebbe salito sulla Civic le cose sarebbero state diverse rispetto a Dall'Antonia. Infatti me lo ritrovo all'uscita box con la sua auto bianco-azzurra e mi infilo tra lui ed una BMW che nel frattempo lo tallona. Una bella situazione che però non sfrutto bene. La voglia di passare subito e la stanchezza mi portano a fare errori che mi fanno accumulare un paio di secondi di distacco dalla Honda: nel frattempo le gomme iniziano a calare, c'è bisogno di un cambio di stile di guida che non riesco a fare del tutto e continuo ad accumulare errori... anche se inframezzati dall'acuto del mio miglior giro in corsa, che globalmente è a solo 1,2 secondi dalla macchina di Arduini-Pirovano.
Giro veloce ma sono stanco
La cosa del giro veloce, invece che rendermi felice, mi fa infuriare: quel giro l'ho ottenuto con tanto di rallentamento per far passare il collega di Auto Moccia, poi vincitore della corsa, e nel contesto di una pista globalmente più lenta e con gomme a fine vita. Questo significa che avevo tutto il potenziale per battere cinquantatre bassi da inizio fino a metà corsa invece dei cinquantaquattro che ho fatto segnare in scia a vetture più lente. Una gara buttata per la stanchezza e chiusa "inutilmente" al tredicesimo posto.
Devo assolutamente lavorare sul fisico. A Monza questi errori non li posso fare. E' una pista che adoro e devo renderle omaggio nella migliore delle maniere. Non sarò solo: al mio fianco, salvo imprevisti, salirà il collega amico Andrea Brambilla che si è dimostrato molto veloce nei test invernali a bordo della "mia bambina".
Avviso ai naviganti: al CITE si entra gratis, è pieno di competizioni stupende e noi vi aspettiamo sotto la tenda della Peugeot per spiegarvi chi è e cosa fa per regalare sogni a bambini la Fondazione Città della Speranza.
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