Nico Cereghini: la raccolta fondi di Opel Adam aiuta l'ospedale Meyer

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Nico Cereghini ha parlato con Alessandro Benedetti, Segretario della Fondazione Meyer, del progetto realizzato da Opel finalizzato a raccogliere fondi da devolvere al prestigioso ospedale pediatrico italiano
14 novembre 2013

Dopo aver parlato con Paola Trotta - Direttore Comunicazione di Opel Italia - del progetto realizzato dalla Casa di Rüsselsheim, con la collaborazione di Valentino Rossi e Aldo Drudi che hanno sviluppato una Opel Adam destinata ad essere battuta all'asta per raccogliere fondi da destinarsi all'ospedale pediatrico Meyer, Nico Cereghini ha approfondito questo importante discorso con Alessandro Benedetti, Segretario della Fonazione Meyer.

Alessandro Benedetti è il Segretario della Fondazione Meyer che è quell'ospedale a misura di bambino che troneggia sul nostro totem. Un ospedale che è nato con un atto di donazione tanti anni fa.
«La storia dell'ospedale Meyer è una storia che parte da lontano. Parte davvero con un atto di donazione. Il nome che noi portiamo infatti è alla memoria di una donazione del Dottor Giovanni Meyer che decise di donare alla città di Firenze un ospedale, a due condizioni: che portasse il nome di sua moglie (Anna Meyer) e che fosse un ospedale per bambini. Dopo 125 anni e dopo un trasloco recente che ci ha portati in una nuova struttura abbiamo mantenuto questa promessa fatta al fondatore».


Un ospedale pubblico. Un ospedale pediatrico. Bellissimo. E si dedica sia all'assistenza dei bambini malati che alla ricerca.
«È un ospedale speciale. Speciale perché con la nuova sede in cui ci troviamo dal gennaio 2008 abbiamo avuto l'occasione di costruire una piattaforma – da un punto di vista architettonico – assolutamente avanzata in termini di tecnologia e con grandi standard di accoglienza. Su questa piattaforma, che è costruita all'interno di un parco secolare – abbiamo il verde dentro e fuori dall'ospedale – le famiglie trovano il massimo del comfort, oltre ad attività di eccellenza a 360° sulla pediatria con un impegno particolare per le attività di ricerca scientifica».

L'ospedale Meyer ha 226 posti letto, di cui 50 di day hospital e ha dei numeri importanti in termini di ricoveri diurni, di day hospital e prestazione ambulatoriale. Parliamo di bambini e famiglie che ogni anno vengono all'ospedale Meyer in cerca di una soluzione


Quanti bambini ricovera l'ospedale? Quante stanze ci sono?
«L'ospedale ha 226 posti letto, di cui 50 di day hospital e – che è un'ospedale localizzato a Firenze ma che cura bambini di tutta Italia – ha dei numeri importanti in termini di ricoveri diurni, di day hospital e prestazione ambulatoriale. Parliamo di bambini e famiglie che ogni anno vengono all'ospedale Meyer in cerca di una soluzione».


Insomma i nostri soldi di questa donazione legata a Opel Adam saranno ben spesi, anche perché voi a livello di ricerca siete all'avanguardia e senza avere un finanziamento statale.
«Il Meyer è un ospedale pubblico. Come tutti sappiamo i finanziamenti pubblici sono sempre stringenti nei confronti delle attività di ricerca. Grazie alle donazioni, grazie ad iniziative importanti come questa (non smetteremo mai di ringraziare Opel per il pensiero che ha avuto, così come Valentino Rossi e Aldo Drudi che hanno dato la possibilità di realizzare questa iniziativa), dai soldi che ricaveremo dalla vendita di questa macchina e dalle donazioni riusciamo a portare avanti progetti importanti in termini di eccellenza sanitaria. Quello della ricerca scientifica è un tema importante su cui il Meyer sta investendo molto e sta investendo controcorrente ma, per poter andare avanti con la ricerca e guardare al futuro, abbiamo davvero bisogno dell'aiuto di tutti. Dalla piccola alla grande donazione a quella che verrà da chi vorrà acquistare questo gioiello unico».

Il Meyer è un ospedale pubblico. Come tutti sappiamo i finanziamenti pubblici sono sempre stringenti nei confronti delle attività di ricerca. Grazie  ad iniziative importanti come questa riusciamo a portare avanti progetti importanti in termini di eccellenza sanitaria


È difficile parlare di tutto e raccontare fino in fondo quello che fa l'ospedale Meyer. Ma c'è almeno una piccola cosa che ci può dire per darci la dimensione dell'importanza, del livello della vostra ricerca internazionale?
«Penso che i concetti da mettere in evidenza siano, da un lato, i risultati ottenuti. Negli ultimi due anni noi abbiamo messo a segno tre scoperte con dei brevetti internazionali   che sono un vanto per chi le ha fatte e per l'ospedale Meyer, ma soprattutto un grande beneficio per la comunità internazionale perché sono state scoperte delle possibilità di cura per i bambini di tutto il mondo. Dall'altro lato lo stretto lavoro che viene fatto dai nostri ricercatori con i migliori centri internazionali di ricerca, tra le varie collaborazioni che abbiamo mi piace citare quelle con il Children Hospital di Philadelphia ed il Boston Children Hospital, che sono i due ospedali più grandi d'America e probabilmente i due ospedali più importanti del mondo. Insieme a loro sviluppiamo sia programmi di accrescimento sanitario che di ricerca scientifica. Quindi un grande sigillo di garanzia che si traduce in continuità di cura e in risoluzione di diagnosi».


C'è un aspetto, magari secondario, che riguarda soprattutto la Regione Toscana, ovvero lo screening neonatale che voi siete in grado di fare e che ha dato dei risultati meravigliosi con bambini appena nati.
«In Italia la Regione Toscana, attraverso il Meyer e i suoi specialisti, è riuscita ormai da molti anni – prima con un progetto pilota che è partito più di 10 anni fa e ora affermato – a poter fornire una diagnosi entro 48 ore a tutti i bambini che nascono in Toscana. In realtà è un servizio che facciamo anche per la Regione Umbria e che abbiamo in qualche modo favorito alle altre Regioni. Poter diagnosticare fin dai primi giorni di vita importanti possibilità di malattie che potrebbero insorgere anche in età futura con semplici soluzioni, e talvolta anche salvare la vita dei bambini, è un grande risultato. I numeri sono elevati e la percentuale di malattie rare è molto piccola, ma se si va su numeri alti cominciano a diventare numeri importanti. Il Meyer su questo è all'avanguardia e una delle ricerche che noi finanziamo con il progetto “Giovani Ricercatori” è proprio tesa a poter lavorare ancor di più su questo settore».

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