Mauro Borella: «Sfatiamo un po' di falsi miti sulla Porsche 911»

Milano – La Libreria dell'Automobile di Milano, di Giorgio Nada Editore, ha organizzato anche quest'anno le “Quattro chiacchiere con l'autore”, ormai tradizionali appuntamenti che permettono agli appassionati di conoscere di persona gli autori delle più gettonate pubblicazioni dedicate al mondo dei motori.

In occasione di una delle serate abbiamo avuto il piacere di intervistare Mauro Borella, pilota, grande appassionato e autore della monografia “Porsche 911: 1963 – 1998”, interamente dedicata alla sportiva più famosa di Zuffenhausen.

Con lui non potevamo che soffermarci a parlare della 911, che quest'anno ha festeggiato i suoi primi 50 anni di storia, cercando di sfatare alcuni falsi miti e luoghi comuni che spesso aleggiano intorno alla leggendaria sei cilindri boxer tedesca.

Perché il fatto che Porsche sia così strettamente imparentata con Volkswagen non è qualcosa da tenere nascosto, come pensano molti appassionati, ma bensì un motivo di orgoglio?
«Questo bisognerebbe chiederlo prima di tutto a coloro che si sentono mortificati dal legame con Volkswagen. In ogni caso il problema non sussiste, perché semmai è proprio il contrario, ovvero è la Volkswagen che è una Porsche. La Volkswagen (Maggiolino, ndr) infatti nasce da un progetto del Professor Ferdinand Porsche. È vero che poi le prime 356 nascono su questo stesso pianale VW, ma è altrettanto vero che questo progetto nasce dalla mente del signor Porsche. Sinceramente non capisco quando ancora oggi ci sono dubbi sulla provenienza del marchio Porsche. La Porsche nasce come Porsche fin dal primo momento, perché il progettista originario, anche in ambito VW, era il signor Porsche».

La 911 o, sarebbe meglio dire, la 901, non nasce per essere un'auto sportiva eppure, quasi fin da subito, si dimostra competitiva in maniera sorprendente, per di più nelle corse più disparate, dai rally, alla pista fino alle gara di durata. È proprio così?
«Come confermerebbe tranquillamente Ferry Porsche (figlio del fondatore Ferdinand, ndr), la 911 nasce per essere un'auto prima di tutto comoda. All'epoca infatti (1963, ndr) Porsche era totalmente concentrata sullo sviluppo dei prototipi e la 911 doveva collocarsi all'estremo opposto, divenendo l'auto comoda per la famiglia, capace di garantire più comfort e sicurezza rispetto alla sua “mamma” 356. Poi, nel 1965, grazie ad un'idea di Peter Falk, che diventerà il racing manager di Porsche, viene schierata alla partenza del Rally di Montecarlo una 911 non ufficiale, preparata privatamente e un po' “alla buona”. Qui, per la prima volta, la 911 dimostra di avere del potenziale e gradualmente diventerà la sportiva di successo che tutti conosciamo, ma alle origini era veramente l'antitesi della macchina da corsa».

Nel corso della sua storia la 911 ha rischiato più volte di “essere fatta fuori” da altri modelli voluti da una parte dei vertici Porsche, come la 924, la 928 o la 944. Nessuno di questi però è riuscito mai a portare a termine il suo compito fino in fondo, tanto che la 911 oggi è ancora in ottima forma. Perché?
«Semplicemente perché i vertici Porsche non hanno mai trovato niente, almeno in casa loro,  che potesse sostituire degnamente e completamente la 911. Inoltre ci sono state più volte vere e proprie rivolte degli appassionati non appena si iniziava a leggere sui giornali che la 911 sarebbe potuta scomparire per essere sostituita da un nuovo modello. In realtà ogni volta questi erano messaggi lanciati dalla stessa Porsche sulla stampa per sondare il terreno e le risposte del pubblico. Un pubblico che solitamente ha dimostrato di non gradire le nuove arrivate, dimostrando puntualmente com'era difficile uccidere per sempre la 911. È vero, la 911 è sempre stata un'auto difficile e costosa da produrre, ma ormai aveva acquisito una tale importanza dal punto di vista storico e aveva dimostrato così indiscutibili doti che era diventano impossibile eliminarla».

La 911, nel corso della sua storia, è sempre riuscita ad evolversi, conciliando non solo le sempre mutevoli esigenze dei nuovi clienti ma anche le apparenti contraddizioni tecniche, che sconsigliano ancora oggi di realizzare un'auto “tutta dietro”, con motore posteriore a sbalzo e trazione posteriore. Prima o poi finirà questo cammino evolutivo, bloccato da insormontabili ostacoli ingegneristici, ponendo fino alla storia della 911?
«L'ultima versione (991, ndr) è stata adeguata moltissimo alle esigenze dei clienti di oggi, che chiedevano un'auto più spaziosa e quindi più grande, comoda e confortevole. Credo che quindi la sua storia possa durare ancora un bel po' di anni perché è riuscita ad adeguarsi all'utenza attuale, molto diversa da quella originale, che della 911 apprezzava l'essenzialità, la leggerezza e l'estrema semplicità, ben semplificata dalla celebre frase del Dottor Porsche “Meno roba c'è, meno roba si rompe”. Poi non posso sapere se nel 2023 saremo ancora qui a parlare di una nuova 911».