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Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, Senatore della Repubblica ed ex Presidente del Consiglio italiano per quattro legislature si è spento oggi all’età di 86 anni. A capo di grandi aziende imprenditoriali nel campo dell’edilizia, della finanza e della comunicazione, era chiamato da tutti Il Cavaliere, dato che nel 1977 aveva ricevuto il riconoscimento di Cavaliere del lavoro.
Il suo legame con l'industria lo ha messo sempre in primo piano anche nel rapporto con la Fiat e la famiglia Agnelli, benché fosse stato criticato a suo tempo per non voler utilizzare la Maserati Quattroporte del parco auto della Presidenza della Repubblica, preferendole quasi sempre un’Audi A8 blindata a passo lungo nella variante Security, lunga 5,3 metri e con 3 metri di passo.
Nonostante le possibilità economiche, Silvio Berlusconi non è mai stato famoso per collezionare supercar o modelli storici: tra le auto originali di sua proprietà è ricordata spesso una Range Rover del 1988 dotata di blindatura leggera sui cristalli e sui pannelli porta realizzata dalla famosa Carrozzeria Pavesi di Milano, grigia e col classico V8 3,5 litri a benzina, venduta successivamente a privati.
Vista la sua fama come imprenditore di successo, gli è spesso stato chiesto quale avrebbe potuto essere la soluzione per le crisi aziendali: nel 2002 sull’ipotesi di un salvataggio della Fiat da parte dello Stato si disse contrario, sostenendo che per la Casa torinese “... c'è molto da fare. È stata condotta senza una fiducia nel futuro. Se avesse il management giusto potrebbe superare questa crisi passeggera…”, frasi che furono ovviamente prese malissimo da Torino.
L’allora premier si spinse anche molto oltre, dicendo che “...Ho sentito di un'idea all'interno del management Fiat di vendere Alfa Romeo, Lancia e Ferrari ad un'azienda straniera per fare un polo del lusso. Ma avendo un nome come Alfa Romeo e Ferrari, caso mai cancelliamo il nome Fiat, cambiamo anche con un restyling superficiale di tutti i modelli della Fiat e facciamo uscire un disegno dagli uffici della Ferrari di Modena e lanciamo nel mondo un nome prestigioso come quello della Ferrari e andiamo a vendere 50-100 mila auto Fiat in Paesi che stanno chiedendo alla Fiat di aprire dei nuovi stabilimenti. Io credo che ci sia tantissimo da fare». L’idea a quanto pare non era del tutto campata in aria, visto che molti carmaker (per esempio Renault con Alpine) stanno seguendo questa logica.
Il Cavaliere aveva una grande stima per Sergio Marchionne, tanto da aver lanciato l’idea di una sua candidatura come leader del Paese, un’ipotesi che a suo tempo l’AD di FCA aveva rimbalzato dicendo che “non ci pensava nemmeno di notte” pur affermando che riteneva Silvio Berlusconi un “grande personaggio che ha spiazzato tutti”.
Silvio Berlusconi aveva dell’auto come mezzo di trasporto una immagine realistica, ma anche una visione futura: sin dai primi progetti del 1969 di “Milano 2”, un grande centro abitativo alle porte del capoluogo lombardo, aveva tenuto in considerazione il suo impatto sul traffico e sulla vita delle persone, impostando la viabilità interna come una città del futuro senza le auto. O meglio, con le auto i pedoni e le biciclette che viaggiavano su circuiti differenziati che non interferivano, rendendo molto più fruibile lo spazio verde per i futuri cittadini.
Di recente Silvio Berlusconi aveva preso una posizione molto netta contro un automatismo che avrebbe fatto scattare da gennaio 2023 un aumento immotivato delle multe per infrazioni al Codice della Strada del 10%. Disse "Un assurdo automatismo che sarebbe un pericoloso esempio di dissociazione fra le istituzioni e la vita reale dei cittadini. Dev'essere assolutamente bloccato".
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