Opel Astra

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Sulle strade della Targa Florio con i 240 CV della nuova berlina ad alte prestazioni tedesca
14 novembre 2005

** Guarda il video girato sulle strade della Targa Florio **

In pochi anni dal debutto sulla carrozzeria di una Opel, la sigla OPC si è imposta tra gli appassionati del genere “auto sportiva” come un sigillo di garanzia di elevate prestazioni. Nato solamente nel 1999, infatti, opel Performance Center ha dato ampia dimostrazione delle sue capacità…riuscendo a regalare un tono estremo anche a vetture nate per soddisfare kilometristi e padri di famiglia.

Ma non è sempre così, come nel caso della Astra GTC…caratterizzata da tratti stilistici ben bilanciati e degni di una vera coupè: strano, dunque, pensare che sotto a quel cofano possa pulsare anche un motore diesel o un benzina di “piccola” cilindrata. Ma oggi, grazie ai 240 CV targati OPC, giustizia è fatta e piange il cuore pensando a come fiat stia sfruttando male il blasone di un marchio come Abarth.

Considerazioni a parte, non vi nascondiamo che ancor prima di scendere dall’aereo che ci ha portato a Palermo sognavamo una bella Astra GTC OPC pronta ad attenderci. L’attesa non è stata vana ed appena varcato l’uscita del “Punta Raisi” l’abbiamo trovata li, vestita di un abito rosso corsa, minigonne ed un assetto da urlo: -15 mm e cerchi da 19”.

Primo contatto
L’hostess tedesca con targhetta opel ci consegna le chiavi ed apriamo la porta ad un mondo che non mette da parte quanto espresso con i modelli di serie. Plastiche di buona qualità, assemblaggi da tedesca, discreta cura per il dettaglio ma anche una rinnovata voglia di sportività…che passa per dei sedili Recaro non molto comodi ma belli avvolgenti – e perfetti per l’utilizzo… -, particolari in carbonio ed alcune caratterizzazioni OPC, a nostro parere, sin troppo poco invadenti.

Regolata la posizione di guida – peccato, i comandi elettrici non avrebbero guastato – accarezziamo il

 


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volante dall’impugnatura piuttosto voluminosa e ci incamminiamo all’uscita del parcheggio dove l’organizzazione ci istruisce sull’utilizzo del navigatore. Le strade della Targa Florio sono meravigliose e perdersi è molto…semplice.

Già dopo una cinquantina di metri capiamo con cosa abbiamo a che fare: una rivista inglese, parlando della gemella Vauxall Astra VXR, l’ha definita “una vettura pazzesca” e noi ci sentiamo di concordare con la definizione perché anche ben al di sotto del regime di coppia massima si viaggia davvero forte.

E’ un po’ il sogno di ogni appassionato di vetture sportive questo motore, perché nonostante la cilindrata relativamente ridotta e la potenza specifica molto elevata, ci sono tanti cavalli in basso da sfruttare ed utilizzare per uscire forte dalle curve più lente, senza ricorrere necessariamente a marce molto basse. Attenzione, rispetto al motore della Vectra OPC – un V6 turbocompresso di 2.8 litri ma di potenza quasi identica (+15 CV) – la differenza di linearità è notevole e l’entrata in coppia è un calcio ben assestato, ma ciò non toglie che con Astra si può marciare forte anche con una guida rilassata.

Affondando il piede sull’acceleratore…
Ma ovviamente il bello arriva quando si tiene affondato il piede destro oltre la soglia dei quattromila. La spinta sino al raggiungimento del limitatore, fissato attorno ai 7.000 giri, è incredibile ed è evidente come le gomme 235/35, nelle prime due marce, facciano fatica a scaricare a terra tutta la potenza. Purtroppo la trazione anteriore rende obbligatori gli straordinari al controllo della trazione, ma a differenza di alcune compagne di “sventura” – ormai la stragrande maggioranza – Astra OPC riesce a mantenere uno sterzo morbido e preciso anche nelle fasi di accelerazione più intense.

 


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E quando parliamo di intenso, intendiamo il vocabolo nel vero senso della parola perché i 240 CV a 5.600 giri al minuto, che passano attraverso 320 Nm di coppia massima a 2.400 giri, fanno davvero rimpiangere di essere entrati nell’era dei veloci quanto noiosi “turbodiesel”.

Ma questa Astra OPC non è solamente prestazionale ma è davvero speciale anche nella voce. Superati i 3.500 giri sino al limitatore, infatti, l’abitacolo viene letteralmente invaso da un sound che non abbiamo mai sentito prima d’oggi, che ricorda un po’ il suono che si realizza quando con la bocca si soffia con forza all’interno di una cerbottana. E’ sicuramente un frutto magico dell’azione del turbocompressore, ma è chiaro che in questo c’è la volontà di caratterizzare in modo forte Astra OPC: sulla sorella Zafira dotata dello stesso motore, infatti, questo sound non è compreso nella “dotazione di serie”.

Un assetto che entusiasma
Passando all’assetto, i tecnici OPC hanno dichiarato sin dal primo istante di aver sviluppato la vettura sull’impegnativo tracciato del vecchio Nurburgring. Una vera università del motore, che per essere ben affrontato ha bisogno di un pacchetto telaio/sospensioni perfettamente equilibrato. Il risultato è sotto ai nostri occhi: le curve che caratterizzano l’altro “Nurburgring stradale”, il tracciato della Targa Florio che abbiamo percorso in lungo ed in largo, sono letteralmente divorate dalla più compatta delle OPC in listino con velocità di percorrenza delle curve davvero eccezionale.

Le sospensioni in modalità standard copiano egregiamente l’asfalto, assicurando anche in presenza di piccole sconnessioni una direzionalità ed una precisione da purosangue. L’Astra segue rigorosamente la traiettoria impostata, non risente troppo dei bruschi cambi di direzione e reagisce con discreta velocità alle minime variazioni di sterzo, il quale risulta preciso e diretto.
La vettura risulta ancor più affilata con la modalità sport attivata, ma in questo caso le sospensioni sono sin troppo rigide e c’è il rischio di beccarle, sullo stretto sconnesso, dalla stessa vettura in modalità standard.

 


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Il controllo della stabilità appare quanto mai superfluo anche se, viste le potenze in gioco, è un bene che ci sia: sbagliare è facile e se ci si fa prendere la mano si rischia di sbattere piuttosto violentemente. In OPC, insomma, non si sono dimenticati del parametro sicurezza attiva e non solo per via della presenza dell’IDS Plus (del quale fa parte anche l’ESP) ma anche per quei quattro padelloni da 17” che compongono l’impianto frenante: il mordente è davvero eccezionale ma anche la modulabilità è elevata così come la resistenza allo sforzo. Nonostante una sessione di test piuttosto tirata, comprendente parecchi chilometri in collina, sia noi che i nostri colleghi non abbiamo notato fenomeni di fading.

Motore turbo da 240 CV e sospensioni attive
Ora che vi abbiamo raccontato cosa si prova al volante della nuova sportiva di casa Opel, ci sembra doveroso alzare per un momento il piede dall’acceleratore, mettere la freccia e accostare. Insomma, fermarci un attimo per riepilogare le caratteristiche principali di una vettura che forse non farà segnare grandi numeri, ma che a nostro giudizio a tutte le carte in regola per entrare nel cuore degli appassionati.

Naturalmente i nostri occhi, la prima volta che ci è capitata per le mani la cartella stampa siamo subito corsi alla voce “propulsore” e quello che abbiamo letto ci è davvero piaciuto: come anticipato, si tratta di un bel quattro cilindri di 2.000 turbo benzina da 240 CV a 5.600 giri/minuto e 320 Nm di coppia massima, sempre disponibile tra i 2.400 e i 5.000 giri/minuto.
Tra le particolarità tecniche del motore si segnalano i pistoni forgiati in alluminio/silicio e raffreddati con getti d’olio e l’utilizzo di un turbocompressore integrato (con 1,2 bar di pressione massima) che riunisce in un unico complessivo il collettore di scarico, il turbocompressore vero e proprio e la valvola wastegate. Questa soluzione consente un guadagno in termini di peso e di spazio e allo stesso tempo migliora le prestazioni, dal momento che i gas devono compiere un minore tragitto.

 


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Tutto questo consente di raggiungere i 100 km/h con partenza da fermo in 6.4 secondi e una velocità massima di 244 km/h. La trazione è anteriore, mentre il cambio è manuale con sei rapporti ravvicinati.
Il consumo? Non proprio contenuto in senso assoluto, ma ragionevole in rapporto alle prestazioni: 9,2 litri ogni 100 chilometri nel ciclo misto, che diventano 13 in città e 7 nei percorsi extraurbani. Come in tutti i propulsori sovralimentati, comunque, l’indicatore del carburante è collegato direttamente al… piede destro.

Il propulsore, comunque, non è l’unico elemento tecnico di rilievo nell’Astra OPC, dal momento che il comportamento dinamico è previsto di serie l’autotelaio interattivo IDS Plus (Interactive Driving System) che collega in rete sistemi di guida dinamica come il controllo elettronico della tenuta di strada ESP Plus, il controllo elettronico di trazione TC Plus, il controllo logico del sottosterzo UCL, l’ABS e l’assistenza alla frenata.
Fiore all’occhiello dell’Astra OPC, comunque, è la taratura elettronica in tempo reale degli ammortizzatori CDC (Continuous Damping Control), che si adatta automaticamente e continuamente in funzione delle condizioni della strada e dello stile di guida.
Tanta elettronica, quindi, ma senza trascurare la meccanica: molle e ammortizzatori sono stati ritarati (l’OPC è più bassa di 15 mm rispetto alle GTC standard) e i supporti della barra stabilizzatrice e quelli degli snodi dello sterzo hanno un minor attrito ed un maggior precarico, al fine di ridurre il rollio e rendere più sensibile lo sterzo.
L’impianto franante, da parte sua, può contare su dischi anteriori ventilati da 321 x 28 mm e posteriori pieni da 278 x 10 mm.
Gli incontentabili, poi, possono selezionare una modalità di guida ancora più sportiva premendo il pulsante SportSwitch.

Dettagli che fanno la differenza
Dal punto di vista estetico, la carrozzeria dell’Astra OPC si distingue dal resto della gamma per l’ampio spoiler anteriore, che integra una presa d’aria centrale per il raffreddamento del motore, e le grandi ruote da 18 pollici di disegno specifico che calzano pneumatici da 225/40 R18 Y. A richiesta sono inoltre disponibili due differenti ruote da 19 pollici con pneumatici da 235/35 ZR19 XL. Nella zona posteriore, invece, spiccano il terminale di scarico centrale e lo spoiler superiore. A raccordare il tutto, infine, provvedono delle minigonne piuttosto pronunciate ma gradevoli.
Nell’abitacolo, invece, la personalizzazione in chiave sportiva è stata ottenuta soprattutto grazie ai sedili Recaro più avvolgenti, rivestiti in pelle e tessuto. Nuova è anche la grafica della strumentazione, mentre la pedaliera in alluminio rappresenta un ulteriore dettaglio di sapore “racing”.  Il volante a tre razze, infine, è rivestito in pelle, così come la leva del cambio.

Prezzo e dotazioni
U
na vettura che raggiunge l’obiettivo prefissato e che, probabilmente, avrà più successo di quanto si attendono in Opel, nonostante i 31.000 euro di listino.
Tra Golf GTI ed Astra OPC dove spenderemmo i nostri 2 cents? Senza dubbio sulla Opel. Senza nulla togliere alla GTI, questa Astra OPC regala veramente emozioni forti….paradossalmente molto simili, fatte le debite proporzioni, a quelle della Golf GTI 16v 2° serie.

Gli obiettivi di vendita parlano di circa 3.500 esemplari all’anno, l’80% circa dei quali in Germania (800), Gran Bretagna (1.800) e  Svizzera (300). Gli appassionati italiani, comunque, farebbero molto bene a farci un pensiero…

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    a 48.050 €
  • Numero posti 5
  • Lunghezza 437 cm
  • Larghezza 186 cm
  • Altezza da 147
    a 149 cm
  • Bagagliaio da 352
    a 1.339 dm3
  • Peso da 1.332
    a 1.754 Kg
  • Carrozzeria Berlina
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