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Siamo al quarto appuntamento con Mazda CX-5 protagonista della rubrica “Come va in”, la serie di Automoto.it dedicata all'analisi del comportamento delle vetture in specifici ambiti di utilizzo. Dopo una prima puntata immersa nel contesto urbano, la seconda dedicata all’uso in famiglia e la terza per utilizzo business, andiamo ora a scoprire il comportamento del modello di Hiroshima fuori dal manto asfaltato. Abbiamo portato il SUV dotato di trazione integrale comandata elettronicamente al Maggiora Park, nota struttura polivalente per il fuoristrada anche a livello competitivo, in una giornata in cui il fondo era oltretutto bagnato, per metterlo alla prova in un impiego realmente estremo per un qualunque SUV generalista, chiamato a far valere non soltanto le sue doti meccaniche ma anche quelle del sistema controllo della trazione integrale.
Proprio a livello di gestione elettronica, la centralina che gestisce il funzionamento della trazione sulla Mazda CX-5, tra le altre molte informazioni, condivide anche quella di fondo bagnato, grazie ai rilevatori di pioggia. L’unico accorgimento a cui abbiamo sottoposto nostra Mazda, prima di presentarci alla prova del... fango, è stato quello di montare delle gomme “all terrain” Grabber AT3 di General Tyre, certo più morbide e parzialmente rumorose di molte classiche estive, ma che ben si adattano a chi debba per esempio usare la CX-5 in alta montagna.
Disattivati i controlli, accingersi a condurre la CX-5 lungo i percorsi del parco nei pressi di Novara è un susseguirsi di gradevoli reazioni. Pendenze e pozzanghere di piccola o media entità sostanzialmente sono ininfluenti sulla sicurezza e sulle prestazioni del SUV giapponese, sempre ben stabile. Unico limite fisico, dovuto al target anche stilistico di riferimento del modello premium Mazda, è quello dell’angolo attacco / uscita e dell’altezza dal suolo, certo non a livelli elevati quanto quelli dei "veri" fuoristrada; ciò detto, un telaio molto rigido e una trazione integrale costantemente sotto controllo, per circa 200 cicli al secondo, consentono alla CX-5 di eseguire passaggi inaspettati. Come il twist a due ruote alzate, esercizio quantomeno inusuale per il 99% dell’utenza media di segmento SUV in Italia, ma eseguibile con la dovuta accortezza nella guida e il supporto di un’ottimale ripartizione tra le ruote della trazione.
Evitando unicamente di transitare in punti palesemente fuori portata per un SUV di questo genere, o alla portata di CX-5 ma con rischio di toccare, si scopre con piacere come sotto il piede ma sopra al terreno “lavori” egregiamente la trazione con sistema dedicato, a ventisette sensori, che il costruttore giapponese ha voluto per questo Sport Utility Vehicle. La priorità all’anteriore è istantaneamente corretta secondo il tipo di fondo in cui ci si ritrovi a transitare, come ci è capitato di ben percepire passando dall'erba al fango, o alla pietra; mentre la ripartizione tra le singole ruote è influenzata da differenziali e impianto ESP, capace di limitare le ruote prive di aderenza, con effetto parzialmente simile a un differenziale autobloccante. Una prova, questo “Come va in”, che ci ha portato quasi a maltrattare la nostra povera CX-5, capace davvero di salire e soprattutto scendere lungo passaggi di fronte ai quali, la maggior parte degli automobilisti, a bordo di un'auto che non è un vero e proprio fuoristrada, avrebbe detto: “no, evitiamo”. Un C-SUV lungo 4,5 metri molto ben fatto anche per questi utilizzi “sporchi” quindi, polivalente quanto basti per coniugare stile e comfort premium ma saper anche uscire dal manto asfaltato.
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