Maserati GranTurismo

Maserati GranTurismo
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Tridente di stile, emozioni e tecnologia
26 febbraio 2008
C’era una volta la 3500 GT, auto del cambiamento, coupé magistralmente carrozzata Touring, modello sensazionale nato nel ‘57 che proiettò la Maserati, in mano alla famiglia Orsi dal 1939, in una dimensione nuova dove si volle regnasse il comfort, la praticità, il prestigio, un marcato senso estetico e di delicato snobismo nell’esibire la grandeur di un’auto dal nobile blasone non ai box di un circuito ma alla Capannina di Forte dei Marmi o all’Hotel Miramonti di Cortina d’Ampezzo. La casa del Tridente, insomma, si ritirava ufficialmente dalle corse dopo una lunga militanza cominciata negli Anni 20 e con la Tipo 26. E tutto ciò proprio nell’anno in cui Juan Manuel Fangio, con la 250F, conquistava il suo quinto titolo piloti nel campionato del mondo di F1 e, alla veneranda età di 46 anni, decideva di appendere il casco al chiodo. D’altro canto, nel Campionato Mondiale Marche, serie più famosa della stessa F1 e terreno di scontro dei più grandi marchi dell’epoca (alla Mille Miglia, a Le Mans, al Nurburging…), la casa del Tridente aveva “rischiato” di vincere l’assoluto, alla fine andato alle rosse. Ciononostante, giunse questa specie di “passo indietro”.

2007: nasce la Granturismo, con un nuovo stile, una nuova filosofia rispetto alla Gransport. Dopo la rinascita del marchio grazie alla 3200 GT e all’evoluzione della specie con la 4.2 Coupé (e spider), declinata nelle versioni Gran Sport e MC Victory, la Maserati è tornata di prepotenza alla tradizione e al neoclassicismo: disegno di Pininfarina, scocca della Quattroporte accorciata, cambio automatico ZF agganciato al motore, profusione di pelle, di comfort, di silenziosa atmosfera ovattata, tanto da aver ritenuto più che sufficienti 405 Cv da un classico 8 cilindri a V di 4.2 litri.

Un passo avanti
La 4.2 è un’avvenente sportiva che esprime come nessun’altra il concetto di Gran Turismo: grande sportività nel massimo comfort. Eppure, il carisma sconfinato di un nobile marchio italiano produttore di auto sportive esige che questa stessa sportività possa gridare il suo valore con ancora più veemenza, ricordare i fasti sportivi di un tempo, riproporre tecnologia e schema meccanico che tengano viva e

 

alta la fiamma della passione per un costruttore di queste proporzioni. O, molto semplicemente, che il cliente Maserati possa assaporare emozioni dinamiche ancora più marcate. Marcate da un sound coinvolgente, da un assetto più rigido, da uno sterzo ancora più preciso e diretto, da un handling ancora più sensazionale. Ecco la quadratura del cerchio: la Granturismo S, quella oltre la quale non c’è altri che una pura versione da corsa (che francamente, speriamo arrivi presto!).

Coerenza e tradizione
Pur mantenendo inalterate le caratteristiche della sorella minore da 405 Cv, la “S” gioca un ruolo differente. Esternamente è riconoscibile per le nuove ruote da 20”, minigonne, scarichi posteriori di forma ovale e piccolo spoiler integrato nel baule (come faceva oltre quarant’anni fa la Ferrari 250 GTO). Il motore, derivato dall’unità che equipaggia l’Alfa 8C è cresciuto: sfoggia una cilindrata aumentata a 4,7 litri ed eroga 440 Cv e 490 Nm di coppia massima. Cambio e differenziale sono stati spostati sull’asse posteriore per formare un tipico schema Transaxle, a tutto vantaggio della corretta distribuzione dei pesi (47% sull’asse anteriore, 53% su quello posteriore). Riviste anche molle e ammortizzatori del gruppo sospensioni (più rigidi), la barra anti-rollio posteriore (maggiorata), i freni (nuovi dischi Dual Cast in alluminio e ghisa). La trasmissione si avvale di un cambio meccanico sequenziale elettroattuato a 6 marce, caratterizzato da un notevole livello di evoluzione se confrontato con il Cambiocorsa delle precedenti Coupé e Spider 4.2. Rispetto a quest’ultimo la logica di funzionamento è migliorata e, contando sulla sovrapposizione delle fasi di gestione delle cambiate, offre tempi di risposta molto rapidi, a tutto vantaggio, soprattutto nella guida sportiva, di un funzionamento più “rotondo” e senza fastidiosi buchi di coppia.

Al volante
Lasciando senza risposta per un momento la vexata quaestio circa l’appartenenza o meno dell’auto al mondo dell’arte, ogni aggettivo non riuscirebbe a esprimere appieno la personalità del suo stile. Il Tridente ha in lei un’immagine moderna e sontuosa

 

ma fedele alla tradizione: come non vedere, infatti, la degna erede di 3500, Mistral, Ghibli o Khamsin. Anche l’atmosfera dell’abitacolo rientra nei canoni doviziosi delle tipiche coupé Maserati: pelle ovunque, posizione di guida bassa, grande tunnel centrale, due “veri” posti posteriori, dotazione di serie completa.
Girata la chiave d’accensione, l’8 cilindri prende vita con un boato, una sensazionale overture verso pensieri peccaminosi. Si stabilizza subito a un minimo profondo e pieno. E’ proprio vero: la voce di un’auto sa essere determinante nell’emozionalità che poi questa sarà in grado di esprimere. E se questa è la premessa (un brivido che attraversa cuore, psiche e passione) allora già a questo stadio è facile rimanere conquistati.

Sulla plancia cambia poco: rispetto alla Granturismo è sparita la leva del cambio, sostituita da due pulsanti: “1” e “R”. A fianco dello schermo del navigatore satellitare, una sequenza di pulsanti permette di trasformare il carattere della Granturismo S; a un estremo sta la configurazione con gestione automatica delle cambiate (pulsante AUTO). All’altro, si posiziona il lato più “S”: la configurazione SPORT. In questo contesto, il suono del motore, bypassando i silenziatori, trova uno sfogo più immediato verso l’esterno per invadere l’udito e cingerlo in un abbraccio fatale: sound pieno, forte, possente, maestoso. Al limite, è possibile anche azzerare l’aiuto dell’elettronica disinserendo il sistema MSP ma è roba da pochi esperti. La Granturismo pesa, comunque, 1.880 chili, abbastanza per rendere certe reazioni molto complesse da gestire.

In tutte le situazioni, misto, città o autostrada, la S è godibile come una Quattroporte, con l’immenso piacere della comodità dei sedili (a regolazione elettrica), della climatizzazione, della accomodante presenza dell’impianto stereo, da godere con una sviolinata di Vivaldi o Bach per assaporare il massimo del primo lato della medaglia. Altrimenti, all’ingresso di un misto, dentro la gestione manuale del cambio (si amministra con le smisurate palette dietro il volante), dentro la gestione SPORT ed ecco che tutto cambia e come per magia le emozioni acquistano un altro sapore: quello della grinta, della forza, della possente carica vitale tipica del linguaggio Maserati. La “S”, più rigida e reattiva, acquisisce uno status pressoché perfetto (la perfezione non esiste!). Lo sterzo ha una precisione “imbarazzante”: imposti la curva, ci inserisci di prepotenza il muso e il telaio equilibrato a puntino, segue con precisione la traiettoria; in uscita morde l’asfalto, ha una terza marcia dal sapore forte, il tutto condito con quell’irresistibile tuono che proviene dagli scarichi (provatelo in galleria o in una gola: emozionante!). In autostrada può cullare a 130 o divorare l’asfalto ad andature scandalose sempre con il motore in tiro in quinta o sesta, pronta a guadagnare velocità in un allungo con una veemenza tutta speciale. In tutto questo, il cambio è quello che mancava: è veloce nei passaggi marcia, ancora di più nella fascia di giri oltre i 5.500 e con l’80% del pedale del gas premuto. In questa fase si avverte distintamente il lavoro di affinamento compiuto in via Ciro Menotti. Mutatis Mutandis, in modalità “Comfort” è dolce e vellutato che quasi non ne avverti l’azione, un perfetto automatico. In frenata, poi, la morsa delle pinze Brembo sui dischi da 360 mm di diametro è sagace, pronta e virulenta (però… I carboceramici!).

In conclusione
Per 129.520 euro si può acquistare un pezzo di tradizione italiana. Oppure optare sull’inossidabile immagine di proverbiale “certezza” teutonica di una BMW M6 (decisamente più potente grazie a un poderoso V10 da 507 Cv e con un’aura molto hi-tech), oppure puntare su una delle rivali di sempre: la tradizionalissima Aston Martin DBS che, forte di un V12 da 510 Cv, stuzzica non poco i simpatizzanti della Vecchia Inghilterra.
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  • Prezzo da 182.000
    a 227.100 €
  • Numero posti 4
  • Lunghezza da 496
    a 497 cm
  • Larghezza 196 cm
  • Altezza 135 cm
  • Bagagliaio 270 dm3
  • Peso da 1.870
    a 2.335 Kg
  • Carrozzeria Coupé
Maserati

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