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Alghero, 11 Giugno - Scusi, signor Andreucci, può dedicarci un po’ del suo tempo mentre continua la sua parata sull’auto d’epoca?
Paolo Andreucci: «Lo farei volentieri… anzi lo faccio, gli amici sono amici. Ci mancherebbe. Il fatto è che da quando siamo arrivati in Sardegna, da lunedì non abbiamo tempo nemmeno per tirare il fiato…».
Vuoi dire, come si dice da noi, nemmeno per un “moccolo”?
«Già, siamo in piena “missione” e le cose da fare non finiscono più. Occhio, ragazzi, non mi sto lamentando. Mi sembra di essere tornato all’età di cinque o sei anni, quando non vedevi l’ora e l’impazienza ti divorava. Abbiamo installato la nostra base operativa nel centro di Alghero. La città è irriconoscibile. È stata invasa dalla “carovana multicolore” del Mondiale Rally che vive, in Italia, uno degli episodi chiave del Mondiale di quest’anno. E vi dico che ha tutte, tutte le caratteristiche per esserlo davvero, un evento clou. Gli organizzatori hanno fatto un lavoro impressionante, incredibile. È bellissimo, è una festa gigantesca del motorismo. Dormo poco, mangio meno, ma sono contentissimo».
E dai, cosa sarà mai? Ne hai pur fatte di corse e di esperienze…
«Certamente. Ma non è che siccome è una festa puoi prendere sottogamba la situazione. Noi facciamo abitualmente l’Italiano e ci prepariamo specificamente per quello. Cerchiamo di farlo bene e “ripassiamo” la lezione ad ogni occasione. L’abbiamo imparata a memoria e molte delle operazioni le facciamo seguendo ormai degli automatismi. Qui, rieccoci sui banchi di scuola, anzi dell’università...»
Ma specificamente, puoi darci un’idea di alcune delle differenze?
«Sicuro! Non entro troppo nel dettaglio tecnico, quello è un capitolo da ingegneri. È che lo schema del Rally Mondiale è sostanzialmente diverso, ci sono degli elementi chiave che lo rendono, ovviamente, più “importante”. Faccio qualche esempio. Nell’italiano sono sempre al massimo due giornate di gara, e qui sono tre. Proporzionalmente cresce tutto, i test, le ricognizioni, le prove speciali. Le speciali. L’Italiano ne conta per circa 150, e invece qui in Sardegna ne abbiamo davanti a noi per 400, dico quat-tro-cen-to chilometri…».
Proporzionalmente cresce tutto, i test, le ricognizioni, le prove speciali. Le speciali. L’Italiano ne conta per circa 150, e invece qui in Sardegna ne abbiamo davanti a noi per 400, dico quat-tro-cen-to chilometri…
Tutto qui?
«Magari. Prendiamo le gomme. Noi facciamo l’Italiano cambiando le nostre Pirelli ogni 50 chilometri di Speciali. In Sardegna, al Mondiale, hai a disposizione 36 pneumatici, e in due mescole e con solo un disegno omologato e due tipi di mescola. Fai i conti tu, per favore, non sono mai stato un fulmine in matematica. Ma non è solo formule matematiche. Le gomme le devi scegliere, in funzione del tempo, della tipologia dei terreni delle PS, del valore di degrado che scopri guidando, e di conseguenza eccoti, già somaro in matematica, a dover fare anche il ragioniere, a vedere come fare per risparmiarle, o come sfruttarle al meglio quando arriva al momento, dopo aver riconosciuto quel momento, chiaramente. Ancora: nel WRC se ti ritiri, a meno che tu non abbia rotto il motore puoi ripartire nella tappa successiva, ma con una penalità dio sette minuti per ogni PS saltata dal momento del ritiro».
Insomma, ma sei preoccupato o no?
«Preoccupato? Io? Da mori’. No, scherzo, non sono preoccupato, solo… occupato. E contento. Certo, Penso al tempo. Qui certe piste sono come quelle della Dakar, e se piove cambia tutto in maniera “drammatica”. Penso che in quel caso le due ruote motrici avrebbero veramente la vita dura!».
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