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La genesi della seconda generazione della Porsche Panamera è cominciata all’inizio di questo decennio. Per scoprire di più sulla storia della Panamera in generale, e della versione ibrida, la 4 E-Hybrid, in particolare, abbiamo incontrato il responsabile del progetto della nuova Panamera, Gernot Döllner. Naturale partire proprio dagli albori dello sviluppo della Panamera.
Quanti anni sono serviti per lo sviluppo della Panamera?
Gernot Döllner: «Abbiamo cominciato a sviluppare il concept della vettura 7 anni fa. Dopo aver ricevuto il feedback sulla prima generazione della Panamera, abbiamo pensato al suo futuro e a quello delle vetture sportive in generale. All’epoca, il concept della 918 Spyder era in fase di sviluppo, e abbiamo deciso di riflettere sulla nuova generazione delle nostre berline di lusso, stabilendo la nostra strategia sull’ibrido. Parlo del 2010/2011: fu allora che decidemmo che la top di gamma della seconda generazione della Panamera sarebbe stata ibrida. Poi scoprimmo che desideravamo apportare modifiche ai powertrain: volevamo la 4S Diesel e abbinare la trazione integrale a tutti i modelli, a differenza della prima generazione. Non avevamo l’ibrido e il diesel base non aveva la trazione integrale all’epoca. Volevamo anche adottare un cambio PDK su tutte le versioni; nella generazione precedente, solo alcuni modelli l’avevano adottato. Viste tutte queste richieste, abbiamo preso la difficile decisione di mettere a punto una piattaforma completamente nuova».
Dal punto di vista progettuale, quali sono le difficoltà maggiori nel costruire una vettura ibrida di prestazioni così elevate?
«In realtà l’abbiamo resa più grande di soli 30 millimetri rispetto alla versione precedente; la differenza sta nelle tecnologie implementate. Nessuno finora ha mai abbinato un propulsore V8 ad un sistema ibrido a questi livelli prestazionali. Questa è stata la sfida iniziale: combinare queste tecnologie sulla vettura. Poi è stato necessario lavorare sul drivetrain, in modo tale che le parti operassero in maniera armoniosa. Nella fase finale ci siamo concentrati sul sistema frenante, per far sì che il sistema di recupero e i freni idraulici funzionassero a dovere».
In Italia abbiamo grossi problemi con le tasse aggiuntive, che vanno inserite nella dichiarazione dei redditi nel caso di auto di lusso. Si tratta di un bel problema per le vetture come la Panamera… Inserirete nella gamma della Panamera per il mercato italiano anche una versione sotto i 250 CV di potenza?
«Non abbiamo piani in merito al momento, ma stiamo valutando questa ipotesi».
Abbiamo provato la Panamera 4 E-Hybrid in Sudafrica, e ci è piaciuta molto. Si tratta di un’auto in grado di portare il concetto di ibrido ad un altro livello.
«È vero. Desideravamo che le nostre nuove vetture ibride fossero orientate alla performance, esattamente come la 4 E-Hybrid che avete provato in Sudafrica. Si tratta di una vettura prestazionale. Pensavamo che fosse un peccato non offrire l’ibrido a chi cercasse un’auto all’avanguardia della tecnologia, e dalla 918 Spyder abbiamo compreso che l’ibrido può contribuire ad aumentare le prestazioni, nel caso in cui il layout del sistema sia realizzato correttamente. Si tratta di una performance di un nuovo livello».
Desideravamo che le nostre nuove vetture ibride fossero orientate alla performance, esattamente come la 4 E-Hybrid che avete provato in Sudafrica. Si tratta di una vettura prestazionale
È vero, si tratta di una performance di un altro livello, perché il peso dell’auto sparisce quando la batteria è carica. Non pensa, però, che il passo successivo sia una soluzione come quella adottata dalla Honda NSX o la 911 Hybrid R che disputa la 24 Ore del Nurburgring, con due motori elettrici all’anteriore per il torque vectoring? Si può dire che il sistema e-hybrid, apparentemente più tradizionale, lavora in questa direzione?
«Sì, con e-hybrid i concetti che ha citato sono esattamente quello che abbiamo perseguito nello sviluppo di questa tecnologia. Nel caso della 918 Spyder, la configurazione del posteriore era la stessa delle vetture che ha citato, con motore termico, motore elettrico e cambio e un motore elettrico all’anteriore. Nel caso della Panamera, non ci serve perché abbiamo un sistema di trazione integrale meccanica: otteniamo meccanicamente quello che avremmo avuto con i motori elettrici all’anteriore, ma con la costanza e la forza del motore elettrico tutto questo funziona meglio».
Userete anche voi dei motori elettrici per ottenere la trazione integrale nelle auto del futuro? Lo abbiamo visto sulla 918. Potrebbe arrivare su 911, ad esempio?
«È una opzione, ma in generale uscendo dal mondo specifico della 911, valutiamo costantemente tutte le soluzioni».
Parliamo della Mission E: mancano due anni al debutto.
Sarà basata sulla stessa piattaforma della Panamera?
«Sì, il target è la fine del decennio, quindi entro il 2019».
«Per quanto riguarda la piattaforma, ne stiamo pensando una specifica per vetture 100% elettriche. E' chiaro che avrà alcune cose in comune, magari anche solo a livello di ispirazione, con la MSB della Panamera».
Gli step attuali dell'ibrido su Panamera sono due. Ne arriveranno altri?
«Non abbiamo ulteriori programmi a breve ed al momento ci stiamo concentrando sulla Mission E. Abbiamo introdotto una versione ibrida della Panamera perché riteniamo che il plug-in hybrid abbia un futuro. In termini di performance in pista, è difficile trovare una vettura 100% elettrica in grado di sostenere i ritmi di un’auto ibrida, sia in termini di performance, che di autonomia».
Si parla spesso di ricarica wireless. Che ne pensa Porsche?
«No, non ci stiamo lavorando, al momento. Ma la soluzione è chiaramente interessante per il futuro».
State pensando di introdurre una versione ibrida con propulsore diesel nella gamma?
«No, non stiamo lavorando a questa combinazione al momento. Sarebbe possibile farlo, ma non avrebbe senso, perché i diesel sono troppo pesanti per essere inseriti in un sistema ibrido. Serve spazio per il serbatoio del sistema SCR e dal punto di vista energetico è un connubio poco interessante».
Che cosa dobbiamo aspettarci dalla Panamera Sport Turismo (la Shooting Brake) che vedremo a Ginevra?
«La Sport Turismo ha due missioni: mostrare delle forme inedite, molto attraenti, si tratta di una vettura dallo stile ricercato ed è unica: nessuna vettura ha queste linee nel segmento delle auto di lusso. Secondo, per aumentare l’usabilità del veicolo nella vita di tutti i giorni: avrà 4+1 posti e una maggiore capacità di carico».
Verranno utilizzati materiali diversi, per compensare l'aumento di peso al posteriore? Ad esempio un portellone in fibra di carbonio?
A livello di performance, questa vettura sarà simile alla Panamera tradizionale?
«Non saranno utilizzati materiali inediti rispetto alla Panamera tradizionale. Ma sarà un'auto con performance molto vicine alla Panamera tradizionale. Lo vedrete...».
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