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Le vicissitudini della Maserati - per quelli che conoscono un po' la storia del marchio, non sono del tutto nuove: il Tridente ha cambiato molte proprietà nel corso degli anni, da Citroen a De Tomaso a Ferrari, e ciascuna ha lasciato il segno con meccanica, tecnica e modelli di successo. La sua storia è leggendaria anche all'estero, tanto che molti colleghi della stampa straniera si chiedono come sia stato possibile arrivare alla drammatica situazione attuale. È il caso di The Autopian che di recente ha pubblicato un eccellente articolo che ricostruisce le vicende del Tridente e spiega come in passato si sono trovate sempre delle delle eccellenti vie d'uscita alla crisi.
Senza riavvolgere tutto il nastro, ritorniamo all'epoca in cui Citroen vendette il marchio ad Alejandro De Tomaso; era il 1975 già allora le cose non andavano bene, i francesi avevano venduto in quell'anno solo 201 auto, e nel 1976 quel che resta di Maserati viene acquisito dall'ex pilota argentino (in parte anche con soldi pubblici). Come far ripartire le vendite? De Tomaso ha un'idea geniale: la Biturbo, una Maserati economica che costava solo circa 22 milioni di lire (del 1982) ma aveva interni spettacolari e un motore sovralimentato, che per l'epoca era una novità che faceva sognare. Tralasciando l'affidabilità, che non era delle migliori, il modello ebbe un successo straordinario e ne furono prodotte più di 40.000, in alternativa alle molto più costose BMW e Mercedes.
E se la salvezza partisse da una piattaforma già nota, come quella della Tonale/Dodge Hornet? Basta un frontale diverso, qualche profilo in plastica ben piazzato, le iconiche feritoie sui parafanghi e — perché no — un powertrain ibrido pompato con doppia sovralimentazione per farla diventare alla lettera la nuova Biturbo II. Un’auto con la giusta dose di sfacciataggine e fascino, a un prezzo (relativamente) accessibile, diciamo 45k?. E soprattutto, una Maserati che non si prende troppo sul serio. Proposta ironica, forse, ma non del tutto senza senso, e tra l'altro potrebbe essere prodotta in Italia, a Pomigliano sulle linee dell'Alfa e della Dodge in tempi relativamente brevi. Ecco un render di The Autopian.
Il nome Cinqoporte è una crasi di “cinque porte” e “Quattroporte” quanto mai confusa (si dovrebbe leggere all'ispanica "sincoporte"), ma il concetto è chiaro: prendere la base della Jeep Grand Cherokee, metterci un motore V6 Nettuno (quello della MC20), design Maserati e assetto da fuoristrada vero. Ne risulterebbe una specie di Cayenne offroad com'era l'originale degli anni 2000, ma ancora più versata per le strade non asfaltate, in grado di rivaleggiare persino con la Mercedes G. Forse non raffinatissima, ma certamente iconica per un mercato - quello USA- che ha fiducia nella meccanica di una Jeep ma cerca un look più sportivo. E sarebbe prodotta su larga scala, con margini di guadagno potenzialmente interessanti per Stellantis e comunque grandi numeri.
La follia ingegneristica su ruote non conosce limiti, ma una Maserati a motore posteriore centrale con cinque posti veri e spazio per i bagagli denominata Toirano (località ligure famosa per le grotte) è un’idea al limite del surreale: sarebbe la derivata di un minivan Stellantis trasformato in supercar-cargo, con carreggiate allargate stile Renault 5 Turbo e meccanica da MC20. Le porte posteriori? Inutilizzabili. Lo spazio? Abbondante, ma sopra il motore. Il risultato? Giudicate voi.
Maserati
Viale Ciro Menotti 322
Modena
(MO) - Italia
800 008 008
https://www.maserati.com/it/it
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