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Tarragona - Che Volvo abbia fatto della sicurezza la propria bandiera ormai è risaputo da tutti. Ma quello che affascina del costruttore svedese è che al di là degli annunci e delle logiche dettate dal marketing - ormai onnipresenti - si trova anche davvero tanta, tanta sostanza. La sicurezza a bordo dell’auto è stata da sempre al centro delle maniacali attenzioni dei progettisti svedesi, fino a diventare quasi un’ossessione, positiva, s’intende. Una tradizione che parte da lontano e che ora, con la nuova era inauguratasi con l’acquisizione da parte dei cinesi della Geely è più forte che mai.
Oggi uno dei personaggi chiave nel campo della sicurezza in casa Volvo è senza alcun dubbio Lotta Jakobsson, oggi divenuta Senior Technical Leader, Injury Prevention del costruttore svedese. Un ingegnere che grazie una serie di progetti - alcuni dei quali davvero geniali - ha davvero lasciato il segno non solo alla Volvo ma anche nella storia dell’auto.
Lotta Jakobsson infatti ha portato avanti la tradizione “volvistica” dedicando un’attenzione tutta particolare alla sicurezza dei bambini, sviluppando per la prima volta dummies (i curiosi e super-tecnologici manichini usati per i crash test) con le sembianze dei più piccoli e persino delle donne in gravidanza. L’abbiamo intervistata in occasione della prova su strada della nuova Volvo XC90.
Da quanto tempo lavora alla Volvo? E’ vero che si è dedicata moltissimo alla sicurezza per i più piccoli?
«Lavoro da 35 anni alla Volvo nel campo della sicurezza e della prevenzione degli incidenti. Sì, è vero, negli anni ho dedicato una particolare attenzione ai bambini».
Possiamo dire che è una delle persone chiave per la sicurezza in Volvo?
«Sono una delle persone chiave, ma senza dubbio sono uno dei principali responsabili nel campo della Ricerca. Del resto Volvo è da diverso tempo che ha messo al centro dell’attenzione la sicurezza. Pensate che più di 50 anni fa Volvo è stata la prima casa automobilistica ad inventare e testare il primo seggiolino per bambini».
Davvero un bel traguardo. Di chi è stato il merito?
«Fu un professore della Chalmers University a realizzare il primo seggiolino per bambini, ispirandosi alle esigenze che astronauti incontrano durante i viaggi nello spazio. Ed è stata la Volvo a testare il primo prototipo, nel 1964».
E poi come è continuata l’attenzione di Volvo verso i più piccoli?
«Nel 1972 abbiamo introdotto sulle nostre auto il nostro primo seggiolino per bambini e nel 1978 abbiamo inventato il primo cuscino rialzato che permetteva anche ai più piccoli di essere protetti in maniera perfetta dalla cintura di sicurezza a tre punti».
Quali problemi creava la cintura ai bambini?
«La parte orizzontale della cintura a tre punti non deve posarsi sul ventre ma deve sempre andare a posizionarsi sulle cosce del passeggero. Solo in questo modo la cintura è realmente efficace in caso di incidente e non rischia di causare danni fisici. E’ chiaro che con i bambini, che hanno una corporatura più piccola, la parte orizzontale della cintura non poteva sistemarsi in maniera corretta. Da qui è venuta l’intuizione di creare un cuscino rialzato per i più piccoli».
Il cuscino per i bambini poi è diventato integrato e oggi lo troviamo su diverse auto. Lo avete inventato voi?
«Assolutamente sì, ben 25 anni fa Volvo ha inventato il cuscino rialzato per bambini integrato direttamente nei sedili posteriori delle nostre vetture. Siamo stati i primi a farlo».
Per mettere alla prova i dispositivi di sicurezza pensati per i più piccoli abbiamo inventato dummies che simulano i bambini
Avete avuto poi un’altra grande intuizione. Costruire dei dummies bambini, giusto?
«Sì, è corretto. Per mettere alla prova i dispositivi di sicurezza pensati per i più piccoli abbiamo inventato dummies che simulano i bambini. Nel nostro Volvo Safety Center, dove effettuiamo e studiamo i crash test, abbiamo un centinaio di dummies e molti di questi sono dei “bambini”».
Si deve a lei poi l’invenzione di un dummy che replica una donna in gravidanza?
«Non sono stata la sviluppatrice principale, ma ero parte del progetto che ha portato allo sviluppo di un dummy capace di simulare una donna in gravidanza. Il primo lo abbiamo sviluppato nel 2000-2001. In realtà però è bene precisare che gran parte degli studi sulle donne in gravidanza li abbiamo condotti attraverso simulazioni informatiche e non attraverso dummies veri e propri».
Alcuni sostengono ancora oggi che cinture ed airbag possono essere dannosi per le donne incinte. Ci sono seriamente dei rischi?
«Sì, ci sono state molte polemiche riguardo all’utilizzo delle cinture e degli airbag per le donne incinte. Questi dispositivi venivano accusati di essere potenzialmente dannosi per il bambino in caso di incidente. Con i nostri studi invece siamo riusciti a dimostrare che sia le cinture che gli airbag possono proteggere la madre ma anche il bambino non ancora nato».
Come avete fatto a dimostrarlo?
«Il modello matematico scaturito dalle nostre analisi ci ha permesso di intervenire sulla geometria delle cinture e sulle modalità di intervento dei sistemi tipo airbag. Volvo è giunta alla conclusione quindi che anche le donne incinte, come qualsiasi altro tipo di passeggero, devono allacciare le cinture per preservare la loro sicurezza e quella del bambino!»
Ci sono accorgimenti particolari da suggerire alle donne in gravidanza?
«La regola è sempre la stessa, che si tratti di una donna incinta o, perché no, di una persona sovrappeso. La cintura deve passare sulle spalle e poi va posizionata in maniera distesa sulle gambe e non sopra alla pancia».
Anche le donne incinte, come qualsiasi altro tipo di passeggero, devono allacciare le cinture per preservare la loro sicurezza e quella del bambino!
Quando abbiamo visitato il Volvo Safety Center siamo rimasti molto colpiti da un particolare mummie a forma di alce…
«Sì certo, nel nostro laboratorio abbiamo anche un dummy che simula un alce. Lo sviluppo di questo progetto è iniziato diversi anni fa e oggi siamo già alla quarte generazione di questo dummy. L’alce ha gambe molto lunghe e questo significa che in caso di impatto il corpo dell’animale, e quindi la sua intera massa, finisce sul parabrezza o comunque la parte alta della vettura. Questo dummy a forma di alce quindi ci ha aiutato tantissimo a sviluppare i montanti anteriori e il tetto delle nostre auto, in modo che resistano anche ad impatti con animali di questo tipo (un alce maschio adulto pesa in media 500 kg, ndr!)».
Siete gli unici a fare questo tipo di test? Perché sono così importanti?
«Volvo, e un tempo Saab, sono stati gli unici costruttori al mondo a sviluppare automobili di questo tipo. Un accorgimento fondamentale perché questo tipo di incidenti sono molto frequenti non solo in Svezia ma in tantissime parti del mondo. Pensiamo ai Paesi più settentrionali del pianeta, come il Canada o la Russia, ma non solo. Abbiamo scoperto che nei Paesi africani o mediorientali sono frequenti gli incidenti con cammelli o dromedari».
C’è molto orgoglio nelle sue parole e nei confronti del suo lavoro…
«Sì è vero. I dummy che riproducono bambini, donne in gravidanza o animali sono esempi perfetti del nostro approccio al tema della sicurezza. Partiamo dalle condizioni reali e poi cerchiamo di trovare risposte in grado di migliorare sempre di più la sicurezza a bordo delle nostre auto».
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