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Una giornata con Cesare Fiorio nella sua masseria in Puglia a Ceglie Messapica (BR), a parlare delle sue bellissime imprese come inventore della Squadra Corse Lancia e Fiat e delle innumerevoli vittorie che ha ottenuto con auto leggendarie come la Lancia Fulvia, che guidava lui stesso, alla Lancia Stratos, alla 037, la Delta, la S4. e persino in mare con i motoscafi, il Destriero che ancora oggi detiene il record per la traversata dell'Altlantico.
Queste storie iniziano sempre da una grande passione, la sua, Cesare, ce la vuole raccontare?
Ho dedicato 40 anni della mia vita alle competizioni motoristiche, che fossero in pista, nei rally, nei prototipi, in mare con motoscafi. Mi hanno dato grandi soddisfazioni e non cambierei proprio Siamo sempre state una famiglia corsaiola, correva mio padre io da piccolo lo vedevo e apprezzavo quello che lui faceva, e dicevo quando sarò grande lo farò anch'io. L'ho fatto, ma dopo dopo 3 anni di corse ho detto bisogna organizzarsi meglio e ha cambiato completamente mestiere, ho inventato un modo per gestire le corse di quelli che volevano correre.
Poi è arrivata squadra corse, come erano quegli anni? Quali erano i vostri obiettivi come lavoravate?
Diciamo che la squadra corse non aveva una vera e propria sede, facevamo preparare delle macchine che riuscivamo ad avere in qualche modo dalla Lancia le facevamo preparare da Faccetti a Milano da Bosato a Torino e ci correvamo noi. Abbiamo cominciato a vincere delle corse, a quel punto lì la Lancia piano piano ci ha dato un capannone poi ci ha messo due sollevatori poi ci ha messo una sala prova motori, poi ne abbiamo aggiunte altre due poi meccanici.
Com'è stato che siete andati da Enzo Ferrari a Maranello per chiedere i motori per la Stratos?
Mah, in quel momento ero abbastanza stufo di correre sempre con la Fulvia, una macchina che era ormai alla fine della sua carriera e per vincere con quella avevamo bisogno di condizioni sfavorevoli per gli altri, nebbia, pioggia, neve. Contro di noi c'erano le Alpine Renault, c'erano le Porsche 911 c'erano macchine molto più competitive delle nostre. Ho detto "voglio una macchina che possa vincere in qualunque condizione di tempo in qualunque situazione ambientale che sia pioggia che sia neve che sia asfalto che sia terra che siano delle buche che sia veloce". E con quello in mente abbiamo fatto la Stratos per la quale ho chiesto un po' a tutti quale sarebbe stato il loro ideale, l'ho chiesto ai piloti, agli ingegneri. Io volevo una macchina molto piccola ma, quando abbiamo finito tutto, ci mancava il motore. Ho cercato nell'ambito del gruppo Fiat ma non c'era un motore idoneo a quella macchina, allora ho preso e sono andato a Maranello, magari, mi sono detto, riesco a parlare con Enzo Ferrari. Ho scoperto incredibilmente che Enzo Ferrari sapeva tutto di noi: bravi, mi ha detto, siete bravi perché vincete molte molte gare e spendete pochi soldi. Però, ho detto io, un po' di soldi li vorremmo spendere per comprare dei motori e lui mi ha detto "per che cosa?"
Abbiamo fatto una macchina che sarà imbattibile nelle corse che facciamo noi, è la Stratos e gli ho spiegato a grandi linee qual doveva essere. "Vi posso dare un monoblocco, un albero motore, delle teste di un nostro motore". Le ho prese, ma il resto abbiamo dovuto farlo noi, l'alimentazione, gli scarichi. Era un motore 6 cilindri però la nostra macchina era molto corta e non ci stava dentro messo per il lungo, per cui l'abbiamo montato di traverso e abbiamo guadagnato altri 7-8 cm nella lunghezza totale della macchina. Abbiamo dominato il mondo delle corse per alcun anni: prima la Stratos, poi la Fiat 131, quelli erano anni di dominio dei rally ed era uno sport amatissimo in tutto il mondo.
Cosa c'è di diverso oggi?
È cambiato molto perché una volta i rally, gli sport prototipi, la Formula 1 avevano nella passione della gente la stessa importanza. Per dire, Montecarlo era un rally che durava 3 giorni tre notti, per cui i piloti erano impegnati tre giorni e tre notte a guidare, le prove erano di notte e di giorno e si facevano 700 km di prove di velocità. Adesso ne fanno 200 o 300 e la sera vanno a dormire. È vero che noi ne avevamo anche troppo di pubblico perché correvamo tra due ali di folla senza particolare attenzione alla sicurezza, anche le macchine non erano neanche concepite per essere più sicure di un tanto. Quando io ho cominciato a correre negli anni '60 non c'erano neanche le cinture di sicurezza.
Torniamo all'oggi: una recente notizia parla di un ritorno di Lancia nei rally forse con la prospettiva di rivederla nel WRC, lei che cosa ne pensa le piace questa idea?
Mah, questo discorso della Lancia... Io spero che ci sia dietro la volontà di ricostruire un reparto corse, di mettere dei piloti di altissima classe e di gareggiare al massimo livello, come si faceva allora, però l'approccio che ho visto non mi è sembrato un approccio idoneo. Io spero che il processo sia quello di fare un reparto corse altamente professionale, utilizzare i piloti più esperti e gareggiare nel massimo campionato, non nei campionati minori. La Lancia non è per i campionati minori la Lancia era una grande campionessa.
I colleghi di Automobile.it hanno realizzato l'intervista completa con Cesare Fiorio, un vero e proprio documentario sulla storia di questo Numero Uno del motorsport, i tanti aneddoti che ha da raccontare, le sue vittorie e anche i suoi rimorsi... che non ci sono.
Lancia
Corso Giovani Agnelli, 200
Torino
(TO) - Italia
800 526 242 00
https://www.lancia.it/
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