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C'erano una volta le "piccole bombe": tranquille utilitarie trasformate in fabbriche di emozioni. La più famosa rimane lei, l'intramontabile Renault 5 Turbo, ma anche la Fiat Uno Turbo all'epoca fece molti proseliti tra gli appassionati, così come Ford Fiesta Turbo e perfino l'Autobianchi Y10 Turbo.
Come avrete capito, la sovralimentazione era l'ingrediente principale di un cocktail eccitante (altro che Red Bull...) completato da un assetto adeguatamente ribassato e dall'immancabile personalizzazione sportiva, all'esterno e nell'abitacolo.
Una ricetta semplice semplice che ha fatto sognare un'intera generazione, perchè pur non vantando una cavalleria esagerata le vetture appena citate sapevano regalare emozioni fortissime, figlie di un corpo vettura leggero e di una meccanica certamente "primitiva": niente elettronica, sterzo, freni e sospensioni lontani anni luce dai comandi iperefficienti di oggi, pneumatici più stretti e meno efficaci.
Piccolo era bello...
In queste condizioni, domare i 105 CV della fiat Uno Turbo o della mitica peugeot 205 GTI 1.6 (quest'ultima con propulsore rigorosamente aspirato, splendida eccezione alle regole dell'epoca) era già una sfida e tutte le esperienze della guida arrivavano al pilota senza filtri, dal pattinamento in accelerazione alla coda che perdeva aderenza per un inserimento in curva un po' troppo deciso... Un gioco rischioso, direbbe qualcuno ragionando con il metro di giudizio di oggi sui ridotti standard di sicurezza delle vetture di allora e sulla predilezione dei giovanissimi per queste "piccole bombe".
Ma anche un gioco maledettamente coinvolgente, al punto che il tema delle compatte ad altre prestazioni è sopravvissuto nel corso degli anni arrivando fino a noi. E oggi che il settore, dopo un periodo di appannamento, è tornato a contare un numero nutrito di protagoniste abbiamo voluto volgere lo sguardo indietro, per capire se stiamo ancora parlando dello stesso tipo di automobili di un tempo.
Le nuove generazioni
La risposta, schede tecniche di oggi e di ieri alla mano, è negativa: normative antinquinamento sempre più stringenti, pretese sempre maggiori in termini di sicurezza e comfort e un marketing mai come oggi invasivo hanno stravolto il concetto originario.
Tanto per cominciare le "piccole bombe" non sono più così piccole: le nuove generazioni di compatte del segmento B hanno ormai raggiunto - a volte perfino superato - la soglia dei 4 metri, praticamente quanto una Golf dei bei tempi andati... E di pari passo naturalmente è cresciuto anche il peso, che come noto è il primo nemico della guida sportiva.
Tutto questo naturalmente non è sfuggito ai progettisti, che di fronte a carrozzerie e telai ormai sovradimensionati oggi hanno di fronte a sè un'unica strada per riequilibrare le cose: innalzare anche il numero di cavalli sotto il cofano, che ormai hanno raggiunto un livello impensabile fino a pochi anni fa. La nuova Renault Clio RS eroga 200 CV, la recentissima Opel Corsa OPC ne promette 192. Tanto per riportare le cose nella giusta prospettiva, un mostro sacro come la lancia Delta Integrale nella sua ultima evoluzione ne erogava 210...
A questo punto verrebbe da pensare che le nuove compatte ad alte prestazioni siano dei mostri indomabili, ma la verità non potrebbe essere più lontana: in realtà le "compatte terribili" di oggi, nonostante la vertiginosa crescita delle loro potenze, troppe volte risultano meno divertenti rispetto alle antenate.
Certo, il cronometro premia la tecnologia, mostrando prestazioni elevatissime e inarrivabili per piccole sportive di vent'anni fa, ma rispetto a queste ultime faticano a offrire lo stesso genuino coinvolgimento, la stessa capacità di offrire a chi è al volante una grande varietà di sensazioni. Quelle sensazioni che trasmetto a chi è al volante la percezione che una vettura sia "viva" e non solo un mezzo di trasporto, per quanto veloce.
Per recuperare certe emozioni con le compatte ad alte prestazioni di oggi l'unica soluzione sembra essere quella di spremerle fino al loro limite estremo: ecco allora che le sensazioni di un tempo magicamente si rimaterializzano, ma a questo punto si è alzata di molto anche la velocità e di pari passo sono cresciuti l'impegno e la perizia richiesta a chi è al volante. Fino ad un livello molto elvato, forse troppo per le condizioni del traffico e le competenze di molti giovanissimi che sognano questo tipo di auto.
Il gioco delle "piccole bombe", insomma, a nostro parere si sta snaturando, spostandosi su un livello troppo elevato. E troppo elevati, detto per inciso, iniziano a essere anche i costi di gestione di vetture che ormai hanno tutte un propulsore di 2.0 litri e una cavalleria da vettura premium... Al punto che per molti clienti, di fronte ad assicurazioni sempre più salate, il problema dal punto di vista finanziario potrebbe non essere comprare la vettura, quanto mantenerla...
Ritorno alle origini
Fino a qui il passato e il presente. Ma il futuro? Di fronte ai livelli di potenza già raggiunti dalle più recenti compatte ad alte prestazioni è difficile pensare che la loro potenza potrà crescere ancora in modo significativo. Si impone quindi un ripensamento della loro logica di sviluppo, magari per tornare a qualcosa di più vicino al concetto originario, con allestimenti meno rifiniti e niente più abitacoli traboccanti di gadget tecnologici, del tutto inutili quando si è soli con "lei" e la strada. Qualcosa per gli appassionati veri quindi, ben felici di sopportare qualche sacrificio in cambio di un'esperienza di guida più coinvolgente. E così si potrà anche irrigidire un altro po' molle e ammortizzatori e ottimizzare l'assetto per una guida senza le briglie dell'elettronica. Aggiungiamo a tutto questo un impianto di scarico realmente fragoroso e potremo tornare ad avere delle vere "piccole bombe", capaci di esaltare anche a velocità ragionevoli.
Quasi come quelle dei bei tempi andati...