Andreucci, Peugeot Sport Italia: «Potrei fare bene anche con una WRC»

Andreucci, Peugeot Sport Italia: «Potrei fare bene anche con una WRC»
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L’intervista finale a Paolo Andreucci, autore con Anna Andreussi del “colpaccio” Peugeot Sport Italia al Mondiale in Sardegna. Il bilancio della splendida occasione sfruttata “quasi” a pieno, e finale intrigante su qualche “se” e “ma”
19 giugno 2015

Alghero, un giorno dopo il Rally - Paolo Andreucci, Anna Andreussi e la 208 T16 di Peugeot Sport Italia hanno portato al successo la missione del Rally Italia Sardegna. Anzi, rispetto agli obiettivi fissati alla vigilia, l’impresa è andata ben oltre le aspettative. Ma è lecito fermarsi alle aspettative, o sarebbe meglio dire, una volta per tutte e in un caso così lampante, che Paolo Andreucci ha dimostrato di essere il migliore Pilota italiano e uno dei più forti del Mondo? Comunque, andiamo per gradi, e riscopriamo le sensazioni primordiali della grande performance.

 

Paolo Andreucci. «Fermarsi per chiudere il portellone, in speciale, tra una cosa e l’altra via 50 secondi, l’interfono che smette di funzionare, via altri 15, poi trovi quello davanti che ha problemi, altri dieci secondi, quell’altro che va piano, venti, dieci, due non so quanti, il tubo dell’acqua, un “drittino”… insomma alla fine perdi… per cinque secondi. È sbagliato mettere nel conto finale quello che ti è capitato di negativo, perché anche il 90% degli altri ha senz’altro qualcosa da recriminare. Ma questo conticino serve per dare l’idea di come ci sentivamo competitivi, e come lo siamo stati per tutto il Rally.»

 

Episodi. Tracciamo invece un bilancio generale…

«Il bilancio è super positivo. Sono rimasto molto soddisfatto, soprattutto della prima tappa, nella quale abbiamo potuto “tirare” senza grossi problemi e senza le condizioni delle strade distrutte in seguito. In quel frangente abbiamo guidato in “libertà” e ci siamo divertiti. Poi, sempre in tema di bilancio, le R5 in generale. Guarda tu i partenti e valuta. Quasi tutte hanno avuto qualche problema, tranne la nostra 208 T16. Avanti. Siamo riusciti a gestire benissimo le risorse, nostre e della macchina. Ricordiamoci che abbiamo corso il Mondiale con una macchina che costa meno della metà delle RRC che correvano nella nostra categoria, e un terzo delle WRC. Questo è il regolamento, ma possiamo dire di essere ben contenti che la nostra macchina è arrivata in fondo, è stata veloce, e siamo stati in grado di gestirla al meglio. Era una lotta impari, ma abbiamo retto benissimo la sfida. Soprattutto nella prima tappa, quando abbiamo fatto dei tempi di valore assoluto.»

andreucci sardegna 2015 6
Nella tappa italiana del WRC Andreucci è riuscito ad arrivare ottavo in classifica assoluta con una vettura di categoria R5

 

Eri più preoccupato di finire o di ottenere un risultato buono come quello scaturito alla fine?
«L’attenzione principale è sempre stata rivolta a finire la gara. Il Sardegna Italia è una gara molto particolare, e particolarmente dura. Con quelli davanti che alzavano polvere e sassi, anche molto grossi. Poi non c’era tempo per lavorare, poco tempo di assistenza. Fare quattro-cinque prove senza assistenza, come quando abbiamo rotto il tubo del raffreddamento, ti costringe a lottare fino all’ultimo. Con il pocp tempo che avevamo a disposizione per riparare, a quel punto non ce n’è rimasto per altri interventi, come per esempio ripristinare le altezze. Al secondo passaggio le strade erano molto segnate, i canali erano talmente profondi che la machina toccava sotto e non riuscivo neanche a farla girare. Cinque secondi! Sono contento perché la macchina ha retto benissimo, proprio in una gara tra le più dure che io ricordi, paragonabile ad un Acropoli. Ogni metro era un rischio. A volte sprofondavi nella terra molle e bang, sotto trovavi un sasso. Botte tremende, che non puoi prevedere. Ci finisci contro e devi incassare.»

 

Bello quanto il Sardegna?
«Bello tanto. Tantissimo! Una gara splendida e completa. Vuoi il pelo nell’uovo? Forse potevano eliminare qualche piccolissimo tratto, i più insidiosi nei quali si doveva stare attentissimi. Via quelli e avrei potuto guidare sempre veloce, che poi è quello che piace al pubblico. Ma a parte questo ritmo obbligatoriamente ridotto in certi tratti, Rally ben disegnato, complesso, “vero”. Stupendo!»

 

È stato molto faticoso, fisicamente?
«Ti dirò, credevo peggio. Per me è stato meno faticoso di quanto pensavo all’inizio. Vero è che siamo stati molte ore in macchina, che abbiamo fatto oltre alle speciali anche molti chilometri di trasferimento. Il secondo giorno siamo partiti alle sette e mezzo e siamo scesi alle undici di sera.»

È stato un regalo commovente, mi ha fatto rivivere dei momenti bellissimi

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Più bello partecipare a un Mondiale così o stare in battaglia nell’Italiano?
«Dunque. Al Mondiale mi sono divertito molto e ne abbiamo ricavata una enorme soddisfazione. Succede perché partecipi a un Rally nell’ambiente dei migliori, dei più bravi, il confronto e il livello sono massimi. Devo dire, però, che l’Italiano mi affascina sempre molto. Le gare sono diventate sprint, devi andare forte, c’è sempre battaglia e da qualche anno le classifiche non sono mai scontate. Diciamo che è un bel Campionato, che con poco potrebbe essere ancora più bello, e che mi piace sempre molto.»

 

Il Mondiale serve anche per l’Italiano che verrà, a San Marino?
«Mah, come regolazioni forse non molto, sono gare diverse tra loro. Però è sempre correre su terra, e di informazioni ne ricaviamo sempre. Poi siamo stati in macchina, abbiamo guidato, corso.»

andreucci peugeot sardegna wrc 2
Paolo Andreucci inisieme all'inseparabile navigatrice e compagna Anna Andreussi

 

Vorresti che si ripresentassero occasioni come questo regalo del tuo Team?
«Beh, guarda, è stato un regalo davvero graditissimo, bellissimo. Sarò eternamente grato alla mia Squadra. “Purtroppo” è un regalo che mi fa tornare una certa voglia, ma so che le possibilità sono quelle lì. È stato un regalo commovente, mi ha fatto rivivere dei momenti bellissimi. Ho vinto una prova di Mondiale a 32 anni, al Sanremo, ho ottenuto altri buoni responsi. Ogni volta che mi sono affacciato al Mondiale mi sono sempre tolto delle grandi soddisfazioni. E ora, a cinquant’anni, scoprire che sono ancora competitivo, è una cosa che mi fa enormemente piacere…»

 

Beh, sai bene che dipende dagli integratori salini del tuo Dottore e amico…
«Sì. Sì, sì si, bisogna dirglielo…»

 

Proviamo a fare LA domanda. E se avessi avuto tra le mani una WRC invece di una R5?
«Guarda. Ci sono dei numeri. Se pensi che, mediamente, le R5 sono più lente di  circa un secondo e mezzo, due, a seconda delle strade, rispetto alle WRC, i conti sono presto fatti. Guarda, non voglio girarci intorno, ho sempre saputo di poter tenere un buon passo, perché negli anni, quando facevo il tester, tempi e situazioni le vedevo, le toccavo con mano. Non dovrebbe essere una sorpresa scoprire che potrei far bene con una WRC. Il rammarico, se vuoi, è che, quando a 24 anni sono andato in Portogallo e ho ottenuto, come qui in Sardegna con la 208 T16, l’ottavo posto, le cose sono andate diversamente. Mi dispiace che nessuno, né la Federazione, né le squadre di quel periodo, abbiano capito che avevo un potenziale sul quale, a 24 anni, è un bel lavorare. Con tutta la passione che già avevo, e con quello che avevo fatto vedere, chiaramente c’è un po’ di dispiacere, ma io sono uno che guarda sempre avanti, e davanti a me c’è il fatto che sono soddisfattissimo di essere ancora in prova speciale a dire la mia, di avere una Squadra magnifica con la quale mi sento benissimo, e un “gommista”, Pirelli con il quale facciamo un grande lavoro. Insomma, meglio di così è difficile pensare!»

 

A questo punto dico la mia. Vista la logica e la struttura del Gruppo, e la passione del “management” che lo segue e che non per caso ha scelto per lui questo regalo, io vedrei bene, parallelamente alle scorribande italiane della Peugeot 208 T16, un debutto di una DS, sì, perché quella che corre nel Mondiale è ancora solo una Citroen, con Paolo Andreucci e Anna Andreussi al volante e, come dicono, alle “note”. Come dite, devo farmi gli affari miei? Ah ci state già pensando? Ve lo ha già chiesto in “prestito” Ives Matton?

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