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Tre decenni di storia, di mercato, di industria e soprattutto di modelli, nel mondo dell’auto. Parliamo oggi, in questa nuova rubrica di automoto.it dedicata al passaggio trentennale, del premio Auto dell’Anno. O meglio, delle sue vetture vincitrici viste a distanza. In attesa della nuova regina per il 2020, ecco un parallelo sintetico per l’ultima in carica, Jaguar I-Pace e per quella del 1989: Fiat Tipo.
Già che al tempo era un’italiana la vettura vincente, a noi che siamo italiani viene il sorriso; prima di un pensiero meno sorridente, quello sulla sostanza delle aziende e del settore nel Bel Paese oggi, rispetto ai fasti di nemmeno troppo tempo addietro. Già, nel 1989 il modello erede della mitica Fiat Ritmo, quello che avrebbe spopolato tra famiglie ma anche tra smanettoni (vedi la Tipo Sedicivalvole) si portava a Torino il premio internazionale. Oggi, lo stesso premio è per il superSUV elettrico inglese premium che, a dire il vero, pur meritevolissimo tecnologicamente (qui link ad articoli e prove) in Italia certo è veicolo che guidano in pochi e comprano in pochissimi, nonostante gli incentivi economici.
Stesso premio, stesse qualifiche dei giurati, ampio bacino di utenza europea e di modelli pretendenti sfornati; ma oggi Jaguar I-Pace è infinitamente "lontana" dalla Fiat Tipo di trenta anni fa. Eppure molte strade sono le stesse, in Europa. Molti conducenti sono i medesimi, pur invecch.. ehm, evoluti. Cambiano in meglio sull’ultima auto premiata molte cose: sicurezza, ecologia, spazio, comfort e dotazioni. Ma di molto, e non solo quelle. Insomma, tutto per fortuna nostra è migliorato in tre decenni. Ma proprio tutto? Pensando a un premio che si riferisce al mondo europeo, certi dati balzano all’occhio. In primis quello del target: Fiat Tipo era quasi per tutti in monte nazioni, Jaguar I-Pace proprio no e nemmeno solo per il costo.
Diciamo che il titolo 2019 a Jaguar I-Pace, Auto dell'Anno in carica ancora per poco, è dato soprattutto al presidio della nuova frontiera nell'industria auto. Quella di motorizzazione elettrica efficace per SUV. Ma anche dato al vertice di segmento e, ripetiamo, di costo, di esasperazione. Giusta nelle elevate tutele e assistenze guida; queste più tedesche che inglesi, a dire il vero. Però come ci sono i circa 400 cavalli contro 140 al top della Tipo Sedicivalvole (2.0) la trazione integrale, il teoricissimo range di oltre 450Km (da noi verificati circa 350, con piede leggero e percorso molto vario) e il livello di guida autonoma… Ci sono anche 72 cm in più di ingombro per lunghezza: sommariamente ci si muove con 4 m3 in più. La velocità massima per la vecchia Fiat Tipo 16v è maggiore, di pochissimo, lei non è limitata, ma in accelerazione e rapporto peso / potenza, non c’è nemmeno da paragonare. Ancor più esagerata la distanza in termini di sicurezza per chi siede e chi se la trova in strada durante un’incidente. Siamo andati avanti anni luce insomma, non tre decenni, dimezzando e oltre certi valori fisici. Soprattutto si premiano le emissioni, allo scarico, zero e dotazioni non tanto lussuose ma di frontiera. Chi scrive, non più teenager, ha la fortuna di aver guidato entrambe le vetture (soprattutto la Tipo anche parecchio "maneggiata" in tutte le sue versioni) e ammette subito le doti inattese di I-Pace, persino nella dinamica di guida, rispetto a una "povera" Tipo trentennale; ma l'auto dell'anno che gli europei conoscevano e toccavano con mano allora, oggi è davvero "distante", pur ben fatta. Parlando di costi: listino auto dell’anno 1989 in versione top e spinta, equivalente a circa 14mila euro di oggi. Ce ne stanno almeno sei, o anche oltre, nel prezzo di listino dell’auto in carica.
Un confronto improponibile se fatto sul serio, questo, ma su alcuni parametri può fare riflettere. La vecchia Fiat Tipo Sedici consuma facilmente più dei vecchi “10” premendo il gas ed era conforme Euro1, quando tutto a posto sotto il cofano. Le prime addirittura quando non ben tenute potevano fare peggio di una piccola a carburatore in ordine di fine anni Ottanta. Nulla di buono per le emissioni. Per farla andare però, basta saturare con una cinquantina di litri il serbatoio, non servono giornate intere attaccati alla presa di corrente in casa, o la colonnina fast sempre libera.
Tutti i pregi e le prelibatezze di un modello come I-Pace, meritevole di Premio, sono davvero poi disponibili nelle strade d’Europa? Anche rapportando valori tecnici, ambientali ed economici, quei i pregi non si sono diffusi, non impattano ancora su ampia scala. Vedremo allora quest’anno, nel 2020, se il Premio sarà dato ancora a un SUV di super-nicchia elettrico o ad altro. Si vociferano papabili infatti anche delle generaliste ibride, come Ford Puma, Peugeot 208 e Renault Clio. Italiana? L’ultima è stata nel 2008, dopo gli anni Dieci a secco, speriamo non serva contare un altro decennio.
A questo link, sullo strumento di confronto modelli Automoto.it, le due schede tecniche messe in parallelo, tra le vincitrici del Premio auto dell’Anno 1989 e 2019.
Fiat
Corso Giovani Agnelli, 200
Torino
(TO) - Italia
800 342 800
https://www.fiat.com
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