Vero simbolo delle piccole city-car moderne, la nuova Fortwo è disponibile con un insieme di novità tecniche che la mantengono ai vertici del segmento per innovazione. Lo stile è molto singolare, per distinguersi ma meno sbarazzino di un tempo e lo spazio, per due, non manca. Piccola, come sua natura, ma non angusta come in origine: nei canonici 2,69 metri di lunghezza offre oggi spazio valido ai due occupanti e anche un baule abbastanza degno del nome (190 litri estendibili). Trazione e motore posteriore la caratterizzano ancora nella guida, migliorata per sicurezza e manovrabilità, mentre i dettagli sono sempre ben curati, per piacere e anche farsi notare, volendo (e pagando).
La Fortwo ha quasi tutto per la sicurezza, partendo dalla cellula tridion. Moltissimo è poi configurabile nelle dotazioni, nei colori e nello stile che si vuole imprimere, sia per esterni che per interni, arrivando anche a un discreto lusso. Sul fronte meccanico il motore è al momento il solo tre cilindri benzina da 70 CV oppure sovralimentato, 90 CV, ottimale per massa e volumi della Fortwo, mentre è possibile scegliere il cambio se manuale, o automatico. Tra i moderni sistemi di ausilio alla guida, non comuni a tutte le piccole, ci sono gli avvisi anti-collisione e parcheggio, persino il controllo del vento.
La prima serie Fortwo è un oggetto noto sia per diffusione, sia per varietà di interventi manutenzione necessari. Macinando moltissimi chilometri in città, il propulsore sovralimentato e la trasmissione automatica hanno necessità di riparazioni, non sempre agevoli per chiunque nella realizzazione e negli oneri (se si usi materiale originale, nuovo). Dovendo quindi far spesso riferimento alla rete della casa madre, i costi non sono agevoli e proporzionati, rispetto al basso valore di riferimento per un veicolo così datato. Le motorizzazioni diesel sono molto meno diffuse, in una proporzione di circa il 10% rispetto ai motori benzina. La seconda serie è più affidabile e “ordinaria” nella sua essenza, ha sempre buone valutazioni sul fronte dell’usato, sopra la media specialmente per le versioni più particolari, sotto invece per la sola diesel.
Sul finire degli anni Novanta è di grande clamore l’accordo tra il produttore di orologi Swatch e il gruppo Mercedes, per realizzare tramite la Joint Venture MCC il modello Smart. Una piccola e rivoluzionaria city car, due posti, dallo stile unico e dalle mille declinazioni sul fronte dei colori possibili, grazie all’intercambiabilità delle parti plastiche sulla carrozzeria, un po’ come era per i celebri orologi. Questa mini vettura con motore e trazione posteriori, dalle soluzioni tecniche abbastanza raffinate e parzialmente futuriste (un piccolo tre cilindri 600cc sovralimentato e cambio automatico, in anticipo sui tempi) fa subito impazzire il mercato ricevendo premi e diffondendosi a partire dal 1998 nelle grandi metropoli, nonostante un prezzo superiore alla media e i contenuti realmente offerti: inizialmente un vero status symbol, non per tutti. Alcune variazioni e l’ampliamento di gamma (motori diesel e altre Smart di carrozzeria diversa), hanno poi portato a un cambiamento nei nomi, per cui Smart è oggi riconosciuto come brand e Fortwo il nome della piccola due posti. Se la prima e longeva serie è stata un vero fenomeno di immagine, spopolando nei più piccoli angoli delle affollate vie, dove “le altre” non riuscivano a parcheggiare, le successive hanno proseguito sulla medesima strada senza segnare in modo così forte un gradino tra il prima e il dopo debutto. Nel 2007 la seconda Fortwo s’ingrandisce leggermente, una ventina di centimetri in lunghezza, dotandosi di motori anche aspirati quattro cilindri, grazie alla collaborazione con Mitsubishi; al contempo viene introdotto il sistema MHD, per il recupero dell’energia. Quella attualmente in vendita, al debutto nel 2014, è la terza generazione, realizzata con la partnership Renault e che condivide parte dei propri sistemi con la nuova Twingo, divenendo forse un po’ più macchina ordinaria e riconosciuta e meno oggetto singolare come era in principio.
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