Prendi l’ultima versione della blasonata e iconica Mini, scoprila, con una capote in tela che si richiude in 18 secondi ed ecco la nuova Mini Cabrio: quattro posti, tre porte, ancor più ricercata della classica. Al debutto nel 2016 esibisce il leggendario stile ambito da giovani e pubblico femminile, prodotto ora sotto l’ala tedesca di BMW, incarnando in maniera più estrema e raffinata, il concetto nato quasi sessanta anni orsono nel Regno Unito. Meno piccola della precedente (+10 cm), ma anche molto ricca di contenuti e dotazioni degne di classi superiori. Non si paga poco, nonostante la crescita non ha troppo spazio per chi sieda dietro come per i bagagli (max 160-215 l.), ma poi ripaga in prestazioni, immagine e solidità. Un po’ tutti la vogliono almeno conoscere, tanto si fa notare e chi se ne innamora poi fatica a tradirla, salvo esigenze crescenti di spazio, comodità particolari, o praticità. La garanzia è quadriennale.
Tre le alternative di base, su cui poi sbizzarrirsi nelle personalizzazioni (come per le tinte della capote): due le Cooper, sempre tricilindriche 1.5 sovralimentate, benzina oppure diesel (D), con la prima leggermente più prestante e silenziosa, una la Cooper S, col 2.0 benzina da oltre 190CV per chi non badi ai consumi, come (proporzionalmente) era per le mini dei vecchi tempi.
Parlando di Mini del XXI secolo, la prima serie BMW è ormai a quotazioni molto basse, spesso perché si parla di vetture con altissime percorrenze, ma le varianti Cabrio se la cavano sempre un po’ meglio. Da tener presente che i costi manutenzione sono coerenti all’immagine e quindi maggiori della media, soprattutto per le versioni S, spesso oggetto di tuning (molte Mini personalizzate fuori e spremute dentro, possono aver stressato maggiormente la meccanica). La seconda generazione vede l’ampia diversificazione dei modelli e una relativa ripresa dei motori a gasolio. Le quotazioni sono sopra la media per tutte le varianti, giustificando il prezzo d’acquisto non economico, nelle versioni più ambite la tenuta è tra le migliori in assoluto specialmente per Cooper e Cooper S.
È lunga oltre mezzo secolo la storia Mini, molte le vetture a fregiarsi del nome che con origini britanniche, è stato esportato e prodotto in tutto il mondo con grande successo, divenendo simbolo un’epoca, soprattutto creando un insieme vasto di affezionati possessori indipendentemente dalla versione, oltre che di appassionati a vita in tutte le nazioni. Quella in produzione oggi appartiene alla famiglia di proprietà BMW, che ha visto la luce nel 2001, ma nel secolo scorso varie Mini sono state prodotte con marchi BMC, Morris, Austin, Rover e anche Innocenti. Tra le caratteristiche delle Mini due porte pre-2001, c’era la potenza elevata a disposizione, pur mantenendo cilindrate intorno ai 1000cc. dentro un piccolo e solido telaio, genericamente basso e dalla guidabilità molto diretta, quasi kartistica. Dotazioni e finiture erano coerenti al tempo e salvo casi particolari, tendenti alla semplicità; relativamente lacunoso anche l’aspetto sicurezza. Si contano sei importanti generazioni della “vecchia” Mini, per un totale di oltre cinque milioni di pezzi, ovvero la vettura britannica più venduta in assoluto. La storia più recente è figlia di importanti investimenti di BMW, che ha fatto rinascere una moda estendendola a un vero e proprio nuovo marchio, creando uno status-symbol non certo economico, dallo stile ispirato al passato ma con dotazioni e prestazioni di primissimo livello. In meno di un decennio sono entrate in produzione molte versioni della nuova Mini, la Cabrio si è affiancata dal 2004. Per il 2007 arriva la seconda generazione, che varia poco l’azzeccatissimo stile ottenuto dai precedenti studi BMW e implementa motorizzazioni più attente ai consumi, oltre il nuovo turbo per la S, sviluppato comunemente ai francesi di PSA. Col passare degli anni e il continuo successo la gamma si arricchisce. Nel 2010 un ulteriore ritocco propone motorizzazioni frutto al 100% di opera interna alla Casa. Quella in vendita attualmente è la terza generazione, basata sul nuovo pianale UKL1 destinato anche a una futura BMW con trazione anteriore: sempre più grande e stilizzata, ma sempre uguale nel concetto e sul fronte per dinamica di guida e grinta. I motori fanno altri passi verso ecologia ed economia di carburante, con i nuovi tre cilindri benzina e diesel. Superata da poco la quota dei tre milioni di esemplari, la nuova Mini è stata direttamente venduta in ben 110 nazioni.
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