Tante declinazioni offerte per una vettura quasi globale, in ogni caso spaziosa e gradevole rispetto al proprio segmento (C): Astra ha linea moderna e doti tecniche pienamente nella media attuale di mercato, in tutte le sue caratteristiche. Tende un po’ al maggior volume esternamente, rispetto alle concorrenti più snelle e spigolose, compensa però con i prezzi, relativamente più competitivi almeno negli allestimenti base. In abitacolo non manca spazio per i cinque che possano salire a bordo, come nemmeno un discreto concentrato di comandi sulla console centrale, per chi piaccia. Le finiture sono di stile contemporaneo, ispirate alla Insignia. Sotto il baule la sospensione posteriore sfrutta un parallelogramma di Watt (valido ma non sempre di serie) per migliorare l’equilibrio.
Con i motori sovralimentati SIDI più spinti e l’allestimento Biturbo, la sportività esce anche nella sostanza. Se si cerca un’auto che debba durare costando poco, misurando i consumi, i diesel sono ancora i motori più convenienti, tanto più che i benzina, tranne quello di accesso gamma, sono comunque strutturati con elementi similari ai diesel in quanto a necessità di manutenzione. Esiste anche in doppia alimentazione, con GPL, per il 1.4 turbo. Tre gli allestimenti proposti, dove solo il più ricco include veramente tutto, ma non si trovano le chicche delle concorrenti al top di mercato. L’ausilio elettronico di parcheggio è optional, necessario per chi non ami faticare misurando a occhio gli ingombri attraverso spazi visibili, qui di certo non tra i più ampi. Interessante il sistema FlexRide che adatta gli elementi dinamici (motore, sterzo, sospensioni e impianto frenate / ESP) alle condizioni di guida richieste, coordinandoli elettronicamente, tramite la rete CAN, su differenti livelli di prestazione.
Ancora reperibili in Italia, a prezzi realmente bassi, le varie serie F e G, con le seconde teoricamente adeguate a esser utilizzate con decoro, se ben mantenute e in ordine meccanicamente; il che non è certo facile, soprattutto per le diesel 1700 DTI, soggette a parecchie manutenzioni straordinarie con gli anni. Genericamente ridotto in percentuale ma per molte presente, il rischio in quanto a elettronica motore (la G portò per la prima volta la miniaturizzazione a tecnologia ibrida delle centraline, inserendole per quasi tutta la gamma sul motore, invece che in abitacolo o carrozzeria). La serie H, migliorata, subisce anch’essa un forte deprezzamento a oggi, sapendo però che l’affidabilità è maggiore delle precedenti e i motori diesel, derivazione Fiat, sono più facilmente gestibili in caso di riparazione. Per la serie J sono le Sports Tourer a farla da padrone, con i diesel 1700cc oppure le cinque porte benzina 1400. In ogni caso la tendenza è quella di esser poco sotto la media in quanto a tenuta valore: meglio quindi sceglier bene il nuovo, o al contrario ricercare il pezzo pregiato in mezzo ai tanti usati di allestimento inferiore.
Auto del segmento C nata nel 1991 in Germania, uniformando il proprio nome per i vari mercati e marchi (es. Vauxhall e Holden) riferiti al gruppo su scala internazionale, la Astra è alla sua quarta generazione. Viene prodotta grazie a quattro stabilimenti principali, affiancando a quello tedesco altri in Polonia, Regno Unito e Russia. È con la seconda serie, denominata G, che Astra conquista maggior mercato lottando con le altre protagoniste del proprio segmento su un livello più alto rispetto al passato. Si aggiungono, infatti, più efficienti motori a benzina, rispetto ai datati e poco evoluti quattro cilindri precedenti e debuttano i diesel common rail. Con la G arrivano anche le versioni coupé e cabrio, disegnate da Bertone, ad affiancare le più classiche berline o familiari. Con la H del 2004, Astra prova a dare ancor maggior disturbo nel segmento dominato dalla Golf e cresce dimensionalmente, mettendo al contempo in strada dal 2005 la sportiva tre porte GTC. La precedente serie, G, vive ancora per alcuni anni come Astra classic su mercati meno selettivi, mentre a fatica si prova a entrare negli USA con il brand Saturn. Seguendo pur con lieve ritardo la moda del momento, nel 2006 viene proposta anche la versione TwinTop, apribile. Sul fronte motoristico sono i diesel di derivazione Fiat a portare aria nuova, con persino il piccolo 1.3 Multijet inserito in gamma. Dal 2009 è la J che prende il posto di chi la ha preceduta, posizionandosi meglio in quanto a contenuti, come dimostrano il gradimento in alcuni contest giornalistici internazionali (3° auto dell’anno 2010) e le cinque stelle per la sicurezza EuroNCAP attribuite alla versione GTC. Degna di menzione è la 200t S: allestita in Sudafrica a metà anni Novanta, venne dotata del motore più potente tra quelli in produzione in Europa, derivato dalla Calibra. Il 2.0 Turbo fu spinto al limite più estremo, per battere in accelerazione qualunque berlina di analoga misura sul mercato. Per le competizioni sportive Astra non ha mai nutrito gran passione, pur avendo corso in varie serie nazionali turismo. La più prestigiosa apparizione rimane quella della vettura DTM, imparentata con la G coupé stradale solo nelle forme e peraltro non vincente. A questa si è richiamata la Xtreme vista nel 2001 a Ginevra: dotata di un 4.0 V8, sfruttava parti in carbonio e interni da corsa, con apertura portiere in senso verticale. Sempre con motori non applicati nella serie, ovvero i poderosi V8, derivazioni della Astra G e H, con svariati nomi, hanno corso con discreto successo nelle serie Stock Car dell’America Latina.
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