Il concetto di vettura familiare, o wagon per usare un termine diverso? Anche per Mini esiste e si chiama Clubman, non a caso perché qui rimane tutto lo stile e l’appeal dell’ultima versione della blasonata e iconica Mini, senza nulla che rimandi al classico, pacato, concetto di auto lunga e poco dinamica: 4,25 metri, 5 posti, 4 porte più due “ante” per il baule, è ancor più ricercata di quella normale nelle forme. Non si sceglie per famiglie troppo numerose e dalle grandi necessità di carico, ma è la più capiente delle Mini (bagagliaio da 360 l.) ed esprime una sua dinamica estetica, grazie a forme solide e ben equilibrate, oltre che di guida, grazie al DNA tecnico non tradito. Si allunga non poco rispetto alla “normale” Mini (+27 cm), mantenendo soluzioni meccaniche e di interni condivise con il resto della gamma, ovvero contenuti e dotazioni degne di classi superiori (assistenze guida, schermo 8,8”, Head-up display e tanti comandi da gestire sulla plancia). Non si paga poco in proporzione allo spazio, non certo comodo per cinque adulti insieme, ma poi ripaga in prestazioni, immagine e solidità.
Sei le alternative di base, su cui poi sbizzarrirsi nelle personalizzazioni sempre possibili anche per Mini Clubman: si parte con la One tricilindrica 1.5, aspirata (guida neopatentati) o sovralimentata (Cooper) benzina, moderna onesta e non assetata per uso prioritariamente urbano, disponibile anche in variante diesel, qui 1.5 (One D) o 2.0 (Cooper D) da oltre 130 CV. Cooper S invece al top di gamma, col 2.0 benzina da oltre 190 CV, per chi non badi ai consumi, come (proporzionalmente) era per le mini dei vecchi tempi regalando alla Clubman una bella dinamica prestazionale, o anche Cooper SD di similar potenza per chi preferisca il gasolio in maggior percorrenza.
Parlando di Mini del XXI secolo, la prima serie BMW è ormai a quotazioni basse, spesso perché si parla di vetture con alte percorrenze, ma le varianti Clubman se la cavano comunque bene, pur se non popolari quanto le altre. Da tener presente che i costi manutenzione sono coerenti all’immagine e quindi maggiori della media, soprattutto per le versioni S, spesso oggetto di tuning (molte Mini personalizzate fuori e spremute dentro, possono aver stressato maggiormente la meccanica). La seconda generazione vede la diversificazione dei modelli e una relativa ripresa dei motori a gasolio, mediamente più diffusi nel rapporto 2:1. Le quotazioni sono sopra la media per tutte le varianti, giustificando il prezzo d’acquisto non economico, nelle versioni più ambite la tenuta è tra le migliori in assoluto specialmente per Cooper e Cooper S.
È lunga oltre mezzo secolo la storia Mini, molte le vetture a fregiarsi del nome che con origini britanniche, è stato esportato e prodotto in tutto il mondo con successo, divenendo simbolo un’epoca, soprattutto creando un insieme vasto di affezionati possessori e appassionati a vita in tutte le nazioni. Quella in produzione oggi appartiene alla famiglia di proprietà BMW, che ha visto la luce nel 2001, ma nel secolo scorso varie Mini sono state prodotte con marchi BMC, Morris, Austin, Rover e anche Innocenti. Tra le caratteristiche delle Mini due porte pre-2001, c’era la potenza elevata a disposizione, pur mantenendo cilindrate intorno ai 1000cc. dentro un piccolo e solido telaio, genericamente basso e dalla guidabilità molto diretta, quasi kartistica. Dotazioni e finiture erano coerenti al tempo e salvo casi particolari, tendenti alla semplicità; relativamente lacunoso anche l’aspetto sicurezza. Si contano sei importanti generazioni della “vecchia” Mini, per un totale di oltre cinque milioni di pezzi, ovvero la vettura britannica più venduta in assoluto. La storia recente è figlia di importanti investimenti di BMW, che ha fatto rinascere una moda estendendola a un vero e proprio nuovo marchio, creando uno status-symbol non certo economico, dallo stile ispirato al passato ma con dotazioni e prestazioni di primissimo livello. In meno di un decennio sono entrate in produzione molte versioni della nuova Mini. Per il 2007 arriva la seconda generazione, che varia poco l’azzeccatissimo stile ottenuto dai precedenti studi BMW e implementa motorizzazioni più attente ai consumi, oltre il nuovo turbo per la S, sviluppato comunemente ai francesi di PSA. Col passare degli anni e il continuo successo la gamma si arricchisce ed è nel che debutta la Clubman. Nel 2010 un ulteriore ritocco propone motorizzazioni frutto al 100% di opera interna alla Casa. Quella in vendita ora è la terza generazione, basata sul nuovo pianale UKL1 destinato anche a una futura BMW con trazione anteriore: sempre più grande e stilizzata, ma sempre uguale nel concetto e sul fronte per dinamica di guida e grinta. L’attuale Mini Clubman è sul mercato italiano da fine 2015, i motori fanno altri passi verso ecologia ed economia di carburante, con i nuovi tre cilindri benzina e diesel. Superata la quota dei tre milioni di esemplari, la nuova Mini è stata direttamente venduta in ben 110 nazioni.
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