Tra quelli da poco andati in pensione è un modello Jeep di quelli più particolari, il Compass. Lascia parte del DNA purista del fuoristrada per sposare meglio l’uso stradale classico. Con lui si sceglie quello che fu un modello quasi di accesso, imponente e solido nell’aspetto, indubbiamente da Jeep, ma non così estremo nei suoi 4,45 metri. Pur con quest’indole più cittadina, non offre tutto il comfort o la prestazione di guida di certa concorrenza più raffinata, facendosi quindi forte dell’impronta e dello spazio, più che delle prestazioni o dei contenuti, comunque nella fascia media del segmento. Il prezzo non è di quelli esagerati per salire su una solida vettura Jeep Euro5.
Disponibile con trazione integrale o solo anteriore, motorizzazioni Euro5 gasolio nelle ultime versioni di buona potenza, a differenza di quelle iniziali (quasi inesistenti, da noi in Italia, i modelli a benzina). Potendo l’allestimento top Limited è quello che gratifica meglio possedere Jeep Compass oggigiorno, anche se non si eccede nel lusso.
Non vincente sui mercati quando in produzione, paga deprezzamenti superiori alla media il Compass di Jeep, che per chi lo desideri vuol dire fare discreti acquisti sapendo di avere buona solidità e immagine. Solo eventuali manutenzioni straordinarie inerenti l’elettronica lo vincolano alla rete ufficiale della Casa americana.
Debutta nel 2006 quale SUV dimensionalmente contenuto, rispetto il resto della gamma Jeep, il Compass, per essere modello di accesso. Piattaforma JS/MK, condivisa con il Patriot, ma doti molto meno fuoristradiste delle Jeep più puriste, puntando a una nuova fascia di mercato. Restyling nel 2011 e poi per il 2014, prima del pensionamento, con migliori motorizzazioni, gasolio, derivate Mercedes per il modello siglato MK49.
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