Vera familiare Alfa Romeo del secolo scorso, ultima di successo e apprezzamento globale, pur se già figlia di mamma Fiat e priva della trazione posteriore. Con la 156 Sportwagon si possiede oggi una classica “station” due volumi di stile equilibrato, in futuro sempre più raro, ma sempre riconoscibile come italiano, abbinato a buone prestazioni. Si guida con lieve impegno (nullo rispetto le antenate ma superiore alle nipoti), si compra con poco e non ha grandi pecche salvo le lacune di sicurezza e normative antinquinamento (sino a Euro4) rispetto ai tempi moderni.
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La Alfa 156 era normalmente benzina Twin Spark (da 1.6 a 2.0) come modello tipico ai tempi della nascita. In breve hanno però preso piede le prime motorizzazioni Jtd gasolio, preferibili per lunghe percorrenze (1.9) divenute poi Multijet Euro4. In ottica amatoriale o addirittura collezionismo ci sono le V6 2.5 o impagabile GTA 3.2, con o meglio senza trasmissione Selespeed. Il restyling fa preferire le post-2003 non per estetica (meno classica) ma per gli step migliorativi di interni ed elettronica motore.
Ce ne sono ancora parecchie in circolazione, a prezzi bassissimi, da verificare però nell’integrità motoristica (es. variatori fare per i TS o iniettori per i Jtd) e nella buona cura se invece si tratti delle meglio quotate V6, ambite anche all’estero.
Arriva sul mercato nel 2000 per coprire nuova nicchia di mercato, l’Alfa 156 (p. 932) in versione familiare: Sportwagon. Una carriera lunga e di successo, per una classica due volumi europea wagon, e rimasta a listino sino al 2006. Trazione e motori anteriori, restyling anche degli interni per il 2001 con le motorizzazioni Euro3, quindi più pesante esteriormente dal 2003, con l’Euro4. Assemblaggio in Campania a Pomigliano D’Arco e motorizzazioni che partivano dai noti 1.6 Twin Spark 16v benzina, con o senza (105 CV) geometria variabile, sino alla estrema e oggi quasi da collezione versione GTA, dotata del motore V6 da 250 CV.
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