Se gli italiani non sanno gestire l’emergenza virus, anche gli svizzeri… [GIMS KO]

Se gli italiani non sanno gestire l’emergenza virus, anche gli svizzeri… [GIMS KO]
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Il mondo dell’auto e della mobilità in generale è stato sconvolto tra sabato e domenica per l’Italia. A seguire nelle altre nazioni d’Europa in questa settimana. Non siamo i peggiori, vedendo cosa accaduto per il Salone dell’Auto in Svizzera
28 febbraio 2020

Ma come, noi “italians della Land of cialtrons” (parafrasando uno spot automobilistico) meritiamo di annaspare nelle nostre difficoltà socio-economiche perché, palesemente, siamo pieni di incapaci nel reagire razionalmente agli eventi, sfruttando le (poche) opportunità di una situazione come quella dell’epidemia virale… E gli svizzeri allora? Quelli che sono sempre terreno "buono" per neutralità in certi momenti, ricco per finanza, depositi e moneta di solida valuta, in altri… Loro hanno turbinio finanziario in questi giorni, ma fanno su un pastrocchio peggio degli italiani, con il GIMS 2020, il Salone. E si perché fortunatamente ancora si parla di fatti, gestione, comunicazione. I morti veri sono pochi e i malati gravi altrettanto, in Europa.

Pesano invece per tutti i modi in cui si spostano le regole e di conseguenza i programmi, le persone. Tante persone e senza preavviso. Dai loro normali metodi lavoro, dai loro viaggi programmati, dai doveri e anche dai ritorni. Quando nel dubbio e nella palese difficoltà, ogni giorno senti dire “tutto confermato” non è che sempre sia d’aiuto. Ecco, giovedì scorso ci hanno (ri)presentato un Salone confermandolo. Nonostante siano calate le presenze di rilievo, nonostante oltre metà degli addetti ai lavori qualche dubbio serio se lo ponesse. A seguire ogni giorno si contavano, internamente, le defezioni: quelli che palesavano la loro poca voglia di andare e avevano l’OK alla disdetta dai relativi vertici aziendali. Una spirale netta, crescente di ora in ora da lunedì. Perché le aziende capivano di perdere i propri ritorni al Salone già da tempo. Perché gli attori principali dicevano no. Perché interi staff non avrebbero presenziato delegando a colleghi esteri un lavoro che sarebbe venuto “a metà” o peggio male. Un “Salon” molto meno Salone Internazionale e sempre più solo locale. Lo si capiva prima di oggi, venerdì 28. Che noi, noi media, dovendo lavorare lunedì 2 eravamo già pronti, secondo il “loro programma” spinto fino a stamattina (il sito ufficiale mentre scriviamo dice ancora a tutti di andare, con le dovute cautele e garanzie del PalaExpo).

Pronti a gettare via lavoro e risorse, se si considera la mole di attività che sono dovute per un Salone dell’Auto. Stessa cosa, anche peggio, per molti altri operatori di ogni specialità coinvolta (logistica in primis, non solo degli espositori). Non stiamo ad accusare nessuno, in momenti difficili per tutto il mondo. Con un preavviso uguale a zero, lascia però il tempo che trova ogni considerazione sugli italiani, fatta in fretta da venerdì a inizio settimana.

Le regole di accesso e tutela al Salone Ginevra 2020, valide fino al giorno lavorativo prima dell'annullamento
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Il virus è male globale, si comprende a livello sanitario e si gestisce con le giuste misure. Quelle che non hanno preso molti uomini di potere italiani, vero. Quelle che però, per inseguire business e tamponare perdite palesi fino all’ultimo, non hanno fatto certi manager del mondo auto per il Salone 2020. Si è dovuto attendere lo scontato, per chi è nella cabina di regia a certi livelli, comando da Berna: il Consiglio Federale vieta tutti gli eventi pubblici oltre il migliaio di partecipanti. Si poteva fare peggio, dicendoci magari oggi che potevamo lavorare plafonando a 990 i presenti dentro il Salone, vero. Hanno comunque fatto meglio gli spagnoli con MWC Barcelona, con le loro teste e senza negoziazioni politiche, senza deludere e forzare. Con anticipo anche, quando era persino meno facile per noi europei capire che a certe manifestazioni, ora non si vuole o può andare. Loro a noi “media” non hanno nemmeno inviato alcuni dati e documenti ufficiali in tempo canonico a gennaio, facendoci capire che stavano frenando e avvisando poi in tempo. Non fingendo di “tirare la staccata” come gli svizzeri, che sono proprio “andati lunghi”.

Che poi se non per MWC, Barcellona “tira” e tirerà ancora, già dall’autunno con Smart City Expo ci si augura. Mentre Geneve, Geneve arranca e di brutto sul fronte automobilistico. Nonostante dicono (loro) che se ne rimarrà solo uno, di Salone “top” in Europa, sarà quello svizzero. Da vedere poi cosa accadrà a livello “di soldi”: non sono pochi in ballo. E sì perché, Citroen, Peugeot, Opel, Jaguar, Land Rover, Lamborghini Ford, Mini, Nissan, Mitsubishi, Subaru e Volvo (tante eh?) al GIMS 2020 manco ci si sono registrate, ma gli altri, pretenderanno pesanti rimborsi dall’organizzatore? Ai privati visitatori, sarà rimborsato il ticket. Le aziende magari avranno denari e dei bonus, per l’edizione che arriva. Quella 2021 e non un 2020 posticipato a chissà quando. In attesa di presentazione c’erano auto come la nuova Fiat 500 elettrica e la Alfa Romeo GTA, per FCA. DS 9 e Renault Twingo elettrica per i francesi. Molti restyling e concept, come la succosa BMW i4. Qualcuno sarà presentato indipendentemente, virtualmente, per non perdere tempo e debuttare nei listini prezzi.

Intanto, vedremo altri grandi Saloni auto nel 2020? Di sicuro il più “bello” di quelli in programma per noi italiani è il MiMo a Monza (è Open-air) dove patron Levy potrebbe vedere anche maggiore interesse, saltato Ginevra e avvicinato nella data, forzatamente per il Covid19, il rimandato Salone del Mobile milanese. Italia: Paese in difficoltà serie ma sempre il più bello del mondo anche in regime di coronavirus, senza dubbi.

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