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Per celebrare i suoi 110 anni, Bugatti al Salone di Ginevra 2019 ha presentato La Voiture Noire, una one-off che trae ispirazione da una vettura storica del marchio. Per scoprirne di più, alla kermesse ginevrina abbiamo parlato con il papà della vettura, il designer Etienne Salomé.
La nuova auto è fantastica e il design è incredibile: rappresenta una significativa evoluzione della Divo, la quale era a sua volta un’evoluzione della Chiron.
Etienne Salomé: «Corretto. Quando ci siamo trovati a dover decidere come celebrare i 110 anni del marchio e i 110 di Jean Bugatti, abbiamo deciso di prendere come ispirazione il capolavoro di Jean Bugatti, la Type 57 SC Atlantic, dove SC sta per Surbaissé Compresseur. La vettura, di fatto una Super GT, aveva un’altezza da terra di soli 12 cm, e toccava i 200 km/h di velocità di punta. Furono costruiti quattro esemplari alla fine degli anni Trenta e uno di questi apparteneva proprio a Jean Bugatti».
«La sua vettura era completamente nera e solo lui e dei piloti da corsa guidavano quest’auto. Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la Francia era divisa tra la zona occupata e la zona libera, lo stabilimento fu spostato da Molsheim a Bordeaux. La vettura con numero di telaio 7453, quella di Jean Bugatti, lasciò Molsheim ma non arrivò mai a Bordeaux. Per noi quell’auto divenne un mito e volevamo far rinascere lo spirito di questa vettura in un pezzo unico moderno, pensato per un cliente».
Quanto tempo avete impiegato nello sviluppo della vettura, a partire dai bozzetti?
«È un’idea che abbiamo avuto anni fa. Non volevamo solo ispirarci alla Atlantic, ma anche renderle davvero omaggio. La Voiture Noire nasce da questa intenzione, e non credo avrei saputo fare di meglio. Alcune persone mi chiedono cosa ci sia di così speciale in questa macchina; la peculiarità è che ne sarà prodotta una sola».
Penso che sia davvero difficile progettare una vettura con un propulsore molto potente e ingombrante al posteriore. Dovete riuscire a garantire il raffreddamento del motore, dei freni e includere molte parti che hanno un ruolo funzionale, come le prese d’aria. La parte del design al servizio della tecnica è difficile da disegnare?
«Quest’auto vanta un motore W16 quadriturbo da 1500 CV: se si butta una moneta da 10 centesimi nel vano motore, non cadrà a terra perché contiene tantissimi componenti. Alla fine il prezzo di 16,1 milioni di euro è comprensibile se si tiene conto della ricerca e dello sviluppo in termini tecnologici, il cui costo non può essere ripartito su più esemplari, visto che è un pezzo unico».
Oltre a questa, quali altre vetture le piacciono?
«Me ne piacciono molte, in particolare diverse risalenti all’anteguerra. Mi ispiro a queste auto per le vetture che disegno. Se si guarda alla Voiture Noire in confronto alle altre auto del Salone, c’è una grande differenza: il resto è pret-à-porter, questa è haute couture. Dico sempre che il design è finito quando non c’è più nulla da togliere».
«Chi disegna gli abiti di Chanel ha dei punti fissi da rispettare, come le tasche; anche per la Voiture Noire ci sono degli elementi che la rendono inconfondibilmente una Bugatti. La fiancata presenta un design distintivo, mentre al posteriore c’è una singola linea per le luci di stop, che io chiamo “Kiss Goodbye”. Non possiamo poi dimenticare il ferro di cavallo con il logo all’anteriore».
Gli interni sono diversi da quelli della Chiron?
«Gli interni sono basati su quelli della Chiron, ma sono realizzati su misura. L’auto in mostra a Ginevra è il primo passo verso la produzione, quindi gli interni non sono ancora installati, arriveranno dopo».
Questa vettura è pensata per essere una GT o una supersportiva?
«Non l’ho concepita come una vettura per la pista, ma come un’auto elegante, con delle proporzioni diverse, un passo lungo da Super GT. Se volessi andare a fare un giro sulle colline toscane questa sarebbe l’auto ideale per farlo».
Per questa vettura è stata impiegata la tecnologia della stampa 3D, in particolare per i cerchi. Li ha disegnati lei o sono solo frutto di un calcolo matematico?
«Il design organico dei cerchi è frutto dell’elaborazione dei computer, ma io preferisco un design più tagliente. Abbiamo dovuto utilizzare due software per ottenere un risultato più rifinito. Sicuramente si tratta di un approccio artistico ad un componente come questo».
Se si guarda alla Voiture Noire in confronto alle altre auto del Salone, c’è una grande differenza: il resto è pret-à-porter, questa è haute couture
Ci sono altre parti esclusive della vettura?
«La Atlantic presentava una pinna sul cofano; l’ho voluta replicare con un inserto di alluminio nel cofano in fibra di carbonio. Anche la forma del parabrezza si rifà alla tradizione di Bugatti. Sicuramente caratteristica è anche la luce di stop che corre lungo tutto il retrotreno. I sei scarichi al posteriore vogliono sottolineare il potente motore che si nasconde sotto il cofano».