Salone di Francoforte, Di Silvestre, BMW: «Elettrico sì, ma investiremo molto su diesel e benzina»

Salone di Francoforte, Di Silvestre, BMW: «Elettrico sì, ma investiremo molto su diesel e benzina»
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Il nuovo presidente di BMW Italia, Massimiliano Di Silvestre, al Salone di Francoforte 2019 parla del mix di prodotto della casa dell’Elica e dei risultati raggiunti nel nostro Paese
20 settembre 2019

Dal 1 agosto 2019, BMW Italia ha un nuovo presidente, Massimiliano Di Silvestre, subentrato a Sergio Solero. Alla sua prima uscita ad un salone, a Francoforte, ci ha parlato dei risultati di BMW in Italia e del futuro del gruppo, che si baserà su un valore fondamentale, la flessibilità. E proprio su questa capacità si basa un risultato degno di nota, da cui è cominciata la nostra chiacchierata. 

BMW è stata l’unica casa a non avere giacenze col passaggio al ciclo WLTP. Da dove arriva questo risultato?

Massimiliano Di Silvestre: «Arriva dalla programmazione, dalla strategia, dalla flessibilità. BMW è una realtà che ha sempre prodotto motori benzina e diesel puliti, conformi alle normative. I nostri motori sono sempre stati il punto di riferimento, anche in termini di emissioni. Oggi ci ritroviamo ad aver gestito il problema dell’adeguamento alle nuove normative WLTP con assoluta serenità. Se lei però guarda i dati di mercato da gennaio ad agosto 2019, è ovvio che le performance siano state comunque condizionate da questi cambiamenti. La mobilità sostenibile non nasce con l’elettrificazione, ma prima, con la produzione di motori efficienti e puliti. Oggi continua con l’elettrificazione e domani con l’idrogeno e con le fuel cell». 

Nella sua visione, i diesel dovrebbero rimanere sul mercato per altri 20 anni, e i benzina per 30. I tempi potrebbero allungarsi ancora di più?

«Gli studi attuali ci dicono questo e ci danno ragione sul continuare ad investire sulla tecnologia tradizionale. A Francoforte non presentiamo solo le vetture elettrificate, ma anche le nuove M8 Cabrio e Coupé. Noi continuiamo a credere moltissimo nel motore benzina ad alte prestazioni, purché sia efficiente». 

Nella sua carriera in BMW, è stato vicino anche alle vendite, alla rete. Come sarà affrontato nei prossimi anni il rapporto con i concessionari? 

«Con spirito aperto, costruttivo. È chiaro che il modello di business cambia, quindi anche l’approccio verso il cliente finale deve evolvere. Oggi sono sempre meno i clienti che vanno nelle concessionarie e saranno sempre meno quelli che lo faranno in futuro. I rapporti nascono dal web, dagli eventi che il dealer è capace di implementare sul territorio. Bisogna poi imparare il linguaggio del lead, perché il lead rimane invisibile fino all’appuntamento in concessionaria. Noi dobbiamo lavorare per essere così affascinanti da convincere i clienti ad andare in concessionaria e firmare un contratto di acquisto di una nuova vettura. I concessionari devono attrezzarsi a questo cambiamento con le conoscenze giuste. Dal nostro canto, noi dobbiamo garantire loro un livello di redditività. Se non avessimo aziende capaci di produrre reddito sul territorio, non potremmo assumere le migliori persone e strutturare i processi in modo più evoluto». 

Tutti questi cambiamenti, a livello di casa costruttrice, danno nuove opportunità lavorative ai giovani. Nascono nuove professioni.

«Questo si vede soprattutto nell’after sales. I tecnici devono essere bravi nell’utilizzo dei software. Anche nel marketing le competenze sono molto cambiate, così come nelle vendite, perché bisogna cercare di organizzare un approccio di mercato che parli direttamente al cliente. La vera sfida è vendere una macchina "unica" a ogni cliente. Dobbiamo imparare a parlare il linguaggio del mercato».

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Si parla molto di elettrificazione. Forse troppo?

«Non credo. Noi puntiamo molto all’elettrificazione della gamma. Abbiamo un livello di elettrificazione molto elevato, e lo sarà ancora di più dal 2020, con l’introduzione di nuove varianti ibride di diversi modelli. Sul versante full electric abbiamo la i3, e arriveranno la X3 e la Mini 100% elettrica. Se da un lato andiamo verso l’elettrificazione, perché è uno dei nostri pilastri insieme alla guida autonoma e alla connettività, dall’altro insistiamo sul business tradizionale, con i motori diesel e benzina, purché siano efficienti e conformi alle normative europee». 

«La migliore delle previsioni dà al 2025 un livello di elettrificazione del parco al 30%: in quel momento, quindi, la maggior parte delle vetture vendute sarà ancora equipaggiata con una forma di propulsione tradizionale. Andiamo verso l’elettrificazione, ma la nostra visione di mobilità sostenibile è molto flessibile, perché continuiamo ad investire sull’efficienza dei motori tradizionali. Questo senza dimenticare anche l’idrogeno».

Dal prossimo anno, l’energia che impiegherete per la produzione delle batterie arriverà da fonti rinnovabili?

«Anche l’energia che alimenterà le nostre sedi in giro per il mondo deriverà da fonti rinnovabili. In Italia è già così». 

Non temete che quando l’elettrico avrà raggiunto una quota di mercato importante, diciamo del 20/30%, arrivi la mannaia fiscale?

«Questa è una variabile che non possiamo governare. Quello che possiamo fare è mantenere la nostra strategia. Vogliamo continuare sulla nostra strada anche sul mercato italiano. Poi ci sono delle varianti macroeconomiche, politiche, fiscali, fuori dal nostro controllo».

Sul premium, i vostri cugini tedeschi vi rincorrono sempre

«A livello di gruppo, siamo ancora leader sul mercato premium in Italia. Nei primi otto mesi dell’anno, come BMW abbiamo registrato una flessione rispetto all’anno precedente, - 1,63%, perché i modelli del segmento compatto premium sono tutti in fase di run out e successivo facelift. L’attività di recupero è decisamente pianificata sotto questo punto di vista». 

Avete dotato le vostre vetture PHEV di una tecnologia che consente loro il passaggio alla modalità full electric in automatico quando si entra in una zona dove possono circolare solo veicoli a zero emissioni, ce ne può parlare?

«Il sistema si chiama eDrive Zones: funziona grazie ad una tecnologia che identifica autonomamente le aree verdi per poi attivare la modalità elettrica delle auto plug-in in modo tale da dare all’utilizzatore di un veicolo PHEV gli stessi diritti di accesso alle aree verdi di un conducente di un’auto completamente elettrica». 

Sembra che un paio d’anni fa ci fosse più attenzione sulla guida autonoma, mentre ora si parla più di elettrico

«È un’impressione corretta. Ci si focalizza sull’elettrificazione perché non ci sono limiti in questo campo. Per la guida autonoma, la macchina è già pronta, ma c’è un problema di regolamentazione e di uniformità di normative tra i vari paesi. L’elettrificazione non ha limiti: le vetture PHEV, elettriche, a idrogeno possono liberamente circolare». 

Per raggiungere le nuove generazioni, bisogna trovare un modo nuovo per comunicare. Forse l’automobile premium potrebbe sparire, diventando la vettura un solo mezzo per muoversi? 

«Noi stiamo lavorando perché questo non accada. Il nostro tema ricorrente a Francoforte è il piacere di guida. Il nostro DNA è questo, e vogliamo riuscire a garantire questa esperienza alle nuove generazioni con futuri modelli, siano essi a combustione o elettrici, ibridi. Se manteniamo questa strategia, il premium non sparirà mai, perché premium non è un’automobile, è un’emozione, un’esperienza. Se domani conteranno più i servizi, noi dovremo essere bravi a garantire un’esperienza premium che faccia la differenza». 

I nati nel 2020 che macchine potranno guidare a diciotto anni, nel 2038?

«Nel 2038 potranno ancora scegliere una BMW equipaggiata con un motore diesel o benzina superefficiente, oppure un’elettrica, una plug-in hybrid, e anche una idrogeno fuel cell». 

Il nostro tema ricorrente a Francoforte è il piacere di guida. Il nostro DNA è questo, e vogliamo riuscire a garantire questa esperienza alle nuove generazioni con futuri modelli, siano essi a combustione o elettrici, ibridi

Quando presentava i dati del mercato italiano, ha insistito sui valori positivi registrati dalle moto. Lei è motociclista?

«Sì, lo sono. Dall’arrivo del secondo figlio un po’ meno, ma resto un motociclista. BMW Motorrad è un’unità di business straordinaria, abbiamo una crescita incredibile, del 16% nei primi otto mesi dell’anno. Rappresentiamo il secondo mercato al mondo per BMW. Il brand è posizionato molto bene sul mercato, anche il fatturato medio è molto alto. Il nostro bestseller è il GS. Non solo esprimiamo il volume maggiore, ma anche il fatturato più alto».

Dopo la Harley elettrica, la Vespa elettrica, ci sarà una moto BMW elettrica?

«Sì, ci stiamo lavorando. Nelle moto elettriche c’è un problema che bisogna risolvere: bisogna studiare un sistema per renderle più riconoscibili da parte degli automobilisti nel traffico, non le si sente arrivare ed è pericolosissimo. Io ho iniziato ad andare in moto nel 2000, e mi rendo conto della differenza oggi rispetto a 18 anni fa: ci sono molte più distrazioni al giorno d’oggi per chi guida».

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