Scandola: «Il punto di forza della Skoda è la resistenza»

Scandola: «Il punto di forza della Skoda è la resistenza»
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Un’analisi che non ci aspettavamo. Umberto Scandola ci parla con serenità del metodo “scientifico” con il quale ha affrontato la preparazione del San Marino | <i>P. Batini</i>
15 luglio 2013

Un’analisi che non ci aspettavamo. Umberto Scandola ci parla con serenità del metodo “scientifico” con il quale ha affrontato la preparazione del San Marino.

Complimenti Umberto. Dove mettiamo il centro di fuoco della tua gara?
«La gara l’abbiamo vinta a casa. Nel senso che abbiamo visto il programma, visto che c’erano dieci chilometri di Speciali su asfalto, e il Team ha voluto organizzare una sessione di test dedicata espressamente alla messa a punto della macchina per quella prova speciale. C’era l’obbligo di usare le gomme da terra, quindi dovevamo trovare il buon compromesso tra gli assetti da asfalto e da terra. Alla fine quei dieci secondi guadagnati in quelle due prove della sera sono, grosso modo, il vantaggio che abbiamo sull’avversario diretto a fine gara».


Certo, ma mi pare in un certo senso riduttivo, perché resta il fatto che alla fine delle prove “di giorno” e “su terra”, le speciali “classiche” insomma, ne avevi vinte i due terzi ed eri di fatto in testa…
«Sì, certo, ma volevo porre l’accento sul fatto che quando si è sempre così al limite, si deve cercare di lavorare su tutti i dettagli, anche su quelli sui quali magari gli altri non pensano di farlo. Noi abbiamo lavorato anche lì, e sfruttato ogni chilometro della gara. Con degli avversari così veloci non puoi permetterti di sottovalutare nessun aspetto, anche della preparazione».


Diciamo che tutti gli aspetti della preparazione sono stati affrontati e offrono alla fine il compenso della soddisfazione completa. Che dire dell’esecuzione” della gara?
«Diciamo che ci siamo contenuti, o almeno così pensavamo di fare all’inizio, cercando e tenendo un bel passo. Sapevo, però che avremmo potuto fare la differenza in quelle due speciali lì, e lì abbiamo attaccato e guidato nel modo migliore che si potesse fare. Alla fine è stato quello che ci ha portato alla vittoria. Negli altri frangenti, dove anche gli altri si erano preparati, eravamo lì, i tempi comparabili».

Secondo me abbiamo guidato bene un po’ per tutto il Rally. Forse, per assurdo, la prima prova, quella nella quale abbiamo dato un distacco maggiore a Basso, è quella nella quale ho guidato peggio


Ma tu avanti…
«Sì, per carità, ma non c’era un margine netto, rassicurante. Invece così lo abbiamo trovato».


A parte la prova “scientifica”, quale altra PS ti è piaciuta. Dove ti sei riconosciuto meglio?
«Secondo me abbiamo guidato bene un po’ per tutto il Rally. Forse, per assurdo, la prima prova, quella nella quale abbiamo dato un distacco maggiore a Basso, è quella nella quale ho guidato peggio. Nelle altre prove ho guidato sempre bene e non abbiamo commesso errori. Direi piuttosto, quindi, che più di una singola PS mi è piaciuto quello che globalmente abbiamo fatto io e Guido in macchina».


Bilancio di oltre metà stagione. Alla luce delle incertezze dell’inizio, del lavoro fatto e dell’evoluzione, insomma, puoi dire di essere adesso al 100% della soluzione del rebus?
«Secondo me non si è mai al 100%, e quando pensi di esserlo allora arriva il momento che paghi qualcosa, perché è il momento in cui ti fermi e non vai avanti con l’evoluzione. No, non credo che siamo al 100%, e anche qui abbiamo visto che qualcosa ancora può essere fatto».

Vincere il San Marino, per me è un’emozione unica. Mio padre lo ha corso per la prima volta nel 1978, e credo che vi abbia partecipato una ventina di volte arrivando forse due. Scrivere il nome sull’albo d’oro della Gara di quest’edizione del San Marino è una vittoria della mia famiglia


Parliamo anche della macchina. Quale il suo punto di forza?
«Oltre alla velocità, che non si discute e non sono io a doverlo illustrare, credo che il suo punto di forza sia nella resistenza. A San Marino abbiamo preso dei gran colpi, davvero molto forti, e la macchina non ha fatto “una piega”, non un minimo problema di sterzo o di convergenza. Veramente una macchina molto resistente».


Adesso si torna sull’asfalto, in Friuli. Lì, torneranno a ragionare “scientificamente” un po’ tutti. Tu che farai in questo mese e mezzo di vacanza e di attesa?
«Vacanze, e certamente altro lavoro. Test. Riprendiamo con le prove per l’asfalto, anche se al momento non so ancora quanti test e per quando esattamente. Si cercherà di arrivare in Friuli a quell’ipotetico 100% che non si raggiunge mai».


E intanto il San Marino è nel tuo palmares…
«Vincere il San Marino, per me è un’emozione unica. Mio padre lo ha corso per la prima volta nel 1978, e credo che vi abbia partecipato una ventina di volte arrivando forse due. Scrivere il nome sull’albo d’oro della Gara di quest’edizione del San Marino è una vittoria della mia famiglia, oltre che personale e della mia Squadra».

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