Rally Italia Sardegna. La parola all'organizzatore Tiziano Siviero

Rally Italia Sardegna. La parola all'organizzatore Tiziano Siviero
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I più lo conoscono perché ha vinto due Mondiali con Biasion, altri per aver organizzato il WRC in Argentina. Abbiamo parlato con il progettista del Mondiale WRC e del CIR in Sardegna | <i>P. Batini</i>
5 giugno 2014

I più lo conoscono perché ha vinto due Mondiali con Biasion, altri perché ha creato e organizzato il Por Las Pampas, il WRC in Argentina, pochi per… insomma, parliamo con Tiziano Siviero, il progettista del Mondiale WRC e del CIR in Sardegna.

Iniziamo delle novità dell’Italia Sardegna
«Abbiamo cercato di fare un Rally un po’ diverso. C’è Cagliari, è una bella novità ed è la prima volta che si organizza una prova così in città, e c’è la prova “lunga”. Queste sono le novità più importanti, sostanziali. Poi abbiamo cambiato la location del parco assistenza, che a Olbia era in un luogo un po’ anonimo, e l’abbiamo spostato ad Alghero, anche in questo caso nel centro della città».


Qual è il livello tecnico della sfida italiana?
«Il livello è molto alto. D’altra parte il livello tecnico, più o meno, è sempre cresciuto. Il problema di oggi è trovare uno sbocco commerciale. Una volta vincevi un Rally e vendevi, che so, cinquantamila auto, oggi vinci e magari ne vendi venti. Cifre per dire. La mia percezione, però, è che negli ultimissimi anni la tendenza si è invertita, è finita la fase discendente e siamo in risalita. Lo noto da diverse cose, anche dalla partecipazione che cresce di numero e soprattutto di livello di disponibilità. Si deve continuare a crescere tecnicamente ma anche considerare tutti gli altri aspetti che stanno attorno al Rally e all’evento».


Ci si può riuscire, con quali nuovi ingredienti?
«Secondo me è quanto mai importante che i Rally abbiano un bel livello di accettazione da parte dei Team, dei piloti naturalmente, e degli spettatori. Di tutti, insomma. Se parliamo del Rally Italia Sardegna nello specifico, è importante che i Team Manager siano contenti, e che ancor di più lo siano gli spettatori, gli appassionati che sono venuti qui a seguire il Rally. Se tutti tornano a casa contenti abbiamo fatto un altro importante passo avanti sulla strada del rilancio del Rally in Sardegna. Per questo abbiamo cercato e lavorato molto sulle novità e su dei miglioramenti sostanziali, elementi chiave. Per gli spettatori abbiamo lavorato sul percorso. Principalmente abbiamo cercato di renderlo il più spettacolare possibile, con lunghi salti e passaggi ad un tempo suggestivi e tecnici. Dall’altra parte, per soddisfare gli “addetti”, ma non solo quelli naturalmente, abbiamo introdotto Cagliari, con una prova speciale cittadina, e con due dirette televisive, sulla prima e sull’ultima giornata del Rally».

Secondo me è quanto mai importante che i Rally abbiano un bel livello di accettazione da parte dei Team, dei piloti naturalmente, e degli spettatori. Di tutti, insomma. Se parliamo del Rally Italia Sardegna nello specifico, è importante che i Team Manager siano contenti, e che ancor di più lo siano gli spettatori, gli appassionati che sono venuti qui a seguire il Rally


Quando si parla di Salti, in Sardegna si pensa al Micky’s Jump. C’è solo quello?
«Secondo me ce ne sono altri che vale la pena di andare a vedere. Sulla Speciale di Coi Luna ce ne sono due, dopo un chilometro dalla partenza e dopo circa tre chilometri. Quest’ultimo è un salto davvero molto bello, stiamo parlando di 35-40 metri di salto!».

Numero di partecipanti, soddisfacente?
«Sì, direi di sì. Avevamo ipotizzato un tetto di 90 partenti, perché con un numero maggiore di Piloti avremmo avuto difficoltà a gestire la gara, e abbiamo raggiunto comunque il numero di 84 Piloti. In un’epoca di crisi diciamo totale, è un bel risultato».


Tempo?
«Bellissimo, fa sin troppo caldo, dovremo vedere sulla prova lunga di Monte Lerno come se la cavano i Piloti e i Navigatori, con trenta gradi all’ombra e la distanza a cui non sono abituati. È una bella sfida».


Come l’hanno accolta, Piloti e Team, la Monte Lerno di quest’anno?
«All’inizio non erano molto contenti, manifestavano una certa perplessità. Figurati che nel mio progetto originale la Prova doveva essere lunga addirittura 80 chilometri. Abbiamo intavolato una “trattativa e ci siamo “accordati” sui sessanta. Qualcuno adesso ritiene che questa Speciale così lunga potrebbe essere la chiave della gara. Con un Campionato dominato da Ogier e dalla Volkswagen, questa potrebbe diventare una variabile su cui giocare delle fiches. Con una prova del genere è difficile dire a priori che vincerà Ogier, e soprattutto, anche se sarà lui a fare da “lepre”, è un fatto che la gara rimarrà virtualmente aperta fino a sabato sera, fino alla chiusura del secondo passaggio sulla “lunga”».


Che dire dell’Italiano in “coda” al Mondiale?
«Sinceramente non mi piace troppo. Io avrei preferito una formula diversa, e mi sono battuto perché si realizzasse un Rally con l’Italiano “dentro” il Mondiale, con stesse regole del Mondiale. La scelta finale ha privilegiato la formula attuale, che non mi piace, ma è chiaro che non è immotivata e io rispetto queste scelte, anzi, sono comunque contento che l’Italiano partecipi alla festa del Mondiale. Sarebbe stato bello vedere combattere tutti ad armi pari, e soprattutto per i Piloti italiani più giovani sarebbe un’occasione di confronto e una vetrina straordinaria. In coda non è la stessa cosa, si troveranno delle condizioni diverse. Non si potrà fare una comparazione corretta».

C’è tantissima gente in arrivo. Non solo navi e aerei, a Alghero non c’è più un posto in hotel, bisogna andare oltre Sassari. A quanto pare abbiamo fatto il boom. Solo a Cagliari sembra che avremo 30.000 persone


Insomma, perché la gente deve venire a vedere questo Rally?
«La risposta logica è che il pubblico deve venire perché è l’unica occasione di assistere ad un Mondiale in Italia. Ma ci sono altre ragioni. La Sardegna, per esempio, è un posto magnifico, e il Rally ambientato qui è un’altra cosa. Le prove disegnate in Sardegna sono davvero spettacolari, e adesso sono anche molto veloci».


Tu sei il responsabile del progetto. Un ruolo basilare ma anche rischioso? Intanto, è vero che il Sardegna è un Rally a “rischio” nella geografia Mondiale?
«Allora. Io credo che negli ultimi anni il Rally in Sardegna fosse considerato un po’ come un Calimero, cioè il primo candidato a farsi da parte, ad uscire dal calendario Mondiale non appena qualcuno si fosse fatto avanti per entrarvi. Non era una questione tecnica, ma piuttosto di location, di risposta scarsa da parte del pubblico, di mancanza di passione per questa gara, di tifo. Sembrava un po’ come la Dakar quando passava in Mauritania, che non se la filava nessuno. Noi abbiamo lavorato a fondo sul problema, e abbiamo introdotto un progetto sulla base di idee che potessero cancellare questa cattiva “nomea”».


Mi risulta che navi e aerei sono pieni, che un mare di gente ha risposto al richiamo del Rally in Sardegna. è così?
«Questa è la risposta che volevamo sentire dalla passione della gente. C’è tantissima gente in arrivo. Non solo navi e aerei, a Alghero non c’è più un posto in hotel, bisogna andare oltre Sassari. A quanto pare abbiamo fatto il boom. Solo a Cagliari sembra che avremo 30.000 persone. Dovremo tenere gli occhi bene aperti per la sicurezza. Abbiamo portato la super speciale nel centro di Cagliari, la diretta televisiva, e reintrodotto la Prova lunga che ha suscitato molta preoccupazione all’inizio ma che si sta rivelando un motivo di grande interesse per lo sviluppo, anche futuro, della gara. Diciamo che per anni abbiamo vissuto dando per buono lo stesso modello organizzativo, e che lavorare su sfide anche difficili, sia dal punto di vista logistico che organizzativo, oggi si dimostra una qualità che viene apprezzata. Certo, realizzare le nostre idee è stato un lavoro immane».


Parlavi di sicurezza, ti spaventa?
«No, direi invece che è la cosa che più mi piace in questo “lavoro”. è il mio challenge preferito. È chiaro che con l’arrivo di così tanta gente bisogna impegnare grandi risorse per mantenere un controllo che deve essere totale, ma lavorare sulla sicurezza è la parte del mio impegno come organizzatore che mi è sempre piaciuta di più. E poi, quando correvo io, siamo arrivati a vedere centinaia di migliaia di appassionati lungo le strade, epoche di altri numeri, clamorosi. Poi siamo scesi, scesi, scesi. Qualche anno fa abbiamo toccato il fondo, e adesso iniziamo a risalire la china. Non è accaduto casualmente, abbiamo cercato in tutti i modi di invertire la rotta. No, non ci deve spaventare vedere arrivare finalmente tanta gente a seguirci».


Pensi ad un bel Rally, insomma…
«Penso ad un grande, bel lavoro. Sul fatto che sarà anche un Rally bello vorrei che ci tornassimo su tra qualche giorno».

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