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Alghero, 7 Giugno - Non ne avessimo avuto ancora abbastanza, il sabato del Rally Italia Sardegna è ripartito all’attacco scaricando una nuova mitragliata di colpi di scena. A pezzi e bocconi l’Italiano è attraccato definitivamente alla banchina di Alghero, mentre il Mondiale continua la sua navigazione, coperti i due terzi della rotta in programma, dopo aver doppiato il Capo Horn del Rally, Monte Lerno. Terra in vista.
Le attese lunghissime hanno creato qualche difficoltà
Giandomenico Basso e Lorenzo Granai portano a casa il Sardegna, si avvicinano al comando della generale provvisoria a due passi da Umberto Scandola e Guido D’Amore, e non solo si rimettono perfettamente in gioco, ma annullano gli effetti, normalmente… devastanti, dello “zero” di Sanremo. Si chiude così la quarta prova dell’Italiano Rally, con un risultato che delude e sorprende, come sempre a seconda dei punti di vista, ma più del previsto.
Insoddisfatti e delusi, infatti, non hanno molto da recriminare, hanno fatto tutti il proprio “dovere”, ma accusano il peso di una gara molto difficile e sicuramente non lineare, che nessuno, tranne Giandomenico Basso, è riuscito a disputare con quella “scioltezza” mentale che in certi casi aiuta. In questo, al contrario, vittime incolpevoli delle vicende del WRC, molti degli equipaggi hanno finito per spazientirsi, perdendo la lucidità necessaria per superare l’impasse.
Impasse, tanto per dargli un nome esotico. Diciamo più francamente che è stata una bella rottura, uno stillicidio di “disgrazie” che hanno convertito la gara e la Monte Lerno, la Speciale cruciale del Rally, in una lotteria a… perdere. È prematuro parlare di colpe o di interventi del caso, ma è arrivata almeno l’ora di dire che qualcosa non ha funzionato come ci si aspettava. Ci voleva poco a dire che la lunghissima Speciale sarebbe stata la frazione determinante del Rally, è un’ovvietà, ma vorrei contare quanti hanno immaginato che lo sarebbe stata in quel modo.
Andreucci e Scandola bucano. E Basso prende il comando
Scandola, Basso, Andreucci, Nucita, sono i nostri Piloti del momento, beh, per Paolo forse è riduttivo parlare di “momento”, ed era legittimo aspettarsi un confronto quasi esagerato. La variabile speciale lunga sarebbe intervenuta comunque, ma sarebbe stato più bello parlare di coefficienti sottili, di piccole sventure o errori, spalmando su quei quasi 60 chilometri la storia del Rally. Invece in questo caso la storia è didascalica, quasi puntiforme.
“Andreucci, lanciato all’attacco, fora e si ferma, e quando è ancora con la dinamometrica in mano arriva Basso e lo passa”
Andreucci, lanciato all’attacco, fora e si ferma, e quando è ancora con la dinamometrica in mano arriva Basso e lo passa. Fine del cinema. Scandola è davanti. Si ferma anche lui, stessa… dinamica. Fine del sogno di scrivere il suo nome sull’albo d’oro, cullato realisticamente con una prima parte di corsa eccellente. Nucita… no, il siciliano era già fuori gioco, anche se era riuscito a rientrare in gara dopo il ritiro di venerdì.
Venerdì non sembrava che Basso fosse in assetto propriamente top, non è una colpa, e la sua mossa vincente è stata la scelta eccezionalmente prudenziale nell’impostare la strategia del sabato. Del resto c’era molto di più da perdere di quanto fosse legittimo sperare di guadagnare. Sempre venerdì, da Andreucci ci si poteva aspettare di più, galvanizzati dal successo del Toscano di Montagna al Targa Florio. Bisognava però ammettere che per quel qualcosa in più ci voleva uno strike, tutti i birilli giù alla prima boccia, un colpo che a una macchina nuova come la 208 T16 difficilmente poteva riuscire. E bisogna ricordare che per restituire tutte le chanche ad Andreucci bisognava aver avuto la lungimiranza di far fuori quel commissario che lo ha fatto partire a un minuto, forse pensando di recuperare così tutto il tempo perso nell’inarrestabile slittamento degli orari di partenza.
“Non si venga a dire che il Sardegna non è stato interessante, comunque”
Sì, fino alla Monte Lerno Scandola era messo meglio, e meritava senza ombra di dubbio il vantaggio acquisito con tre vittorie parziali all’attivo. Al di là degli eventi sfortunati e delle circostanze avverse che hanno colpito gli avversari, resta solo da esaltare la bravura e il “giudizio” di Giandomenico Basso, sintetizzati nel talento fuori dal comune sfoderato dal veneto mirando con cura e centrando perfettamente la questione. Se non fossero intervenuti tutti i colpi di scena forse Basso non avrebbe vinto, ma non sbagliare e sfruttare solo la parte migliore del suo pacchetto senza oltrepassare il fragile limite della lotteria è stato un vero colpo da maestro. Non a caso.
Non si venga a dire che il Sardegna non è stato interessante, comunque. Non nel modo giusto, forse, ma il Rally si è presentato con un bel pieno di contenuti. Una volta “sgrezzato” può diventare quella Prova che tutti si aspettano di vedere modellata nel granito della Sardegna.
Andreucci-Andreussi e la Peugeot 208 T16 in Sardegna
Classifiche
ASSOLUTA: 1. BASSO-GRANAI (FORD FIESTA R5 LDI) in 1:21'09.2; 2. SCANDOLA-D'AMORE (SKODA FABIA) a 1'32.9; 3. ANDREUCCI-ANDREUSSI (PEUGEOT 208 T16) a 2'16.2; 4. ALBERTINI-MAZZETTI (PEUGEOT 207) a 2'18.2; 5. TRAVAGLIA-CIUCCI (MITSUBISHI EVO IX) a 2'32.5; 6. RICCI-AGOSTINELLI (FORD FIESTA R5) a 2'41.5; 7. MARCHIORO-MARCHETTI (RENAULT CLIO) a 5'19.5; 8. TRENTIN-DE MARCO (SUBARU IMPREZA N14) a 7'26.3; 9. BIOLGHINI-MORINA (SKODA FABIA) a 9'12.3; 10. CATANIA-SALIS (PEUGEOT 207) a 9'51.6;