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Ceglie Messapica, Puglia, Dicembre 2021. Leggete di volata e mandate a mente perché questa parva charta si autodistruggerà al raggiungimento dei copirait. Chiedete a un Pisano (sia pure di incolpevole e casuale adozione) di dir bene di un livornese. Lo farà solo se si è bevuto il cervello o in presenza di un fatto anomalo, enorme, stupefacente, altrimenti sarà come aver dato ai fossi l’ultima cartata di dignità. Siccome al contrario dei labronici noi di dignità se n’ha a sfare, si dà il caso che ne è capitata una grossa davvero, universalmente importante al punto da non poter essere, ahimè, taciuta. La sputo di malavoglia ma confesso una certa ammirazione.
Andrea Aghini e Massimiliano Cerrai risalgono in Macchina e rimontano sul podio. Ecco, l’ho detta. Come se nulla fosse, nulla cambiato o passato. Budiulo strappato? No, questa è classe che torna a galla non appena liberata dai tramagli del tempo! Sia chiaro, una garetta in famiglia nella fazenda di Patriarca Florio e del figliolo Alex, ospiti, stesse du’ macchine per tutti a turno, 8 volte 24 curve in 4 chilometri anda e rianda. Bello, due giorni e mezzo per 17 chilometri e 13 minuti, numeri da toccassi. Ma quarche nome bono c’è, dal Crugnola dio meravigliante di Monza, che poi ha vinto, al Biasion detto Miki dio e belva d’un’epoca, che invece 'stavolta ha preso le fave anche dalla Molinaro, e c'è anche lo spirito giusto.
Sul podio Andrea e lo Scandola di mezzo, l’Umberto fratello di Riccardo e zio di Mattia, e dalla generazione di mezzo ecco i due in quistione, per un risultatone che sorprende un po’ tutti, ma non noi. Aghini è il fuoriclasse che andava sulle prime pagine del NYT e del Tirreno quando era ancora Il Telegrafo, Cerrai il compagno di macchina, onore all’indimenticabile e mitico Roggia, con cui si riscrive la storia in questo secolo. Dopo Deltone, Celica, Lancer, Impreza, mostri di una mitologia mondiale ormai memoria nel buio del XXI° secolo, oggi una sperimentazione di rally ritrova i nostri due Bravi sulla i20 R5 (o Rally2 se aggiornata alle normative anti-confusione) arma d’ordinanza al Trofeo Masseria Camarda edizione della creazione. Formula ed esclusività, ambiance mondaine e lontananza geografica, soprattutto in tempi di covidde. C’è tutto, compresa un’arietta di bagarre tiepida e un po’ goliardica, ma festosa, che a fine stagione non guasta.
Se per i valori statistici è stato ripasso di gloria recente, bel protocolo di botte e risposte tra Crugnola Andrea e Scandola Umberto per una teglia di agonismo a bollore degna del migliore cinque e cinque, a far venire il sobbollito ai parvenus del CIR-ora-CIAR è stato un libeccio di violenta pressione per tre giorni di suonare a predica, ovvero l’incontenibile azione di Aghini Andrea, detto Ago, e Cerrai Massimiliano, detto Max per troisiaca brevità, passati da un quinto alla minaccia della vetta sulla quale mai prima d’ora uomo o pilota avevano conficcato il proprio vessillo. L’annale premia, in una prospettiva di rare certezze, la più prevedibile delle moderne interpretazioni casistiche, Crugnola e Scandola per l’appunto. Invece per la variabile giocosa dei paletti, unisci i puntini del muro virtuale proibito che delimita il tracciato, esce allo scoperto l’unica verità oggettivamente proiettabile nel mondo reale. Aghini e Cerrai, terzi assoluti, compongono l’unico Equipaggio scampato all’onta delle penalizzazioni, fioccate invece a pioggia diaccia sull’intero resto della bizzarra compagine.
Questo il singolare caso che diventa anche la nostra prima strenna natalizia. Auguri a tutti!
Massimo Cerrai (lapidaria technologica). “Un fine settimana immersi nel clima dei rally old style. In macchina come se vi fossimo scesi la settimana prima. Le R5 ottime macchine da corsa, la tuta un po’ stretta. Ormai siamo roba da ponci!”
© Immagini Cerrai Icons, Leghorn, 2021