CIRT 2020. Andreucci conquista l’Adriatico. Poi riflette…

CIRT 2020. Andreucci conquista l’Adriatico. Poi riflette…
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Nuova vittoria di Paolo Andreucci nel Campionato Rally Terra (dopo il successo in “tribunale” del San Marino). Anche Campedelli e Costenaro sul podio dell’Adriatico. Poi il Super Campione toscano ci offre una riflessione…
30 settembre 2020

Paolo Andreucci, ancora con Francesco Pinelli e alla guida della Citroen C3 R5 con i colori Peletto, vince d’impeto anche il Rally Adriatico, terza Prova del Campionato Italiano Rally Terra. Non è stata una vittoria facile, ma nemmeno troppo difficile. Ormai il pluricampione italiano non lascia niente al caso e anche quando, come in questo, deve salire a bordo all’ultimo momento, porta sempre nell’abitacolo quel margine di classe e “autorità” con cui fa la differenza. Lo stimolo ancestrale della ricerca della vittoria fa sì che il Pilota resti sempre perfettamente aggiornato sugli obiettivi.

27° Rally Adriatico. Fuori dal CIR, dentro il CIRT. Bel Rally, come sempre, caratterizzato da quei particolari sterrati che sembrano l’icona della specialità e di quella terra. Meno bello il meteo, che da quelle parti e su mezza Italia ha imperversato senza ritegno, ma, come vedremo, non tutti i mali vengono per nuocere…

Gara a senso unico dopo un accenno iniziale di Campedelli, nuovi auto e navigatore, Polo e Farnocchia. Andreucci è salito sulla C3 R5 recuperata all’ultimo momento dal “tribunale” sportivo di San Marino, ha messo dentro la prima e, vincendo tre delle sei Prove Speciali, ha portato a casa la seconda vittoria in tre gare del Campionato. Non un margine di vantaggio abissale, Campedelli alla fine è a 17 secondi, e il bravissimo Costenaro, Skoda, a poco più di mezzo minuto, ma Andreucci ha data la sensazione netta di avere sempre perfettamente sotto controllo la situazione. Sappiamo che nei Rally non può essere così, mai controllo al 100%, ma il risultato non cambia, l’ultracinquantenne toscano è sempre lì, come una libecciata, a spazzar via avversari e dubbi. Neanche Bulacia, il ragazzino boliviano che aveva beffato tutti al San Marino, è riuscito a dare sostanza a quella bella promessa, questa volta a causa di una foratura.

Andreucci è in testa al Campionato Rally Terra, due vittorie e 40 punti contro i 36 dell’”eterno secondo” Campedelli, ma la situazione in prospettiva non è delle più semplici. Non solo, infatti, l’ultima prova di campionato, il Tuscan Rewind di Novembre, porta in dote la trovata pubblicitaria federale del coefficiente 1,5, c’è anche una situazione che si complica poiché Andreucci è impegnato, questa volta con Anna Andreussi, anche nel CIR 2 Ruote Motrici con la nuova “Peugeottina” 208 R4. L’ultima gara è dunque un doppio, impossibile appuntamento, a meno che gli organizzatori non decidano di splittare le due validità.

Anche se lo schema regolamentare dei Rally sembra essere una vera e propria trappola tesa per frenare il Campione, ad Andreucci non resta, ora, che sbrigare la faccenda CIR demolendo tutti nei prossimi appuntamenti di Sanremo e Verona, in modo da presentarsi a Montalcino con meno lavoro sulla scrivania.

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Rally e nuova vittoria a parte, commentando il successo dell’Adriatico Andreucci ci ha lasciato una interessante riflessione. L’argomento è l’ordine di partenza dei Rally. Ecco Andreucci in esclusiva ai microfoni di Automoto.it.

 

“Per noi non era un momento facile, con la consegna della macchina (“sequestrata” dopo il San Marino) solo la settimana prima della gara. Poi il nostro motore non era ancora rientrato. Insomma PRT, il nostro Team, ha fatto i salti mortali. Ecco perché oggi la soddisfazione è grande, direi doppia. Siamo riusciti a vincere una gara molto difficile, per noi e per il meteo.”

“Ma, ecco, in realtà è stata una delle poche gare nelle quali abbiamo sofferto meno per l’ordine di partenza. Essendo diventato un Rally molto bagnato il numero 1 non ci ha penalizzato e, guarda caso, la vittoria è arrivata con un buon distacco. Bisogna meditare ed essere attenti. Vorrei aprire una parentesi, che mi sembra dovuta: ma vi sembra sportivamente corretto che un pilota di Rally che vince, un licenziato con dei meriti sportivi, debba essere penalizzato e non, invece, messo alla pari degli altri come succede in altri sport, vedi per esempio il Tennis con il sistema delle teste di serie, o come nella Formula 1 (chi fa la pole parte davanti!)? Nel calcio chi vince non è penalizzato, nel nuoto chi ha meriti prende la corsia centrale, nello sci i migliori hanno i numeri bassi. Oppure passiamo ad altri sport nei quali tutti sono messi sullo stesso piano, come l’atletica, il ciclismo.”

“Invece ecco che nel nostro caso quegli sportivi che, come dicevo prima, hanno acquisito dei meriti vengono penalizzati. Succede nei Rally e in qualche gara in circuito. Per esempio, nel WTCC la faccenda è sbagliata ma chiara: vinci e ti caricano peso. Un caso un po’ “stupido”, però molto più chiaro, gestibile. Lo sai prima, la regola è che se sei bravo, ti danno un handicap, kilogrammi in più. Nei Rally no, il sistema è subdolo, meschino. Possiamo dire che nel 95% dei casi chi parte per primo sulle gare su terra è penalizzato. È talmente evidente, lampante! Lo si vede iper chiaro nel fatto che nel mondiale la classifica del primo giro di prove viene stravolta nella seconda tappa quando si parte invertendo i primi 10 in classifica. Noi, nelle nostre gare nazionali, siamo ancor più penalizzati perché le gare sono chiaramente più corte, con poche possibilità di recupero. Pochi sanno veramente quanto si perde a pulire la strada, e chi non parte davanti di solito minimizza sostenendo il contrario. Poi, vabbè, ci sono quelli che dicono che non si perde nulla, ma quelli non sono mai (per demeriti sportivi) partiti davanti.”

“E poi ci sono le regole e chi dovrebbe consigliare come scriverle. Il guaio è quando capita uno in vena di giustizia divina che cerca, per quanto è nelle sue possibilità, di elaborare regole per classifiche che favoriscano un ricambio generazionale. Beh questa è politica, non sport! Vorrei, e c’è qualcuno in Federazione che la pensa come me, che tutti avessimo, sulla linea di partenza, le stesse possibilità. Così dovrebbe essere. Perché tutti abbiamo dietro degli interessi personali, di sponsor. O semplicemente di soddisfazione per il lavoro fatto.”

“Questo viene sistematicamente inibito. Il modo per ovviare a questo bug c’era e c’è! Nello shakedown. Nel Campionato Europeo si fa una qualifing Stage e si sceglie l’ordine di partenza in base alla classifica. C’era anche in Italia ma è stato tolto, e magari è un caso, ma poi i casi diventano due quando decidono di toglierti (meglio dire togliermi) il diritto di rinunciare alla priorità quando questa può farti partire dietro. Diventa quasi una certezza quando, pur non essendo in classifica perché squalificato, si cerca una classifica che non c’è per dire che sei lo stesso in classifica.”

 

© Immagini Andreucci, PRT

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