CIR 2020. Tuscan Rewind. Crugnola e Andreucci (2 Ruote) Campioni

CIR 2020. Tuscan Rewind. Crugnola e Andreucci (2 Ruote) Campioni
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Doppietta PSA, (Citroen-Peugeot), che “non c’era” ma porta a casa quasi tutto. Crugnola lascia andare Bulacia, che vince il Rally e l’Italiano Terra. Andreucci-Andreussi, altra favola. Campedelli e Basso non pervenuti
22 novembre 2020

Tuscan fantasma, Tuscan Rewind perfettamente riuscito. Dal valzer dei ripensamenti, degli aggiustamenti di programma e di logistica, e dell’inspiegabile, perdurante ipocrisia del “porte chiuse”, escono i nomi dei Campioni Italiani. Un Rally sotto tiro per lungo tempo, incastrato tra zone rosse e protocolli, tra inviti alla collaborazione e lo spostamento “segreto”, all’ultimo minuto, del quartier generale, così da lasciare fissata la geografia della distribuzione della gente. Alla fine, per fortuna, diventa un bel Rally, vetrina di un Campionato convincente e di una Terra incantata. Tutto in un sabato toscano di autentica magia.

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Montalcino, 21 Novembre. È un sabato mattina che sono ancora frastornato dalla notizia della scomparsa di Nicola Imperio. Quindi non ho voglia di Rally. Non ho voglia di niente. Nicola lo conoscevo poco, ma credo abbastanza bene. Più che dall’amicizia ero mosso dalla stima e dalla simpatia. Un uomo competente e innamorato del nostro Sport. Ci eravamo visti l’ultima volta in Sardegna, durante il Mondiale, era un po’ stanco ma in gran forma, la freccia dell’arguzia sempre all’arco teso dell’istrione per natura. E poi un giorno Nicola non c’è più, divorato dalla bestia di questo virus, e quella scomparsa ti fa vedere tutto attraverso un filtro micidiale, che ridimensiona drasticamente tutto, attorno e dentro. Buon viaggio Nicola.

Meno male il sole della Toscana. Voglia di sdrammatizzare, di prenderla alla leggera.

Tra Basso, Volkswagen Polo, e Crugnola, Citroen C3, c’era poco da scegliere, per aggiudicarsi il Titolo Conduttori, uno doveva stare davanti all’altro. Così, dopo il passo falso difficilmente perdonabile di Verona, l’ufficiale… FPF aveva da farsi perdonare l’imperdonabile e poteva farlo solo vincendo e convincendo. In altre parole ripetendo Verona ma con il finale delle altre gare vinte, Roma 2, Ciocco e Targa Florio. E lì si vede il Campione, quando cioè la posta in gioco è massima e i nervi tendono ad affiorare.

Crugnola e Ometto hanno svolto perfettamente, quasi spersonalizzandolo, il tema ideale per questo Rally. Hanno “chiarito” all’inizio firmando l’ipoteca sulla Corsa e sul CIR, dimostrato di non sentire la pressione che proprio in questi casi può essere la falla fatale a una corazzata, e gestito alla perfezione un finale da manuale. È così che la R5 Citroen dimostra, in differita di un anno, di essere l’auto da battere. Dimostra anche quanto sia importante che un’auto vincente sia sempre in buone mani, in movimento come… da ferma.

Basso è uscito nel finale, Campedelli non c’era dall’inizio, così i Titoli dell’Italiano Rally e del Terra sono andati indisturbati dove era logico che andassero. Basso ha da recriminare ben poco e la sventura finale ha il valore dell’aneddoto. Un cerchio “separato” dal suo mozzo. È quello che succedeva alle ruote di legno dei vecchi barrocci quando, picchia e mena per anni, i raggi di faggio non reggevano all’ultimo sforzo e mandavano la ruota in frantumi, e con quella i sogni di arrivo e di consegna. Come si diceva, questo accade all’ultima delle nove speciali in programma del Tuscan Rewind, quindi a giochi fatti, quando cioè Crugnola aveva avuto tutto il tempo di vincere tre speciali, di stare in testa dalla seconda alla sesta, e di lasciar sfilare Marquito Bulacia nelle ultime tre, rinunciando a una vittoria di prestigio in favore del Titolo che va direttamente in un curriculum importante.

Abbiamo detto Marquito, perché sarebbe Marco Bulacia ma nome e cognome potrebbero essere anche fraintesi come nazionali nostri. Invece il giovane Marco è il boliviano che qualche anno fa scese da adolescente, insieme al ragazzo Rovanpera, a farsi le ossa nel nostro Campionato, e che ritornava per far pratica di terra cercando nel contempo la concretezza di un risultato globale. Il Campionato Italiano Rally Terra. Bulacia, insomma, non ha vinto solo il Rally toscano, ultima di quattro prove di un calendario di CIRT tormentato, ha incamerato l’Italiano Terra per intero portando in Sud America anche quel trofeo che si immaginava potesse rimanere in Italia. C’era in lizza Giacomo Costenaro, Skoda, quinto assoluto davanti a Tony “TC222” Cairoli, Hyundai, e il suo secondo posto finale esprime valore. C’era soprattutto Simone Campedelli, o forse non c’era, perché lo straniero di Romagna si è dovuto piegare ancora una volta al suo avversario più temibile. Niente da fare, il nemico imbattibile di Campedelli è… sé stesso.

Si badi bene che tutto questo accadeva sullo sfondo di una realtà diversa e non nuova, quella di un Campionato regalato da Andreucci, o “alterato” da quei regolamentatori che non hanno permesso al Toscano di difendere e cristallizzare la leadership maturata nel corso di una stagione pressoché perfetta.

Alla viglia del Tuscan ultima prova dell’anno di due Campionati Italiani d’improvviso coincidenti, Andreucci si era trovato davanti a un bivio. Da una parte la strada portava verso l’Italiano delle 2 Ruote Motrici, Titolo per il quale era stipendiato da Peugeot, dall’altra verso l’Italiano Terra, gioco per il quale Andreucci si era innescato con una Citroen di Peletto. Il bivio era rappresentato dal fatto che Andreucci era in testa a entrambi i Campionati, dimodoché più che di una scelta, o una scommessa, si trattava di una rinuncia. Ovvio che Paolo e Anna Andreussi non avessero da scegliere ma solo da avviarsi sulla pista principale del Due Ruote Motrici. Il risultato è stupendo e avvilente allo stesso tempo. Quattro gare, quattro vittorie, l’ennesimo Titolo nella bacheca di famiglia, e la scoraggiante sensazione che ancora per lungo tempo a valle di Andreucci non ci sarà niente.

Bene Battistolli, Skoda, terzo assoluto, bene il francese Franceschi, Skoda, quarto, bene Enrico Oldrati, Skoda, settimo, e benissimo Andrea Mazzocchi che batte Giorgio Cogni nel finale dello Junior monomarca Ford, però in totale Citroen e Peugeot, vincendo i due Campionati clou, la fanno da padroni nell’Italiano. È un peccato che PSA non ci abbia potuto mettere la faccia direttamente. FPF Sport, la dinastia Fabbri che ha gestito le operazioni, sta a dimostrare che quel “pacchetto” vive ancora nonostante scelte di forma opinabili.

Immagino che ci sarà già, sul tavolo di ACI Sport, un formidabile calendario per il 2021. Intanto, con i piedi per terra, finisce qui quello del 2020. Bello.

© Immagini ACIsport – AndreucciMedia – PSA – FotoMagnano – Tuscan Rewind

 

 

Rally Tuscan Rewind 2020. Classifica Finale Assoluta: 1. Bulacia Wilkinson-Der Ohannesian (Skoda Fabia R5) in 55'02.4; 2. Crugnola-Ometto (Citroen C3 R5) a 13.5; 3. Battistolli-Scattolin (Skoda Fabia R5 Evo) a 42.9; 4. Franceschi-Haut Labourdette (Skoda Fabia R5) a 49.2; 5. Costenaro-Bardini (Skoda Fabia Evo) a 55.9; 6. Cairoli-Tomasi (Hyundai I20 R5) a 1'20.1; 7. Oldrati-De Guio (Skoda Fabia R5) a 1'31.0; 8. Lindholm-Korhonen (Skoda Fabia R5) a 1'36.4; 9. Signor-Pezzoli (Volkswagen Polo R5) a 1'47.0; 10. Taddei-Gaspari (Hyundai I20 Ng) a 1'51.4; 11. Scattolon-Marchioro (Skoda Fabia R5) a 2'04.0; 12. Cobbe-Turco (Skoda Fabia R5) a 3'14.4; 13. Cecchettini-Garavaldi (Skoda Fabia R5) a 3'55.2; 14. Versace-Caldart (Skoda Fabia R5) a 4'01.6; 15. Andreucci-Andreussi (Peugeot 208 Rally4) a 4'16.6; 16. Codato-Dinale (Citroen Ds3 N5) a 4'35.5; 17. Molinaro-Capolongo (Citroen C3 R5) a 4'51.4; 18. Mazzocchi-Gallotti (Ford Fiesta) a 5'11.2; 19. Lorenzon-Ferrara (Ford Fiesta) a 5'11.4; 20. Squarcialupi-Squarcialupi (Ford Fiesta Mk2) a 5'22.5

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