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San Marino, 30 Giugno. Festa di Montefeltro. L’unico Rally del Campionato italiano che riferisce a uno “stato straniero”, presenta il conto e una completa lista di eccezioni. Bilancio impossibile, piuttosto un una tantum che resterà negli annali come segno dell’inutilità dei pronostici. Poi, sia detto subito, ci sta. Ci sta anche che, uno dopo l’altro, tutti i protagonisti, i “soliti”, vengano messi per una volta a tacere, che si facciano largo gli outsider e che la prima prova su Terra del CIR diventi lo spartiacque tra un genere di notizia “tradizionale” e un altro, del tutto diverso.
Ci sta anche che, uno dopo l’altro, tutti i protagonisti, i “soliti”, vengano messi per una volta a tacere
Inizia la serie Andrea Crugnola. Solo la terza Speciale, Monte Benedetto ancora venerdì, e la “promessa di cambiamento” del Campionato esce di scena. Una, poi due ruote fuori uso, la Fiesta si ferma a lato della strada impossibilitata a proseguire. Poi è la volta di Umberto Scandola. Ultima Speciale del giorno, parliamo sempre di venerdì, ancora monte Benedetto, nel momento favorevole al veronese che era salito al comando della Corsa. Un cerchio della Fabia italiana “esplode”. Che vuol dire “esplode”? Che si disintegra. Sì, ma c’è il cerchio o la Guida, al centro del problema? Non è dato sapere, probabilmente un’origine nel metallo, magari però “provato” dalle circostanze insidiose del Rally, e un colpo di grazia del Pilota o del caso. Sabato mattina, prima prova speciale, la prima Sestino, lunga, bellissima, panoramica e… perfida. Simone Campedelli accusa un calo di potenza della Fiesta Orange-BRC, ma tocca a Paolo Andreucci occupare l’etere all’improvviso, suscitando non poco clamore. Foratura. No, non è il pneumatico ma una sospensione. Poi si viene a sapere meglio. Un braccetto della triangolazione posteriore, tranciato di netto, come il collo di una fiala. Il fatto è che il contenitore della medicina è fatto apposta per rompersi in quel modo, il braccetto no. Come per Scandola. Metallo “affaticato”, effetto progressivamente indotto dalle caratteristiche del terreno? Bisognerà analizzare, anche in questo caso, il pezzo. Attentamente, e poi si saprà.
Quello che non necessita di analisi particolarmente approfondite è la sostanza che scaturisce dagli eventi. Tre dei “big” sono “out”, trasferta pressoché inutile, decisamente sfortunata. È difficile anche capire se la scarsa, quasi nulla abitudine dell’Italiano a correre sull’elemento naturale del Rally, la terra, gioca un ruolo chiave nella “maledizione”, o se la sporadicità dei Rally su terra, solo San Marino e Adriatico nel Campionato di otto prove, diventa un capitolo a parte dell’esperienza di Piloti, Team, Tecnici. In questo caso, il calo di potenza accusato da Campedelli è manna dal cielo, effetto regolatore insperato in barba al motto sul gonfalone del suo Team: “Tutto o niente!”.
Tre dei “big” sono “out”, trasferta pressoché inutile, decisamente sfortunata
Ecco come accade che una storia con diverse chiavi di lettura e di pronostico, basate sull’evoluzione del Campionato dopo quattro gare significativamente a senso unico Andreucci-Peugeot, per l’occasione deve essere riscritta da capo, partendo da tutt’altro riferimento.
In questa diversa sceneggiatura Campedelli è quasi un intruso. I veri, nuovi protagonisti sono Daniele Ceccoli e Nicolò Marchioro. In comune una marcata familiarità con la tipologia del Rally e la stessa Fabia R5. In comune anche, quando la Gara entra nel vivo, sabato, le due vittorie ottenute da ciascuno.
La differenza sostanziale è che Ceccoli corre in Casa e ha saputo sfruttare alla perfezione il “dissesto” generale del venerdì e del sabato mattina, mentre Marchioro, con una Macchina che si muove di più e un ordine di partenza appena meno favorevole, non può tenere il passo dell’Avversario e, alla fine del primo giro di sabato, gli concede quei venti secondi che, viste le circostanze, diventano la chiave del Rally.
Ceccoli, padrone di casa e della situazione, può permettersi di continuare a mettere pressione nella sua corsa, e Marchioro sembra soffermarsi sulla considerazione di un risultato oltre qualsiasi eccellenza immaginata e da non sciupare. Tra i due si inalbera Campedelli che, risolto parzialmente il problema del turbo, un manicotto, scatena una nuova offensiva e scavalca Marchioro alla seconda di tre Sestino. L’azione di Campedelli continua sull’ultima Sestino. Fiamme di “drago” indomabile, che non bastano tuttavia a impensierire cavalier Ceccoli, che risponde per le rime, ma solo a dissuadere Marchioro, che accusa anche un problema alla pop off. Continua, intanto, la falcidie, De Tomaso, Ciuffi, anche le 2 Ruote Motrici soffrono, poi Costenaro.
L’azione di Campedelli continua sull’ultima Sestino. Fiamme di “drago” indomabile, che non bastano tuttavia a impensierire cavalier Ceccoli
Un ultimo brivido, davvero triviale, quando Ceccoli arriva al traguardo della terza Lunano-Piandimeleto sul cerchio, ma lo sconto concesso a Campedelli è di appena tre secondi. Niente. Ultima stracittadina di San Marino, 5 chilometri di asfalto. Daniele Ceccoli ci mette tutto, quel che resta delle gomme, l’orgoglio autoritario del profeta in patria e l’ultimo bicchiere di adrenalina, dopo due giorni di apoteosi ormai mezzo vuoto e compatibile con un guizzo… di assennata moderazione. È già apoteosi, la Repubblica della Libertà impazzisce. Bellissima gara, disperatamente perfida ma esemplare. Ce ne vorrebbero molte di più.
C’è da dire ancora una volta un gran bene di Mauro Trentin, quinto e eloquente “unità di misura” dell’impegno San Marino-terra, e un bene speciale per il finlandese debuttante al Titano Eerik Pietarinen, quarto assoluto. Ma veniamo a noi. Nicolò Marchioro, con Mario Marchetti, fantastici, Simone Campedelli, Nadia Canton, eccellenti, forse dovevano “gestire” meglio il finale di venerdì per un più vantaggioso ordine di partenza sabato, e in cima al Podio, per la prima volta, Daniele Ceccoli. Già campione del Trofeo Rally Terra, alcune apparizioni eccellenti su più e vari livelli di impegno agonistico, ma vuoi mettere aggiudicarsi la Gara di Casa con il navigatore della svolta, Piercarlo Capolongo, nell’occasione speciale del Campionato? Certo, non voglio immaginare un Italiano appena fifty-fifty, asfalto-terra, o addirittura filo mondiale, ma aspetterei con grande curiosità la rivincita unica possibile dell’Adriatico.
ma vuoi mettere aggiudicarsi la Gara di Casa con il navigatore della svolta, Piercarlo Capolongo, nell’occasione speciale del Campionato?
E l’Italiano? Tutto da rifare? Ma no. Il San Marino è andato nel modo che difficilmente ci si poteva aspettare, ma non rovescia il Mondo del Campionato. Campedelli va a punti importanti, e si accoda a Scandola che occupa ancora il secondo posto, sia pure alla debita distanza di 22 punti da Andreucci. Sfumano direi in modo “drammatico” le ambizione dell’anno zero di Andrea Crugnola e il riscatto di Umberto Scandola diventa sempre più difficile. Indubbiamente cresce la curiosità per gli effetti che la stortura del coefficiente 1,5 di Adriatico e 2 Valli, ma non per del Roma prossimo che tra l’altro dura una vita, potranno avere sul verdetto finale del Campionato. Tutto sommato Andreucci e Peugeot hanno messo sul piatto lo scarto che per regolamento prima o poi dovevano scontare, e quindi il loro vantaggio è ora soltanto più reale.
Una cosa è importante. Correre nel San Marino del Montefeltro, assistervi o registrarne gli eventi, anche i più disparati come quest’anno, è una libidine.