Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Cingoli, 22 Settembre. Da non credere. Eppure è tutto vero. Tutto in un giorno. Tutto cambia. Tutto è rimesso in discussione (e già aveva fatto discutere parecchio). Umberto Scandola, con Guido D’Amore, vince stra-meritatamente il Rally e per la sesta volta è il Re dell’Adriatico. Nessuna meraviglia, l’Ufficiale Skoda Italia Motorsport ha mandato in scena il meglio del suo repertorio sul palcoscenico che lo valorizza di più, al punto di annullare lo svantaggio di partire per primo e la paura di commettere un errore, in queste situazioni dietro l’angolo. Scandola ha vinto su tutti i fronti anche il duello con Campedelli, degno secondo in un contesto chiaro.
Un lungo braccio di ferro tra i due specialisti della Terra è ancora più equilibrato di quanto dicano tempi e distacchi. La Terra marchigiana premia con il podio anche l’esemplare crescita di Nicolò Marchioro, che “strappa” all’ultimo tuffo il terzo posto e il diploma di specializzazione al termine di un percorso di crescita focalizzato proprio sulla superficie regina del Rally. Tutto il resto lascia un poco sbalorditi, perplessi, a cominciare dal terzo “zero” consecutivo di Paolo Andreucci. Sono gli strani casi dello Sport, imperscrutabile lotteria del destino che riesce a rendere la realtà di gran lunga più emozionante e avvincente di qualsiasi sceneggiatura. Vediamo cosa, e come, è successo nella giornata chiave del 25° Adriatico (e probabilmente del Campionato). Si inizia con una sorpresa. Il cauto Andreucci partecipa “attivamente” alla Cupramontana di sei chilometri, prima Prova Speciale del Sabato giornata clou del Rally.
In scioltezza, senza quasi accorgersene, ottiene il secondo tempo. Lindholm fa meglio del toscano di qualche decimo, ma la “concorrenza” diretta è regolata alle sue spalle. Scandola e Campedelli sono dietro anche a Ceccoli, il vincitore di San Marino. Sembra cosa fatta, il leader dell’Italiano sembra avere la situazione talmente sotto controllo che… gli scappa di mano e “rischia” anche di vincere qualche Speciale. Non è questa la verità. Si era detto “guerra” e guerra è. Ma sulla prima Castel San’Angelo Scandola e Campedeli ottengono lo stesso, “intifico” miglior tempo, e Andreucci è solo ottavo, dietro a tutti i fiati della banda. Un po’ meglio nella successiva Dei Laghi, ancora dieci chilometri, quarto, ma Scandola e Campedelli allungano il passo e si infila anche Crugnola. Scandola è bellissimo alla guida della Fabia, il pubblico se ne avvede e si accorge perfettamente che è a “casa” sua (molto più di quanto riesca, di solito, a far vedere a Verona). Sulle superfici levigate dell’Adriatico vola offrendo un grande, redditizio spettacolo. Campedelli è un po’ più “sporco”, Crugnola “pulitissimo”.
Andreucci è magnifico sui tratti velocissimi, la sua Peugeot sembra davvero volare su una sospensione magnetica, ma poi è troppo “rotondo”, troppo cauto sulle curve dove c’è da rischiare. Troppo poco aggressivo, insomma. All’inizio del secondo giro Scandola sale di un mezzo tono e Campedelli sembra “mollare”. Non è resa, solo che è stato rallentato dall’uscita di strada di Pietarinen e, a quel punto, potrebbe aver preferito un po’ più di coscienziosa prudenza. Andreucci non ne vuole sapere e sta a guardare. Il suo ruolo è in difesa e non c’è ragione per avanzare. Ma la situazione si complica. Se Pietarinen è uscito di scena girato, è la volta di Lindholm che si frappone tra i CIR-dipendenti. “Non-trasparente” per Regolamento, il ventiduenne, veloce finlandese è fuori dall’Italiano ma toglie punti a quegli “italiani” cui sta davanti.
Si va avanti. Campedelli si riprende e torna a spingere incondizionatamente. Scandola, che non ha perso il ritmo, sembra però ormai “ingestibile”, imprendibile. Il livello del confronto è molto alto, a tratti assai equilibrato. Di nuovo, sulla seconda Castel Sant’Angelo, Scandola e Campedelli vincono con lo stesso tempo ottenendo un secondo, sorprendente ex equo. Poi c’è un momento di inversione di tendenza quando Campedelli vince la seconda Dei Laghi.
Alla fine del secondo giro Campedelli è a quasi dieci secondi da Scandola in testa, Andreucci deve far strada anche all’eccellente Marchioro, gli lascia il quinto posto e scende al sesto. L’ordine di partenza non l’ha aiutato, e la sua condotta di Gara, improntata a una prudenza eccessiva, rischia di non dare i suoi frutti. Il coefficiente 1,5 del Rally rende le cose più difficili, e il vantaggio di Andreucci, costruito in sei Prove con tre vittorie, si assottiglia vistosamente. Nessun degli avversari fino a questo momento ha vinto un solo Rally (tutti, invece, contano due ritiri) e si rischia seriamente che l’intera posta del Campionato vada nel piatto dell’ultima mano del poker a Verona. Sarà anche interessante dal punto di vista degli spettatori di Verona, ma a pensarci bene è semplicemente ridicolo dal punto di vista del Torneo, ridotto miseramente a quella dimensione di crisi che porta i Campionati alla Prova unica. Questa non è comunque una novità, giusto un reminder perché poi non ce la vengano a raccontare. Al momento consideriamola una obiezione respinta al tribunale del CIR, in modo che non distragga dalla stupenda performance di Scandola e Campedelli, e non venga presa come scusa per sminuire quello che… sta per accadere. Ultimo giro di Speciali. Scandola vince la Cupramontana, Campedelli la Castel Sant’Angelo.
Se il primo non sbaglia il secondo non può andare a prenderlo, Crugnola non può andare a prendere nessuno, Marchioro non metterà in gioco un grande risultato per un podio troppo difficile e Andreucci non accetterà il rischio di andare a prenderlo fissando la logica ancora accettabile di un quinto posto che lo mantiene in vantaggio nella graduatoria del CIR. Naturalmente le sceneggiature più avvincenti e clamorose sono quelle che inseriscono un colpo di scena in un finale ormai acquisito. È così che Andreucci rimbalza su una compressione e fa volar via la 208. Momenti di incredulità e di massima tensione. Non c’è tempo per capire. La Macchina torna sulle ruote, Andreucci riparte e si avventa disperatamente sul traguardo. Lo raggiunge, ma con un ritardo che esclude il Campione Italiano dalla raccolta punti. La difesa del Titolo è ora completamente rimandata all’ultima di Verona. Scandola ha vinto il Rally e con la sua prima vittoria è passato al comando. Mezzo punto di vantaggio, così come i cinque di ritardo di Campedelli, dicono esplicitamente che tre Piloti si presenteranno al via del 2 Valli per scambiare una vittoria con un Campionato. Crugnola si spegne nel finale e fa passare Marchioro, Damiano De Tommaso e Michele Ferrara sono Campioni Italiani Junior con la Peugeot 208 R2, a Giorgio Cogni vanno il Titolo R1 e il Suzuki Rally Trophy