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Cingoli, 21 Settembre. Viene quasi da riflettere. Da chiedersi. Già cinque Prove Speciali disputate, ma neanche venticinque chilometri in tutto. Quattro vincitori, alcuni dai nomi “esotici” alla Lindholm o Pietarinen, tre leader diversi, ma non il “Lider Maximo” del Campionato, Andreucci, e alla fine il “solito” capoclassifica più gettonato della storia recente dell’Adriatico, Umberto “Umbi” Scandola. Che vuol dire tutto ciò?
Vuol dire che la sceneggiatura del 25° Rally Adriatico funziona alla grande. Molto bene. Pochi appunti e molti spunti, e una maestosa aria di grande calma, diremmo quella tipicamente antecedente allo scatenarsi della tempesta. Alla fine della prima giornata del Rally, insomma, è successo di tutto e di niente, se si escludono i ritiri prematuri di Rusce, incidente, Travisani, panne, Strabello, incidente forte. Come se del grande symposium della penultima di Campionato fosse andato in tavola solo un rapido giro di sia pure gustosi antipasti. Tutto questo risulta studiato con cura e attenzione, e la prima cosa certa che si può archiviare con piacere è che il Rally Adriatico mette al suo arco un’altra freccia di bravura dei suoi organizzatori.
Campedelli alla prima del crossodromo inaugurale, beneaugurale e spettacolare di Cingoli con la Ford di rito. Una doppietta di Emil Lindholm con una i20 interessante sul primo giro di Avenale e Saltregna, Andrea Grugnola e Eerik Pietarinen, Ford e Peugeot, nelle due del secondo giro. Fanno più impressione i ritardi, ci scusiamo per il disagio, dei primati. Paolo Andreucci che latita, Lindhom che perde tutto all’ultimo round del giorno e va al tappeto al suono del gong, Simone Campedelli che fa gridare allo scandalo per i tre o quattro secondi persi in un paio di occasioni. Senza vincere alcuna Prova Speciale, alla fine di un caldo pomeriggio marchigiano va in testa Umberto Scandola con la Skoda. Pilota, Macchina e Pacchetto tutto sommato ampiamente favoriti.
Se si eccettua l’intrusione di Pietarinen, si va al riposo con un logico, pacato e interessantissimo… nulla di fatto. Pare un risultato globale di cui non essere contenti, e invece io trovo che è esattamente il contrario. È perfetto. Vediamo perché.
Prima di tutto è davvero avventato pretendere che 25 chilometri siano un dibattito sufficientemente approfondito per emettere dei verdetti. Secondariamente tutta ‘sta pretesa di spessore sta in quindici secondi di distacco nei quali tutto sommato non fa troppa differenza da che parte si legge la classifica. Terza e ultima ragione, direi che valgono molto di più i motivi psicologici e tattici sottintesi che non le scarse, fumose “evidenze”.
A nove prove e 85 chilometri dalla fine, ovvero il grosso del Rally, Scandola accenna una fuga che è nelle sue corde, Campedelli scalpita e manda in scena un finto attacco non troppo pulito, e Andreucci una finta difesa. Si è “distratto”, è andato “più piano di quanto pensasse”, “probabilmente avrebbe dovuto spingere un po’ di più”.
Dunque tutto da vedere, Scandola è già il rullo compressore che ci si aspetta, Campedelli una piccola mina vagante e Andreucci lo scafato amministratore di un vantaggio che, pur minacciato dalla fantasia del “coefficiente variabile” del CIR, è pur sempre un vantaggio, e come tale un patrimonio da gestire. Soprattutto dal momento in cui, finalmente, prevale la sensata compilazione di un ordine di partenza che redistribuisce meritocraticamente privilegi e oneri. Ecco che il quinto posto “distratto” di Andreucci acquista un grande valore prospettico. Poi vediamo che genere di curiosità saranno in grado di introdurre gli “esotici” finlandesi.
Nello scenario magnifico della campagna marchigiana all’ombra del “Balcone”, è giusto che la prima giornata sia volata via con grande tranquillità. Non vedo proprio perché qualcuno si debba essere sentito in dovere di agitarla artificialmente con un “esposto” su una presunta irregolarità di un altro.