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Sanremo, 13 Aprile. I novant’anni vanno festeggiati in famiglia, ed è proprio questa la sensazione che si prova a vivere oggi la sessantacinquesima edizione del Sanremo, un Rally, meglio Rallye, che è patrimonio di un’immensa famiglia di appassionati. La Città e nel caos, ma nessuno se ne cura, nessuno si sente infastidito. Il Rallye è nel tessuto storico di Sanremo. Si tifa, si saluta, tutt’al più, se non si è della partita come tifosi, si guarda passare, incuriositi, distratti dal frastuono di una qualche vettura da corsa che ha interpretato troppo alla lettera l’appeal del rombo. 200 Macchine da Corsa, una in particolare proietta indietro nel tempo la storia del Rally. È una Fiat 520, il modello che ha vinto la prima edizione, 1928, miracolo della conservazione e di questo Rally. Uno dei miracoli.
La Super Speciale apre il confronto con uno “strappo” cittadino. È l’auspicato Rally tra la gente introdotto come appuntamento fisso nelle Prove del calendario 2018. A Sanremo viene facile, così come era stato al Ciocco. Il lungomare esercita sempre un fascino speciale, e il tracciato, non particolarmente tecnico ma veloce e spettacolare, richiama, raduna e concentra la “passeggiata” del fine settimana con un giorno di anticipo. Il fatto nuovo è, se così si può dire, la vittoria di Paolo Andreucci e Anna Andreussi. Il Pilota ufficiale Peugeot Sport Italia non è un fenomeno nei tracciati cittadini, e di solito vuole più tempo per “scaldarsi”. Questa volta il toscano rompe la tradizione e si impone davanti a Crugnola e Campedelli. il pubblico approva. Lo speaker ha presentato il dieci volte Campione Italiano, il Campione ha sottoscritto le parole dello speaker e gli appassionati hanno visto il Campione vincere sotto casa, sotto il balcone, dal ponte dello yacht sul quale la combriccola ha organizzato l’aperitivo con Rallye.
Vincitori e vinti si espongono per l’ennesima volta in Città. Dopo il Teatro Ariston, è la volta del Casino, istantanea di una certa “classicità” nell’immaginario delle corse automobilistiche, e poi di nuovo lungomare, parco assistenza sul mare, tramonto pian piano sul mare mentre le Macchine lanciano l’attacco alle montagne dell’entroterra per disputare le prime tre speciali. Il programma si concentra, anche se l’area interessata al terremoto si espande. Tre prove, Vignai, Bignone, San Romolo, 14, 10, 14 chilometri, Andreucci, Michelini, ancora Andreucci. Accusano il colpo Crugnola e Campedelli, che al Ciocco si erano impadroniti di quel che restava a disposizione della scena, e crollano Michelini, che dopo l’exploit della Bignone si gira nella San Romolo, e Pollara, che conclude la piroetta sull’olio lasciato in strada da una Storica finendo contro un albero.
Sale Andrea Nucita, reduce dalla superlativa prova del Mondiale in Corsica con una 124 Abarth che, appena sceso dalla Fiat, è subito a casa sua non appena prende posto sulla Hyundai i20 R5. Il siciliano, che ha vinto anche la sfida della Speciale Spettacolo contro il compaesano Pollara, sale al quarto posto e, primo dei “non regolari”, è quarto assoluto. Nucita, sì, quell’Andrea che va davvero forte e non riesce ad avere il supporto per un programma di reale crescita in ambito nazionale. Si vede che è talmente veloce che passa inosservato agli “osservatori”.
È salito, senza acuti fino a quel momento ma con molta attenzione, soprattutto Umberto Scandola, il grande “non pervenuto” del Ciocco, già sommariamente liquidato dai peggiori critici. Scandola è il più vicino ad Andreucci in fuga, e cerca di riportare la Skoda in scia alla Peugeot in una delle più “collaudate” sceneggiature del CIR degli ultimi anni.
È buio, già tardi, ma la prima Tappa del Sanremo non è ancora conclusa. Anzi, manca ancora il meglio, il piatto forte, la Mini Ronde che è il lato forse più affascinante del Rally della Riviera, e l’ultima San Romolo.
Scandola ha fatto un buon lavoro, ha adattato Skoda e guida alle DMack che usa dall’inizio della stagione ed è ritornato rapidamente sulle sue “misure”. Le strade in parte ancora umide sembrano favorire il comportamento delle coperture italo-inglesi ma il più l’ha fatto il Pilota. Scandola e d’Amore vincono sui 30 chilometri della Vignai e Bignone, più il trasferimento intermedio, concatenate nella Mini Ronde. Di poco, sette decimi, ma lanciando un forte segnale di presenza. Bene anche Crugnola, con lo stesso tempo di Andreucci, e Campedelli, che però “fa fatica” a tenere il ritmo dei primi. Scende Nucita, penalizzato dal rapido decadimento delle gomme, di solito indice di scelta non indovinata delle mescole. La lunga Prova è più “ragionata” delle due singole frazioni che la compongono disputate sul finire del pomeriggio, ma la paura del buio non basta ad evitare che Rusce e Michelini escano di strada interrompendo le rispettive buone serie. Ancora meno fortunato, “Mattonen” stacca una ruota e lascia lì la propria Lancer, in mezzo al “traffico” in attesa del carro attrezzi. Speciale in trasferimento, in archivio solo i tempi di cinque Macchine, in ritardo di conseguenza l’ultima San Romolo che parte all’una di notte.
A dare l’ultimo scossone alla lunga prima tappa del Sanremo è proprio l’ultima San Romolo, a torto ritenuta “innocua”. Le parti si invertono, Andreucci e Scandola rallentano, e in tre ne approfittano per tentare il colpo. Che, parzialmente, riesce, Campedelli e Crugnola terminano nell’ordine e riagganciano Scandola, Nucita si avvicina al “gruppetto”.
Andreucci. Scandola e Campedelli a 12 secondi. Crugnola a 15. Le due di notte. Ancora lavoro per i Meccanici, parco chiuso e a nanna. Giochi ancora aperti, da “novantesimo” della altrettanto difficile ultima Tappa di un Super Sanremo numero 65, o del novantesimo compleanno.