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San Marino, 16 Luglio 2017. Alla partenza della seconda Tappa del Rally San Marino c’è qualcuno con il dente avvelenato. Pronti-via, Campedelli si lancia a testa bassa sulla Monte Vicino, vince e in un colpo solo annulla lo svantaggio che portava in dote dalla prima Tappa del Rally. Vuol dire che aveva cinque secondi di ritardo da Scandola, e esattamente cinque ne recupera. Dopo un giorno e mezzo di gara, i due battistrada sono perfettamente alla pari, fatto se on anomalo almeno singolare, e a tre prove speciali dalla fine della Corsa il confronto si fa aperto, e questo è normale, ma anche incandescente, e questo è affare più delicato da gestire, perché introduce il rischio di far saltare le strategie.
Campedelli non ha quasi il tempo di pensarci che arriva anche la seconda Speciale del giro, la Apecchio che con i suoi 17 chilometri è la più lunga e non solo per quello la più difficile, infida, del Rally. Lasciando stare che per il CIR il Rally è ripartito da zero, e che quindi si ripropone con una nuova posta in gioco, in ogni caso Campedelli viene dalla serie positiva iniziata con le vittorie delle ultime due Speciali del giorno precedente e il successo in quella inaugurale della domenica. Un “trend” inequivocabilmente buono, confortato dal fatto che Scandola, vittorioso nella prima Tappa ma ancora molto indietro nel Campionato, continua a non avere scelta e deve attaccare.
Insomma, è inutile farla tanto lunga. Campedelli parte ancora a fuoco sospinto dall’indubbia abilità e dalla forza del “trend”, ma anche con la vena un pelino chiusa. La Pista di sassi non perdona, la Fiesta Orange 1 tocca e divarica una ruota, Campedelli divarica le chiappe e parcheggia. Non bene, chirurgicamente preciso come a Sanremo tre balze più in basso, ma con uguale forza di impatto sull’immaginario e identico risultato. Laconicamente prova a ripartire, ma dopo pochi metri il suicidio è consumato. Campedelli è Out! Poi, magari è solo un maledetto colpo di sfortuna, ma la notizia del “Colpo di scena” rimbalza tra le valli dell’Umbria e ritorna più forte a San Marino, dove i concittadini che avevano iniziato a radunarsi per applaudire la performance del giovane Campedelli, sin lì ineccepibile, tornano a indispettirsi.
Scandola eredita la più inaspettata delle situazioni, seconda solo a quando trovi l’autostrada in sciopero e i caselli spalancati. L’attimo inquietante del “pari merito” con Campedelli è fuggito, e ora il Pilota Skoda si ritrova con un vantaggio di un minuto su Rovanpera nel computo globale del Rally, e un ugualmente significativo vantaggio di giornata, venti secondi su Andreucci.
Quello che succede è che, contrariamente alla prima Tappa, questa seconda del Rally è tutt’altro che soporifera. È in continua evoluzione e i colpi di scena sono diventati una componente cruciale del risultato.
Andreucci, che non ha mai smesso di crederci, dimentica per un attimo il Campionato e torna a vincere sulla seconda Monte Vicino, riducendo lo svantaggio di Tappa a poco più di dieci secondi e tornando a popolare gli incubi di Scandola. Ma a volte Paolino andrebbe rinchiuso come Cagliostro nella rocca di San Leo. Ed ecco l’altro colpo di scena. Foga, “dimenticanza” o “distrazione” che sia, Andreucci va a caccia di Scandola nell’ultima Apecchio, e per poco non è Campedelli 2, La Vendetta! Stessa spiaggia stesso mare, stessa Prova Speciale. Per evitare una grossa pietra rotolata in mezzo alla carreggiata, Andreucci scarta all’improvviso, tocca un palo, rompe gomma e cerchio. Arriva a fine prova con oltre un minuto di ritardo da Scandola, si fa ripassare da Rovanpera nella classifica del Rally e anche da Ceccoli, Nucita e Dalmazzini in quella della seconda Tappa. E non è tutto. Contrariamente a Campedelli non ha parcheggiato, ma Andreucci deve risalire fino a San Marino per rimettere la Peugeot in Parco Chiuso, un centinaio di chilometri di sudori freddi. Rovanpera, intanto, si è fermato con un problema a un sensore. Non riparte. Bravo a guidare, ma meno abile come elettrauto, il finlandese non riesce, pur guidato al telefono dalla Squadra, a rimediare al problema di elettronica, e la sua bella Gara finisce lì.
Finalmente, guidando con due dita in una sospensione di piume, Paolo Andreucci e Anna Andreussi riportano la Macchina a casa e registrano il risultato. Non è il migliore della stagione, anzi, ma per ora è quello scarto che l’Equipaggio Peugeot Sport deve comunque mettere in conto a fine stagione.
Insomma, Umberto Scandola e Guido D’Amore hanno vinto molto bene il 45° Rally di San Marino, bissando con la Fabia R5 il successo ottenuto nel 2013 con la Skoda Super 2000. L’Equipaggio di Skoda Motorspost Italia ha vinto entrambe le Tappe, sette Prove Speciali su 14, è stato in testa dalla prima all’ultima Speciale (solo in un caso in coabitazione con “The Valet”) ed ha concluso con quasi due minuti e mezzo di distacco dal secondo. È punteggio pieno, e un salto in avanti nella classifica generale a due Rally dalla fine del Campionato. Non ancora abbastanza, forse, ma in ogni caso Scandola non poteva fare e ottenere di più. Ottimo!
Andreucci è secondo assoluto nel Rally, quarto nella prima tappa e quinto nella seconda, ma il miglior risultato del toscano è senza dubbio… il ritiro di Campedelli. La situazione generale, dunque, vede tuttora Andreucci in testa all’Italiano, ora un po’ più distante da Campedelli, il quale si è fatto quasi raggiungere da Scandola una dozzina di punti più in basso, con un Rally in meno, ovvero quattro Prove CIR, da disputare.
Si andrà a Roma, di sicuro, e si prospetta inevitabile anche Verona (coefficiente special), ma per il momento c’è la grande fila del rientro sull’Adriatica, vera e propria chicca al termine di una giornata di Rally da cardiopalmo, ma molto interessante.
45° Rally San Marino. Classifica Finale Assoluta. 1. Scandola-D'Amore (Skoda Fabia) in 1:42'30.0; 2. Andreucci-Andreussi (Peugeot 208 T16) a 2'25.4; 3. Nucita-Vozzo (Ford Fiesta) a 2'53.1; 4. Costenaro-Bardini (Peugeot 208) a 4'25.6; 5. Hoelbling-Grassi (Skoda Fabia) a 4'49.8; 6. Dalmazzini-Ciucci (Ford Fiesta) a 5'24.3; 7. Ceccoli-Capolongo (Ford Fiesta) a 5'50.3; 8. Panzani-Baldacci (Peugeot 207) a 5'52.5; 9. Bruschetta-Zortea (Subaru Impreza) a 9'22.7; 10. Pollara-Princiotto (Peugeot 208 VTI) a 10'07.4; 11. De Tommaso-Ferrara (Peugeot 208) a 11'57.4; 12. Andolfi-Mangiarotti (Abarth 124) a 13'52.2; 13. Villa-Pirollo (Peugeot 208) a 14'30.4; 14. Gilardoni-Bonato (Renault Clio) a 14'42.5; 15. Manfredi-Manfredi (Peugeot 208 VTI) a 15'02.5.
Foto: ACI Sport Italia