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Muro Leccese, 4 Giugno 2017. Caldo, un caldo torrido, atroce. Ma anche pioggia, umido sulle strade e improvvisate, non previste ruote “rain” nel baule. Poi smette, l’atmosfera “ribolle” ed è di nuovo caldo, insopportabile sotto le tende del paddock e dentro l’abitacolo. Le Vetture da corsa, si sa, sono votate all’essenziale “racing” e hanno da sempre perso la nozione del confort. Soprattutto, ancora muretti. Gli incantevoli, “iconici” muretti a secco che delimitano i confini asfaltati dell’inferno del Rally del Salento. Sono delizia dei fotografi e croce dei Piloti nel labirinto spirituale del 50° Rally salentino, in palio il Trofeo del’anniversario, e va bene, ma anche la seconda Tappa del relativo appuntamento del Campionato Italiano.
La prima Tappa l’ha vinta Paolo Andreucci, anche se qualcuno ancora indugia sul fatto che l’Ufficiale Peugeot si sia semplicemente portato al comando, come di una fase transitoria dell’evento. La seconda, bando alla suspense, l’ha rivinta Paolo Andreucci. Il Rally del Salento 2017, di conseguenza ma è la fonte ispiratrice del Campione, l’ha stravinto Paolo Andreucci, che ora vola nell’Italiano a caccia di prede e del decimo Titolo. Ora lo possono dire con maggiore cognizione di causa Peugeot, matrice tecnica della 208 T16 dalla quale escono gli accordi delle vittorie di Andreucci, Peugeot Sport Italia, che è l’editore dell’antologia, FPF Racing, gli… accordatori dello Strumento, e Anna Andreussi, musa ispiratrice e radice intellettuale della serie di successi. Tra l’altro, il quarto al Rally del Salento corrisponde a Paolo il sigillo del nuovo record di vittorie, che il Toscano detiene ora in solitario con quattro successi.
Mai stati tanto sulle spine attorno alla 208 T16 bianca e blu contornata di propiziatrici note tricolore. È sembrata da subito la gara perfetta, e come tale quella che ti incolla alle pregiudiziali scaramantiche del troppo bello per essere vero, del tropo da aspettare perché si concretizzi prima che si scoppi nell’attesa, e dei troppi… muretti perché non debba saltare una pietra in mezzo alla strada. È la fragilità emotiva della certezza, ma finisce nel modo suggerito dalla prima Speciale, dal primo giro e dal primo giorno, invariabilmente Andreucci-centrico. Ne escono sei speciali vinte il primo giorno, su otto, e quattro domenica, su sei. La vittoria del primo giorno mette in fila Campedelli e Scandola a 15 e trenta secondi, e quella della domenica allunga e rimescola la (non troppo lunga) coda. 24 secondi a Campedelli, Scandola vittima del lato meno favorevole del Rally, i muretti, fermo e out dopo l’acuto iniziale di giornata. Più indietro solo testimonianze di presenza. Rusce e Rovanpera, beninteso bravissimi, ma lontani due minuti nel giorno di chiusura che coincide con il trionfo di Andreucci e Signora sulla carrozza di Peugeot.
Convertita in moneta corrente, la vittoria di Andreucci del secondo giorno è anche la vittoria dei nervi, oltre che della classe. Scandola e Campedelli avevano una sola via tattica da seguire, che era quella di attaccare per cercare di cambiare il titolo del “pezzo”. È stato il solo momento in cui Andreucci è rimasto a guardare. Scandola vinceva la prima Specchia davanti a Campedelli, il duello dei secondi del sabato assurgeva per un attimo al duello dei primi della domenica, ma la faccenda era destinata a morire lì, una Giuggianello di lì a poco. Scandola toccava il muretto e, una ruota durante e una sospensione dopo, lasciava di lato la sua gara. Sfortunato, certamente, e Campedelli si trincerava dietro all’imperfetto funzionamento del sistema frenante per giustificare la non massima efficienza che gli costava un quarto di minuto in 14 chilometri. Al contrario, Andreucci spingeva fino a “staccare” il record che sarebbe rimasto intatto sulle altre esecuzioni della prova, e chiudeva virtualmente la giornata di gara, la Tappa e il Rally. Se lo lasciava scappare lo stesso Campedelli, che poi “ritrattava” annunciando gladiatoria irriducibilità fino alla fine del Campionato. Con due giri d’anticipo, iniziava la lunga, snervante attesa. Ma l’attesa e nemica della fiducia, e invece bastava confidare nelle capacità del Marziano di Castelnuovo e andare a bersi una birra ghiacciata. Difatti Andreucci vinceva il secondo giro con l’en plein, e solo a quel punto consentiva ad Anna di inserire il “limitatore”. Mentre l’Equipaggio di Peugeot Sport Italia si godeva il magnifico paesaggio pugliese, Campedelli vinceva la terza Specchia, ma senza cambiare di una virgola tappa e gara, comunque molto bella, di quello che diventa ora il pretendente unico al ruolo di… sfidante del CIR.
La faccenda si fa meno drammatica del previsto. Il Salento da 1,5x non chiude il Campionato, ma nemmeno lo riapre. Andreucci passa da 37,5 a 64,5 con un balzo in avanti di 27 punti, Campedelli passa da 31,5 a 52, e Scandola muove appena la sua classifica, passando da 31 a 29 punti ma perdendo il secondo posto in Campionato scavalcato già sabato da Campedelli.
Adesso si torna alla terra del San Marino, metà luglio.