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Che il ritorno alla piena competitività di Umberto Scandola e Guido D’Amore fosse imminente lo garantivano tutti, a cominciare dagli avversari, ma non l’Equipaggio ufficiale di Skoda Italia, che gettava benzina sul fuoco e rimandava. La Prova inaugurale del CIR al Ciocco era “venuta male”, e Scandola aveva ammesso che il percorso di adattamento della sua guida alle caratteristiche della nuova Fabia R5 si stava rivelando più lungo del previsto. Lo stesso parere il Campione Italiano 2013 lo aveva espresso anche alla vigilia del 63° Sanremo. “Un po’ più vicini, ma non ci siamo ancora.”
E allora si è colti di sorpresa quando Scandola si aggiudica la seconda Speciale del Sanremo, dopo aver ceduto la prima a Andreucci, un misero decimo di secondo, e passa al comando del Rally. Tutti con le orecchie dritte. Qualcosa sta cambiando, più in fretta di quanto fosse dato pensare.
A tutti quelli che ritenevano, su basi tutto sommato concrete, che il Sanremo sarebbe stato un affare tra Andreucci e Basso, l’entrata finalmente in scena della Skoda di Scandola si presenta come una vera e propria irruzione
È il momento chiave di Gara 1 del Sanremo 2016, perché a tutti quelli che ritenevano, su basi tutto sommato concrete, che il Sanremo sarebbe stato un affare tra Andreucci e Basso, l’entrata finalmente in scena della Skoda di Scandola si presenta come una vera e propria irruzione. Alla curva Nord, uno dei tornanti della San Romolo in questione, lo stupore generale si traduce nella istantanea e lapidaria convinzione, esternata spudoratamente dalle tifoserie, che Andreucci stia invecchiando, che il meno anziano Basso lo stia facendo ancora più velocemente e che sia arrivato il momento dei giovani. La vox populi è sempre spregiudicata, e affonda il dito nella piaga offrendo spiegazioni spietate. L’interpretazione corretta degli eventi dovrebbe tener conto del fatto che qualcosa, sia a Andreucci che a Basso, non sta andando proprio a meraviglia, ma chi se ne frega, il bello delle tribuna è che le sentenze piovono senza alcun riguardo per le “vittime”.
Andreucci, inizialmente preoccupato più dalle possibili reazioni allergiche al polline di questa esplosione di primavera che dagli avversari, ha un problema di assetto che cercherà, invano o con alterni risultati, di risolvere e Basso, che ha vinto due volte di fila negli ultimi anni a Sanremo, e che dunque è atteso ad una prestazione maiuscola, è in buona forma ma semplicemente non sembra in giornata da carnefice. Scandola, intanto esce pulitissimo anche dalla terza PS, la corta Semoigo, con un’altra vittoria e con un piccolo passo avanti nella strettissima classifica provvisoria.
Un altro momento importante è quando arriva la quarta e ultima prova speciale del programma del mattino di Sanremo. Il primo giorno del Rally è infatti diviso in due parti, e speriamo che la Federazione non la prenda come la proposta di spezzare in quattro quarti, come la pizza, l’ormai antica formula del Rally di due giorni. Ma non divaghiamo. Andreucci si ferma prima della Speciale per sistemare le sospensioni, imputate dal Campione Italiano come responsabili del non soddisfacente assetto della 208 T16 Campione d’Italia. La regolazione si rivelerà efficace, tanto da consentire ad Andreucci di vincere il secondo passaggio sulla Bignone, ma il lavoro è troppo lungo e Andreucci entra al controllo a timbro in ritardo e paga con dieci secondi di penalità, che in regime di Rally Sprint sono una condanna senza possibilità di appello.
Si va al riposo con Scandola meritatamente in testa, Basso a cinque secondi e Andreucci a dieci più due, e dopo cena arrivano le due ultime speciali, San Romolo 2 e Bajardo, avvolte nell’affascinante carta regalo della notturna, idea vincente di Sergio Maiga.
In pochi si aspettano una rivoluzione o un colpo di scena. Le gare così tirate insegnano che di fronte a una maggiore difficoltà, in questo caso il buio, è meglio aver paura che prenderle. Andreucci apripista tira i remi in barca, ci prova Basso, con cautela, che vince il secondo passaggio sulla San Romolo ma poi rischia nella successiva Bajardo, e Scandola sale di nuovo al comando delle operazioni, vince la Prova conclusiva e, d’un colpo, Gara 1 del 63° Sanremo, tomo terzo del CIR dell’anno del Signore 2016. Sembra l’indice di un Vangelo, complicazione inutile!
Dal capitolo terzo di sedici del CIR, si evince che il Campione Italiano e detentore del Sanremo, Paolo Andreucci, non è in quella che si potrebbe definire una “serie”, o che la serie inaugurata al Ciocco è interrotta a Sanremo
Conferme e smentite. Dal capitolo terzo di sedici del CIR, si evince che il Campione Italiano e detentore del Sanremo, Paolo Andreucci, non è in quella che si potrebbe definire una “serie”, o che la serie inaugurata al Ciocco è interrotta a Sanremo. Si conferma, invece, con un’impressionante serie di secondi posti, il ruolo di “fastidioso” fiato sul collo di Giandomenico Basso e della Fiesta BRC a GPL. Si smentisce il fuori gioco di Scandola e, di rispetto, si ritrova la conferma della competitività del binomio Scandola-Skoda, che ritrovano il sorriso con l’esplosione della primavera sulla riviera di Ponente al termine della prima frazione del Rally organizzato dal ligure neo Automobile Club Di Ponente. La sensazione di un Rally “Split” è, paradossalmente, che non finisca mai, e che offra una falsa tensione basata sui distacchi ridottissimi che inevitabilmente scandiscono il ritmo della giornata. Sedata la tensione, si scopre che non c’è nulla di nuovo sotto il sole, e che il CIR 2016 rimodellato alla ricerca dell’arca perduta dell’interesse è ancora una questione Andreucci-Basso-Scandola, oggi nel rivoluzionario ordine Scandola-Basso-Andreucci!
Ma a onore del vero, c’è dell’altro. Dell’altro, e anche interessante. Intanto c’è un Campionato Junior più che vivo che mai, che oggi perde per strada Bernardi a causa del malore del navigatore Ghietti, ma ritrova “Beppe” Testa oggi dominatore con la Peugeot 208 R2. C’è un certo rinnovato vigore tra gli outsider, a Sanremo saliti di numero. Non è il caso dell’atteso Michele Tassone, che ha malauguratamente distrutto la Macchina durante lo shake down e che non ha potuto prendere il via, ma è il caso di Alessandro Perico, manager e pilota eccellente che non perde l’occasione di dimostrarsi pericolosissimo sull’asfalto. C’è il graditissimo ritorno dopo un anno di Andrea Nucita, che con una Fiesta “Regional” è quinto nonostante una foratura e che evidentemente intende preparare al meglio la “sua” Targa Florio del centenario. C’è l’altrettanto gradito ritorno di Simone Campedelli, questa volta con una 208 R5, arrugginito anche lui ma non troppo, e c’è la conferma della reale presenza delle DS3 di Michelini e Ciavarella.
E c’è, infine, il ritrovato buonumore del fans club di Umberto Scandola, finalmente liberato dall’”incubo” ed esploso nel finale di giornata con l’ovazione che ha rotto il silenzio della notte sanremese: “Vai Umby!”
Non ci venga adesso in mente di sentire già nell’aria l’acre odore della “rivincita” di sabato, di una seconda tappa del Rally di Sanremo intitolata alla vendetta. Staremo invece al gioco. Archiviamo definitivamente “Gara 1”, registriamo vittoria e tre delle sei Speciali vinte, e i sette punti e mezzo conquistati da Scandola e D’Amore, e solo incidentalmente vi annunciamo che il sabato che segue il venerdì di Gara 1 va in scena una Gara due, ancora ma solo incidentalmente a Sanremo e nello stesso Sanremo numero 63. E questa sì che è una notizia, perché ritroveremo i big del CIR riuniti nel secondo atto di una gara che, seppure frazionata al frullatore atomico dei tempi che corrono, riesce a conservare quasi intatto il fascino della sua Storia. Oltre le Storiche, che a Sanremo sono un Capitolo a parte.
63° Rallye Sanremo, Gara 1. Classifica Assoluta
1. Scandola-D'Amore (Skoda Fabia) in 52'04.2; 2. Basso-Granai (Ford Fiesta GPL) a 5.3; 3. Andreucci-Andreussi (Peugeot 208 T16) a 20.4; 4. Perico-Turati (Peugeot 208) a 28.0; 5. Nucita-Nucita (Ford Fiesta) a 55.3; 6. Campedelli-Fappani (Peugeot 208) a 1'07.7; 7. Michelini-Perna (Citroen DS3) a 2'02.4; 8. Chentre-Florean (Abarth Grande Punto) a 2'49.7; 9. Borgogno-Riterini (Peugeot 207) a 3'21.3; 10. 'CIAVA'-Michi (Citroen DS3) a 3'25.0; 11. Ferrarotti-Bizzocchi (Renault Clio) a 4'12.2; 12. Ameglio-Marinotto (Peugeot 106) a 4'35.1; 13. Testa-Mangiarotti (Peugeot 208 VTI) a 4'45.9; 14. Andolfi-Saudia (Renault Clio) a 4'51.1; 15. Pollara-Princiotto (Peugeot 208) a 5'07.6; 16. Pisani-Gonella (Fiat Abarth 500) a 5'18.9; 17. Tamrazov-Arena (Ford Fiesta) a 5'50.0; 18. Razzini-Culasso (Peugeot 208) a 5'58.8; 19. Aragno-Rosso (Renault Clio) a 6'17.2; 20. Gilardoni-Bonato (Renault Clio) a 6'27.3
Foto: Marco Passaniti, ACI Sport Italia