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Roma, 25 Settembre. Uno si sente quasi la coscienza sporca per aver sottovalutato la prestazione di Sabato dell’Equipaggio ufficiale di Skoda Motorsport Italia, solo secondo alle spalle di Andreucci e beffato da un mezzo secondo che è rimbombato come l’eco di una catastrofe. Poi viene in mente che il più arrabbiato, Sabato sera, era proprio Umberto Scandola, più arrabbiato che deluso, incredulo e incapace di accettare un verdetto, data la situazione generale, inopportuno e, per giunta, beffardo. Ma la verità è che siamo incapaci di vedere i Rally per quello che sono sotto la cappa del CIR, ovvero due mezze prove con valenza di unicità giornaliera, due episodi completamente scollegati e che si riuniscono solo per i titoli di coda del podio finale dell’evento. Il problema è che anche i Titoli finali del CIR arriveranno… in coda, come la soluzione di un giallo o come, o con, un colpo di scena.
«Sabato Scandola e d’Amore sono usciti sconfitti, e domenica si sono completamente riscattati»
Quindi non c’è nulla da recriminare o di cui essere pentiti. Sabato Scandola ha “toppato”, e non importa quali sono le ragioni, e domenica, come rinato a nuova vita, ha vinto tutto. Sabato Scandola e d’Amore sono usciti sconfitti, e domenica si sono completamente riscattati. Un anno fa avrebbero conquistato quindici punti, oggi ne raccolgono, al termine del week end romano, tredici e mezzo. Più in generale, la grossa differenza è che con il regolamento dell’anno passato, uscendo da Sanremo e Friuli a bocca asciutta sarebbero nel dramma, mentre oggi raccattano punti, meno o la metà, ad ogni prova, e lo “zero” non è più una punizione così terrificante. Vale un po’ per tutti, e in misura diversa a seconda delle circostanze e dei coefficienti, ma alla resa dei conti la modalità di assegnazione del Titolo Italiano ne risentirà, al punto che sarà come giocarlo in prova unica a Verona, ultimo appuntamento stagionale in casa proprio di Scandola. La situazione attuale è la seguente. In testa sono tornati, grazie al secondo posto della domenica dell’Urbe, Basso e Granai, tre quarti di punto di vantaggio su Andreucci e Andreussi e 6,25 su Scandola e D’Amore. Andreucci e Basso se le suoneranno di santa ragione consapevoli che un pareggio equivale alla sconfitta per il Toscano, Scandola va per vincere, in ogni caso visto che corre davanti al proprio pubblico, ma contando sul KO di entrambi gli avversari. Non è propriamente un finale “ragionato”, e all’ombra dell’Arena di Verona scenderanno uno contro l’altro come leoni e gladiatori. Mors tua vita mea. Andreucci va a Verona con le vittorie di Ciocco, Sanremo e Targa, Basso con quelle di San Marino e Friuli, Scandola con i successi di Adriatico e Roma, ma tutto questo non ha valore per il CIR, fate conto che tutto quello che è successo fino a ora sono soprattutto soldi buttati, e che a Verona si ricomincia da capo. Due tappe, una gara, i Titoli.
Soldi buttati, d’accordo, ma anche belle gare. Grazie a gente come Rendina, stasera in rappresentanza degli organizzatori delle otto prove del CIR, di fatto è stata costruita e mandata in scena una interessantissima e spettacolare tournée dei Campioni del Rally, incidentalmente coincidente con uno dei Campionati Italiani più “tirati” della storia.
«Adesso arriva Verona con un carico completo di tensioni, ma il Campionato è destinato a risolversi quasi come nel Far West, tapiro d’oro al primo errore»
Comunque, più che condividere le parziali felicità di ciascuno, sono d’accordo con le parziali arrabbiature, o le delusioni, dei tre protagonisti. Capisco benissimo lo stato d’animo di Scandola, sconfitto per mezzo secondo Sabato, quando tutto stava funzionando egregiamente, e schiacciato dal peso di un secondo posto che l’anno scorso sarebbe stato solo un parziale. Capisco la delusione di Basso, che un giorno gli si spegne la macchina e l’altro stenta con i freni, e per fortuna si riprende in zona Cesarini. E capisco perfettamente lo sconforto di Andreucci, che ha lottato per tutta la vita per far prevalere la continuità e l’affidabilità accanto alla classe, un lavoro da formichina saggia, e che oggi si ritrova a fare a coltellate due volte a week end. Adesso arriva Verona con un carico completo di tensioni, ma il Campionato è destinato a risolversi quasi come nel Far West, tapiro d’oro al primo errore.
Roma non c’entra, naturalmente, è solo uno dei riti di passaggio del CIR, che premia Andreucci Sabato e Scandola Domenica. Di Sabato abbiamo detto, di Domenica no, e allora ecco la dicotomia della cronaca, che per fortuna si riunisce sul podio accanto ai gladiatori. Domenica è la giornata solare di Umberto Scandola, che si riscatta completamente del “torto” subìto Sabato e vince di prepotenza. Andando in rete tre volte sulle cinque disponibili, concedendo una frazione a Andreucci e una a Basso, e senza mai scendere dal podio della seconda tappa, l’Equipaggio di Skoda Italia vince per la seconda volta consecutiva il Rally di Roma Capitale. È giusto, l’Equipaggio e la Macchina andavano forte anche Sabato, ma la ciambella non era riuscita con il buco, mentre Domenica quella “lieve” incazzatura ha dato all’assetto generale di Scandola la spinta decisiva per ottenere il massimo risultato, parziale e globale.
Alle spalle di Scandola, il Rally di Roma è stato il palcoscenico per l’ultimo confronto in modalità gentiluomini, prima del duello di Verona, tra i leader dell’Italiano. Andreucci è partito con quel quarto di punto di vantaggio conquistato Sabato e che ha mantenuto fino alla penultima prova speciale del Roma Capitale. Nel frattempo Basso è riuscito a capire cosa non funzionava nell’impianto frenante della sua Macchina, giusto in tempo per potersi aggiudicare l’ultima Speciale del Rally, e con quel successo riprendere il comando del Campionato. Tre quarti di punto soltanto, come abbiamo detto. Stare davanti vale solo a patto che sia un’indicazione da seguire rigorosamente anche nell’ultima prova.
Dietro ai Magnifici Tre di sempre, è terra bruciata, soprattutto se si fa caso ai distacchi. Dalla manciata di secondi in cui sono racchiusi i tre classificati della seconda tappa, nell’ordine Scandola, Basso e Andreucci, si passa a un altro ordine di grandezza, il minuto, per valutare matematicamente le “imprese” di Campedelli, Di Cosimo, Re e Tassone. È più dignitoso soffermarsi sul duello della R2, risolto come quello della Assoluta specularmente rispetto alla prima tappa. Ieri Testa davanti a Pollara, oggi Pollara davanti a Testa, che resta in… testa con un certo agio, ma che dovrà anch’egli badare al sodo a Verona.
Rally Roma Capitale 2016, classifica Assoluta 2° Tappa:
1. SCANDOLA-D'AMORE (SKODA FABIA) in 44'35.0;
2. BASSO-GRANAI (FORD FIESTA R5) a 5.7;
3. ANDREUCCI-ANDREUSSI (PEUGEOT 208 T16) a 6.4;
4. CAMPEDELLI-FAPPANI (FORD FIESTA R5 GPL) a 50.2;
5. DI COSIMO-FRANCESCUCCI (SKODA FABIA) a 1'18.0;
6. RE-CIUCCI (FORD FIESTA R5) a 1'24.5;
7. TASSONE-DE MARCO (PEUGEOT 208 T16) a 1'44.1;
8. POLLARA-PRINCIOTTO (PEUGEOT 208) a 4'07.0;
9. PANZANI-BALDACCI (RENAULT CLIO) a 4'16.5;
10. TESTA-MANGIAROTTI (PEUGEOT 208) a 4'19.8.
Rally Roma Capitale 2016, classifica Assoluta Finale Evento:
1. SCANDOLA-D'AMORE (SKODA FABIA) in 1:34'26.1;
2. ANDREUCCI-ANDREUSSI (PEUGEOT 208 T16) a 5.9;
3. BASSO-GRANAI (FORD FIESTA R5) a 38.3;
4. CAMPEDELLI-FAPPANI (FORD FIESTA R5 GPL) a 2'51.4;
5. RE-CIUCCI (FORD FIESTA R5) a 3'11.6;
6. DI COSIMO-FRANCESCUCCI (SKODA FABIA) a 3'16.2;
7. TASSONE-DE MARCO (PEUGEOT 208 T16) a 3'31.7;
8. POLLARA-PRINCIOTTO (PEUGEOT 208) a 9'05.8;
9. TESTA-MANGIAROTTI (PEUGEOT 208) a 9'18.1;
10. PANZANI-BALDACCI (RENAULT CLIO) a 9'18.4