CIR 2016. Rally Friuli. Basso (Ford) al comando

CIR 2016. Rally Friuli. Basso (Ford) al comando
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Prima tappa non troppo emozionante ma scandita dai colpi di scena. Basso subito in testa, Scandola subito… fuori. L’unico a resistere è Andreucci, che però vede ridursi il vantaggio dell’Equipaggio Peugeot. Finale a sorpresa, ultima Speciale annullata
28 agosto 2016

Cividale del Friuli, 27 Agosto. È strano come un evento possa risultare emotivamente “piatto” pur in presenza di un buon numero di “imprevisti” e di colpi di scena. L’atmosfera del primo atto (dopo “gara” e “tappa” voglio suggerire di chiamarlo proprio così, “atto”, il primo atto della “pièce” friulana) è quella di uno spettacolo forte e di grandi interpretazioni, ma al quale è mancata la scintilla. Forse è solo che cerchiamo di mantenere ancora in ferie l’emotività, e per questo ci limitiamo a non dare tropo peso ai “colpi di teatro”, o forse che il Rally di Giorgio Croce è così, tradizionalmente ben fatto, da sembrare normale perfezione. La “Barbie dei Rally”. Ma può anche darsi che siamo ormai abituati ai grossi imprevisti organizzativi, e agli ancor più imprevedibili correttivi “ministeriali”, alle Skoda di Scandola che escono di strada, questa è un po’ cattiva, lo ammetto, e alla… cattiveria di Basso che da un paio di appuntamenti ci mette il carico da 11, “benzina” sul fuoco di una rabbia felice nello stare davanti. Quindi, tante emozioni ma non emotivamente così forti, questa è la sintesi della prima… moitié del Rally del Friuli Vezia Giulia 2016. Per cui ne descriveremo la bellezza, ma con i toni di una grande normalità.

La prima. Prima Speciale, la Masarolis storica, e Umberto Scandola è fuori. Una “leggera” toccata del posteriore, ma fa fuori una gomma, una ruota e parte della sospensione. Figuriamoci se la toccata fosse stata “pesante”! Scandola è così, guida di forza, spettacolare, ma se ci sono 250 curve è più facole prendere dei rischi. Se la “toccata” arriva nelle prime vuol dire che sei stato sfortunato, ma due erano le prove, le mezze prove pardon da scartare, e con lo “zero” di sabato i Jolly son tutti giocati. L’altro aspetto negativo è che se stai davanti a un avversario guadagni pochi punti, se sei fuori ne perdi troppi, è la logica di un Campionato alla meno alla fine del quale vincerà chi riceverà più regali, leggi gli zeri degli sconfitti. Poi basta guardare ai punteggi. Andreucci ha vinto tre dei cinque Rally (e mezzo) disputati, ma il suo vantaggio è un punto. E Scandola, che si era rimesso in gioco, è di nuovo a inseguire a debita distanza. Ripartirà domenica con sei lunghezze e passa di ritardo mentre coppia in testa alla provvisoria del CIR, Andreucci e Basso, è adesso separata da un gioco di frazioni.

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Seconda normalità. Basso in testa alla fine della prima dose di adrenalina del Friuli Venezia Giulia. Quattro prove speciali vinte, le altre due sono di Andreucci, sei secondi e quattro di vantaggio sul Pilota Peugeot. Ci sta. Da quando è tornato a bordo di una macchina a Benzina, la Fiesta 2016 pack che è un aereo, Giandomenico non è più quello di prima, e neanche quello di prima ancora. È ancora più forte, più giovane, più brillante. Anche lui ci ha messo un carico di forza, di determinazione, sicuro, ma questa deve essere una faccenda personale, e magari tra più figure, Piloti, Pilotini e Boss. Abituato a parlare poco, è come se Basso stesse raccontando, corredata di spiegazioni e di esempi chiarissimi, la sua versione dei fatti. Ed è convincente. Basso vince, il Team vince, la Ford vince, BRC vince. Vince la sua immagine, ma non è più la storia della macchina a GPL, non è più Davide contro Golia. La mission è cambiata in corso d’opera, come se Ray Ban si mettesse a fare maschere subacquee, magari da sole.

Terza normalità. Mancava una speciale alla fine, il secondo passaggio sulla bellissima Plan dal Jof, 14 chilometri recuperati alla storia del Friuli Venezia Giulia, la gara era apertissima. A Basso l’ultima speciale poteva servire per rendere ancor più esplicita la sua corsa di testa, ad Andreuccci per riscattare una tappa, per in suoi standard, piatta. Non sapremo mai come sarebbe potuta andare, per colpa di una ambulanza che non era al suo posto. Già le “tappe” dei Rally 2016 sono corte, non si superano i 75 chilometri, poi basta un’ambulanza guasta, e la direzione di gara non perde tempo, tempestiva come un calcio negli stinchi: tutti in trasferimento.

Povero Giorgio Croce, lui non ha colpa. La sua unica colpa è quella di inventarsi ogni anno l’impossibile per mantenere giovane e bello, interessante il suo Rally, incurante di essere il bersaglio di ogni tipo di angherie dell’evoluzione dei tempi.

Il Rally Friuli Venezia Giulia è in effetti bellissimo, forsanche perché non è un Evento, una storia ambientata in una Terra, ma è una parte della storia di quella Terra straordinaria, della sua forza tradizionalmente indomabile e un po’ eccentrica, a cui è toccato di celebrare quarant’anni della propria riscossa dal terremoto nei giorni di una nuova catastrofe italiana.

Quarta normalità. La ricerca dell’alternativa (che, al momento, non c’è). In effetti, è difficile sbracciarsi per quello che accade fuori dal duello tra Basso e Andreucci. Per esempio, Campedelli è terzo, ma non ha fatto niente che Basso non abbia fatto più volte e non è così “incollato” ai due di cui sopra da non far pensare che quel podio poteva benissimo essere di un “normale” Scandola. Per esempio Perico, nessuno dice che non sia forte sull’asfalto, ma non si può pretendere di correre ogni tanto e di rimanere in scia, neanche in un Rally particolarmente congeniale. Per esempio Tempestini, che sta vincendo a pieno merito il Mondiale Junior, ma che in Italia si becca più di due minuti dai “senatori”. Invece c’è chi si stupisce che Tassone sia a due minuti e mezzo, ma dimentica che il Campione Junior ancora in carica non corre da una vita, dopo aver fallito, e non sempre per colpa sua, le due prove d’esordio. Oggi non c’è più nessuno che corre in aiuto di quel giovane.

Il Rally Friuli Venezia Giulia è in effetti bellissimo, forsanche perché non è un Evento, una storia ambientata in una Terra, ma è una parte della storia di quella Terra straordinaria, della sua forza tradizionalmente indomabile e un po’ eccentrica, a cui è toccato di celebrare quarant’anni della propria riscossa dal terremoto nei giorni di una nuova catastrofe italiana

Domenica. Per recuperare il gusto delle emozioni del Rally delle Alpi Orientali, aspettiamo che sia finito. Mancano quattro Prove Speciali. Due Trivio-Prepotto e due Mersino. A parte le gomme, lo sappiamo, tutto ricomincia da capo.

1. Basso-Granai (Ford Fiesta R5) in 44'53.5; 2. Andreucci-Andreussi (Peugeot 208 T16 R5) a 6.4; 3. Campedelli-Fappani (Ford Fiesta R5 Gpl) a 22.2; 4. Perico-Turati (Peugeot 208 T16 R5) a 35.4; 5. Bosca-Aresca (Ford Fiesta R5) a 1'09.0; 6. Rusce-Farnocchia (Ford Fiesta R5) a 1'52.6; 7. Tempestini-Bernacchini (Ford Fiesta R5) a 2'14.8; 8. Von Thurn Und Taxis-Degandt (Skoda Fabia R5) a 2'34.8; 9. Tassone-De Marco (Peugeot 208 T16 R5) a 2'54.6; 10. Gassner-Mayrhofer (Mitsubishi Lancer Evo X R4) a 3'21.7

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