CIR 2016. Rally Adriatico. Dr. Scandola (Skoda), vince Gara 1

CIR 2016. Rally Adriatico. Dr. Scandola (Skoda), vince Gara 1
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Rimpasto-impiastro, tra regolamenti e metamorfosi tecniche, Scandola esce “pulito” e brinda al suo Rally preferito, condotto con grande precisione. Andreucci morde il freno e si morde… la lingua. Basso-Campedelli turnover?
29 maggio 2016

Cingoli, 28 maggio. Certe volte mi dico che sarebbe meglio fermarsi, godersi un sublime bicchiere di Kore e gustarsi i profumi e i sapori della campagna marchigiana, perché nei Rally succede che non ci si capisca più nulla. Già era così dall’inizio della stagione, e adesso arriva una nuova variante del rebus Campionato Italiano che rischia di confonderci ancor di più le idee e, soprattutto, il morale. Troppe infusioni di dubbi sul reale valore espresso dal torneo nazionale, che rischia di vedere incrinato il suo spessore, ce lo fanno piacere un po’ meno. Speriamo che sia solo un’impressione, o un brutto sogno, e che qualcuno sia capace di metterci le mani con gli opportuni correttivi. Dev’essere anche l’influenza del Mondiale, dove ci tocca vedere Ogier che non riesce a tirare fuori la testa soffocato dai regolamenti, ma nell’Italiano la faccenda delle due gare distinte e dell’ordine di partenza blindato a priori va venire il voltastomaco.

Fortuna che Andreucci è cambiato, meno impulsivo e, probabilmente, con qualche traccia almeno di quel sangue che distilla la flemma britannica. Andreucci soffre, probabilmente, ma sorvola sulle circostanze che lo vedono sacrificato, e invece di schiumare come avrebbe fatto un toscano purosangue, si abbottona la giacchetta e si rimbocca le maniche. E via così. Corre all’Adriatico per un posto sulla carta inevitabilmente da comprimario, lui abituato all’élite, e per fortuna che gli regalano un podio che si poteva considerare praticamente impossibile. Perché? Boh! Nel senso che, dal punto di vista delle evidenze le ragioni sono chiare, terreno, partire per primi, aprire e pulire le strade, fornire agli avversari sterrati sgombri e riferimenti concreti. Il terzo posto arriva a tre quarti della giornata, quando Basso patisce una stallonatura, forse conseguenza di un errore e butta via il podio. Si parla di pop off, ma anche se così fosse al buon Giandomenico hanno dato una bella gatta da pelare, tale da alzare il livello della pressione anche senza accorgersene.

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La spina nel fianco deve essere Simone Campedelli. Il romagnolo corre, a sorpresa sebbene gli occhi dolci tra Squadra e Pilota sembra datino addirittura dell’inverno, con la BRC Fiesta a Gas. Quella, per intenderci che per due anni è stato l’investimento del Leader del GPL e del Pilota. E Basso corre con la Fiesta evoluzione 2016, che, forte del passo avanti tecnico operato durante la pausa tra le stagioni, si è dimostrata davvero concreta, a benzina. Viene da chiedersi perché. Perché il rimpasto in seno alla Squadra, e con quali finalità. Viene da chiedersi se a questo punto, dopo due stagioni di avanzamenti e di combattimento, conta di più dimostrare che la macchina a gas va quanto quella a benzina o, piuttosto, vincere. Sì, perché le due prove, a seconda di come possono girare gli eventi, possono anche essere incompatibili tra loro. E comunque Basso, evidentemente sotto pressione con una macchina appena vista, sbaglia e non colpisce neanche il bersaglio grosso, mentre Campedelli, con la disinvoltura di chi arriva con una carta buona da giocare, mette a segno il colpaccio e passa il turno con un secondo posto che ci si poteva aspettare e che sorprende in parti uguali.

Bene direte voi, che colpa ha Scandola in tutto questo? Avete ragione, invece di rimuginare dovevamo partire dal veronese, che ha portato a termine una “gara 1” davvero eccellente ma che, nel marasma delle novità, rischiava di finire nelle pagine interne del giornale. Colpa nostra, grazie per averci sollecitato. Riportiamo Umberto Scandola e Guido D’Amore in prima pagina e diamo loro a caratteri cubitali il titolo di testa della cronaca e dell’umore. Hanno vinto bene, benissimo. E sembra proprio, come nelle belle favole, il momento dell’idillio e della riscossa insieme.

Nessuna novità dal punto di vista affettivo. Scandola ama questo Rally, e l’Adriatico ricambia enfatizzando le qualità del Pilota Ufficiale Skoda Italia Motorsport. Ne esce fuori un bellissimo, decisivo poker di prove speciali vinte, le prime, quelle che contano per chiarire le intenzioni, inseguirle e concretizzare. Con un vantaggio cospicuo arriva il momento della morale. C’è chi sceglie di strafare perché ha ancora qualcosa da dire, e chi sa che è meglio lasciar parlare i fatti. Così fa l’Equipaggio della Fabia R5, finalmente completamente “capita” e portata al necessario livello di affiatamento. Scandola e d’Amore asciano andare avanti gli altri, controllano e amministrano un vantaggio difficile da ossidare, e postano sotto le tende del Team della Casa e della Famiglia una vittoria che vale moltissimo. Bravi. Bravissimi. Decisamente, lo spettacolo che si vede all’Adriatico quando Scandola può mettere in campo tutte le sue qualità è di altissimo livello. Scandola all’Adriatico, ripetiamo, è bravissimo.

Nessuna novità dal punto di vista affettivo. Scandola ama questo Rally, e l’Adriatico ricambia enfatizzando le qualità del Pilota Ufficiale Skoda Italia Motorsport. Ne esce fuori un bellissimo, decisivo poker di prove speciali vinte, le prime, quelle che contano per chiarire le intenzioni, inseguirle e concretizzare

Federico Della Casa è in testa al “parziale” del trofeo Terra, Giuseppe Testa vince Gara 1 degli Junior. Si passa a domenica, mezza giornata infernale, due prove Speciali, Avenale e Panicali, per tre volte.

23° rally Adriatico. Gara 1. Classifica Assoluta

1. SCANDOLA-D'AMORE (Skoda Fabia) in 41'29.4; 2. CAMPEDELLI-FAPPANI (Ford Fiesta R5 Gpl) a 11.3; 3. ANDREUCCI-ANDREUSSI (Peugeot 208 T16) a 22.5; 4. BASSO-GRANAI (Ford Fiesta R5) a 30.2; 5. COLOMBINI-ZANELLA (Skoda Fabia R5) a 35.6; 6. "DEDO"-CHIARCOSSI (Skoda Fabia) a 1'20.7; 7. DELLA CASA-POZZI (Ford Fiesta) a 1'29.3; 8. TEMPESTINI-BERNACCHINI (Ford Fiesta) a 1'45.2; 9. CECCOLI-CAPOLONGO (Skoda Fabia) a 1'48.6; 10. MARCHIORO-MARCHETTI (Peugeot 207 S2000) a 1'52.5; 11. DALMAZZINI-CIUCCI (Peugeot 207) a 1'52.7; 12. MANFRINATO-CONDOTTA (Mitsubishi Lancer Evo IX) a 2'40.3; 13. BRUSCHETTA-ZORTEA (Subaru Impreza) a 2'43.3; 14. DONETTO-GIOVO (Ford Fiesta) a 2'44.7; 15. HOELBLING-GRASSI (Skoda Fabia) a 2'55.3; 16. RICCI-PFISTER (Subaru Impreza STI) a 2'58.8; 17. SUCCI-GUZZI (Mitsubishi Lancer Evo IX) a 3'11.1; 18. PANZANI-BALDACCI (Citroen DS3) a 3'19.3; 19. FERRAROTTI-BIZZOCCHI (Renault Clio) a 3'19.8; 20. BIOLGHINI-FENOLI (Peugeot 208) a 3'30.7.

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