Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Simone Campedelli, un ritorno graditissimo, e per di più confortato da un risultato che forse dovremmo considerare inatteso, o almeno un po’ clamoroso. C’è da essere molto contenti, è così?
«Sì, eccome, sono contentissimo. Ho lavorato molto questo inverno, e ho cercato di presentarmi all’Italiano con un buon programma. Era fondamentale. Ci siamo riusciti con Munaretto. La nostra aspettativa “originale” era quella di ambire ad essere il “quarto elemento” nel Campionato, visto che è molto combattuto, ma di essere pronti ad approfittare dell’eventuale inconveniente a uno dei “Tre”. Dunque puntare al podio, o a stare subito sotto e primi tra i privati. Al Sanremo, così, è arrivato un terzo posto che è importantissimo per il morale e che è il migliore augurio che potessimo aspettarci. È ancor più importante, direi, che io sia riuscito a ottenere il massimo rendimento possibile con la Peugeot 208 T16 R5, che ovviamente non sento ancora completamente “mia”, non come vorrei.
Ho fatto qualche errore di troppo. Sono andato sopra le righe cercando di dimostrare tutto e subito, cioè… troppo, e ho pagato. Adesso, ho 29 anni ma corro da quasi dieci, e credo di aver acquisito una consapevolezza diversa
A Sanremo non riuscivo a spingere come vorrei fare, e quindi ho capito subito che, non essendo velocissimo, dovevo stare attento a non commettere errori, perché i “Tre” erano come al solito velocissimi. Così ho fatto, e poi domenica è arrivata la pioggia a rimescolare le carte, e lì ho trovato il vantaggio di sfruttare con un po’ di fantasia il fatto che fossimo tutti un po’ più sullo stesso piano. Mi sono anche divertito e, in quelle condizioni, sono riuscito a fermare il cronometro su dei tempi molto buoni, utili come riferimento per il lavoro svolto, e per quello da svolgere più avanti. Ci siamo riusciti, insomma, e sfruttando anche gli errori degli altri, siamo saliti sul podio. Ripeto, per l’Orange Racing costruito insieme a Munaretto, appena nato, è una bella iniezione di morale».
La domanda sorge spontanea, perché la risposta non è mai scontata, in questo ambito e di questi tempi. Quello che avete costruito con Munaretto è, finalmente, un programma completo per tutto l’Italiano?
«Naturalmente stiamo lavorando per quello. Abbiamo una buona base di partenza, e non si parla più di “gare spot”. Altrimenti non avrei formalizzato l’iscrizione al campionato. È partito così, come succede spesso nelle corse, dall’oggi al domani, ma in tempi strettissimi abbiamo cercato di finalizzare un programma serio. Non essendo ancora prontissimi per il Ciocco, abbiamo deciso di far partire la nostra stagione dal Sanremo, che è un palcoscenico ideale, mitico, per un’inaugurazione, e abbiamo fatto debuttare lì la nostra Macchina Arancione.
Proseguiremo nell’Italiano e cercheremo di finalizzare il Campionato al raggiungimento di un obiettivo importante, che potete benissimo immaginare. Essere competitivi, presto e bene, è l’elemento di base, perché il programma vada avanti e possa eventualmente ampliarsi. Sta, quindi, a me e al Team dimostrare che non siamo qui per fare delle passeggiate costose, ma per ritagliarci stabilmente quel posto a cui da tempo ambisco».
Aspetto interessantissimo. Sei sempre un Pilota molto atteso, ma sei stato anche protagonista di qualche… ritorno di troppo. Non è vero?
«Devo ammetterlo. Ho fatto qualche errore di troppo. Sono andato sopra le righe cercando di dimostrare tutto e subito, cioè… troppo, e ho pagato. Adesso, ho 29 anni ma corro da quasi dieci, e credo di aver acquisito una consapevolezza diversa. Penso di sapere quello che posso fare e anche, almeno in una certa misura, anche quello che non mi è consentito pretendere, almeno al momento. Il Sanremo, per esempio, non avrebbe potuto consentirmi di puntare al successo, è chiaro, me ne sono accorto subito e ho immediatamente corretto il tiro adeguandolo alle mie reali possibilità in quel contesto. Dopo la brutta botta di Roma volevo rendermi conto di come stavo, e quindi solo per quello ho cercato di forzare un poco, ma soltanto in determinati frangenti e senza amai uscire dai confini del ragionevole. Quando ho visto che i “Tre” là davanti erano imprendibili mi sono detto che non avrei più fatto il Simone “vecchia maniera”, e mi sono adeguato al rango che sapevo di poter ragionevolmente gestire. Ho fatto chilometri, raccolto esperienza, e sono stato pronto. Poi è arrivata la pioggia, e l’esperienza passata, soprattutto quella Mondiale, ci ha dato la possibilità di “aggredire” il podio».
E ora il Targa Florio, edizione numero 100. Un altro appuntamento importante, ancora con la Storia dei Rally. sei pronto?
«Siamo pronti. È una Gara importantissima, accompagnata da un grande carico di emozione. È la centesima edizione della Gara più antica, Palermo e tutta la Sicilia sono in festa, e il Rally vale ancor di più di quel coefficiente… una volta e mezzo. Arriviamo con la stessa umiltà di Sanremo, gli obiettivi non sono cambiati e non sarebbe onesto pretenderlo. Ma saremo lì, pronti a sfruttare ogni minima opportunità e anche il più piccolo passo avanti che abbiamo fatto e che faremo».