CIR 2016 - «Andreucci for President!» - Seconda Parte

CIR 2016 - «Andreucci for President!» - Seconda Parte
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La seconda parte della nostra chiaccherata con il nove volte campione italiano rally
16 marzo 2016

Siamo alla seconda parte della nostra intervista fiume con il nove volte campione italiano rally, Paolo Andreucci. Nella prima parte, abbiamo discusso diversi aspetti, ma adesso è il momento di entrare nel vivo.

Cosa bisognerebbe fare, per il bene dei Rally?

«Bisognerebbe cercare delle persone competenti, farne una squadra e metterle al lavoro. Federali e Organizzatori, dovrebbero lavorare insieme per una buona pianificazione, aver cura di tutti gli aspetti dell’evento Rally. Per esempio creare una parte di percorso che gratifichi lo spettacolo. Questa mi pare un’ottima idea. Non cento chilometri di PS, ne bastano cinque in uno scenario stupendo, a portata di mano e allestito bene, luci e musica, spazio sicuro per gli spettatori, magari i primi venti che partono in ordine inverso. Buone riprese, un bel montaggio, video invece di colossal interminabili, e il gioco è fatto. Io faccio degli spot con Accorsi per Peugeot. È un lavoro studiato bene, gente preparata, bravissimi operatori, attori, tecnici esperti. I video sono corti e “frizzanti”. Che succederebbe, invece, se facessimo un’ora a caso di diretta cercando di trovare passaggi di una Peugeot sulla tangenziale? Organizzazione del percorso con scelta attenta dei punti di ripresa, ambiente accogliente e spettacolo. Qualità, non quantità. Da raccontare, da ricordare. Investimento, ritorno certo. Bingo!»

Sono due anni che si dice che le gomme nuove vanno male e sono pericolose. Perché non mi ascolti, almeno una volta? No. Dopo due anni, alla prima gara critica, il Corsica dello scorso anno sul bagnato, la FIA si accorge che i Piloti prendono dei rischi della madonna. Capiscono, e corrono ai ripari. E in Italia? Tengono buone quelle, non muovono foglia

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Si dice però che per il centesimo anniversario della Targa Florio si stiano preparando grandi cose. È vero?

«Sì, giusto. Questo è vero. Secondo me stanno preparando una gara memorabile, che inciderà una traccia nel trend attuale. Da due anni il Rally è stato preso in mano dall’ACI, e se capisco bene stanno facendo un lavoro bellissimo. Sia con le macchine moderne che con le Storiche, alle mitiche tribune di Cerda. Può essere un evento di portata mondiale, che può smuovere significativamente le acque creando e collaudando un presupposto.»

Insomma si doveva lavorare in altre direzioni, e lasciar stare l’aspetto sportivo senza intervenire sui regolamenti, e avremmo avuto un Campionato ugualmente interessante?

«Penso proprio di sì, ma cerchiamo le motivazioni a favore della tesi. Vediamo un po’. Scandola. Skoda è già molto forte, e Umberto sta facendo delle bellissime gare. Con la macchina nuova, che è andata subito forte, ha vinto le ultime due gare del Campionato. Basso e BRC. È una Squadra fortissima. Hanno budget, capacità imprenditoriali a livello mondiale e tecnici straordinari, ex Abarth per intenderci, e hanno fatto vedere come in poco tempo si rende competitiva una Macchina difficile. Qualità ottima, Team al top. Che bisogno c’era di favorirli, con i regolamenti o in altro modo? Pesi, tecnici controllori federali lasciati a casa, carburante diverso. E oggi avranno la Fiesta Evo, e più cavalli. Si pensa di rompere così la magica continuità di Peugeot? In questo modo? No, sono solo regali, che tuttavia portano uno svantaggio agli altri. Lo avete scritto anche voi, che era più bello senza misteri, senza polemiche che comunque avvelenano anche le figure più belle. Era più bello con i risultati ottenuti vincendo le speciali e combattendo ad armi pari per il Titolo. E non è sempre più bello far parlare le cose fatte alla luce del sole, chiare per tutti? Che senso ha alimentare l’atmosfera del dubbio?»

Il mio movente è fare bene, correre bene in ogni singola gara, questo sì che è bello! Il Campionato ti da soddisfazione, ma alla fine, una soddisfazione che arriva quasi senza adrenalina, un punto dietro l’altro, sull’albo d’oro. invece la singola gara è bellissima perché è la prestazione, è la sensazione immediata, vicina, di quello che fai. Te la godi…

Sei proprio avvelenato, eh?

«Ma no, a me in fin dei conti va bene tutto. In fin dei conti mi possono toccare dal punto di vista sportivo, ma poi stringo il volante, mi dimentico di tutto e penso alla felicità di correre, forte, e di cercare di vincere. Ma le gomme? Sono due anni che si dice che le gomme nuove vanno male e sono pericolose. Perché non mi ascolti, almeno una volta? No. Dopo due anni, alla prima gara critica, il Corsica dello scorso anno sul bagnato, la FIA si accorge che i Piloti prendono dei rischi della madonna. Capiscono, e corrono ai ripari. E in Italia? Tengono buone quelle, non muovono foglia. E dovevano essere punzonate il giorno prima della gara, così non si potevano più cambiare, anche se viene giù il mondo. Per fortuna dopo qualche insistenza la regola è cambiata, era una cosa… pericolosa. Vi dico una cosa. Io ero andato a vedere, sono curioso di natura e voglio sempre vederci chiaro. Sono andato a vedere a Ypres, cioè il debutto del nuovo disegno in Campionato Europeo. Si mette a piovere, e alla sera… venti macchine fuori. Ma perché bisogna fare questi errori? Oggi le Macchine da Rally sono eccezionali, e la telaistica può sopportare 2, 3 G, non so, di accelerazione laterale. Sviluppati i telai, di conseguenza ecco i pneumatici, le sospensioni. A un certo punto cosa succede? Il “blocco” macchina lo lasci così, ma indebolisci l’anello di congiunzione fondamentale con il terreno, le gomme. Dico la mia, e mi replicano offesi che la penso così perché le Pirelli vanno meglio, perché mi va bene così, per il mio interesse! Ma allora non capisci nulla, qui si sta parlando di sicurezza! Si sta parlando di non professionisti, di giovani, non di noi che facciamo questo mestiere e bene o male l’abbiamo imparato. A me date pure delle slick, e io ci so arrivare in fondo anche sul bagnato. Quanto meno ho l’esperienza che mi consente di farlo. No, neanche questo va bene. Credetemi, a livello tecnico è una delusione. Certe persone che dovevano solo capire hanno preso degli abbagli clamorosi!»

Potresti anche arrivare ad averne abbastanza, e pensare di fare qualcos’altro, invece dell’Italiano?

«Ci avevamo pensato. Di fare l’Europeo e addirittura il Mondiale. Tenere fermo il budget e fare quello che si poteva negli altri Campionati. Poi il Campionato Italiano è sempre molto seguito così abbiamo deciso di rimanere, ma certo ce ne combinano di tutti i colori per farci sudare i Titoli che vinciamo! Visti così, potremmo pensare che sono ancora più prestigiosi.»

L’idea è quella di rendere il Campionato comunque più interessante, livellato. Ci sono due proposte concrete avanzate dai tuoi sostenitori. Il tuo Babbo dice che dovrebbero cercare di levarti la patente. Altri pensano che potresti “vendere” al miglior offerente un anno sabbatico, fuori dalle corse. Che ne dici?

«Sono due buone proposte. Ma non scherziamo. Io tenderei a ricordare che nel 2014 abbiamo finito l’Italiano all’ultima gara. Chi la vinceva si aggiudicava il Campionato. L’ultima gara, mai nella storia che io ricordo, è successo qualcosa del genere. Tre Piloti all’ultima Gara. Non è una cosa bellissima? Scandola con il Super 2000, Basso con la Macchina a GPL, noi che avevamo il minimo dello sviluppo. Interessantissimo, tirato. Gliel’ho chiesto, a Tedeschini e ad altri della Commissione, perché? Mah, perché… perché avevi vinto te! Capito, di queste cose è difficile anche parlare, perché ti ritrovi degli interlocutori che non sanno di cosa si sta parlando!»

Corri quest’anno con la motivazione del decimo Titolo, oppure no? Pensi a smettere? E se sì, quando e a che condizioni?

«Guarda. Dieci, nove, sette, undici Titoli. Non è questo che fa la differenza. Il mio movente è fare bene, correre bene in ogni singola gara, questo sì che è bello! Il Campionato ti da soddisfazione, ma alla fine, una soddisfazione che arriva quasi senza adrenalina, un punto dietro l’altro, sull’albo d’oro. invece la singola gara è bellissima perché è la prestazione, è la sensazione immediata, vicina, di quello che fai. Te la godi… in diretta. Il Campionato, sì, nel 2014 è arrivato in contemporanea con la singola gara, ma non è quello che conta di più. L’importante è rimanere competitivi, e anche questo lo senti gara dopo gara. Al momento.»

E se tu smettessi con i Rally, ti piacerebbe la Dakar? Ci sono voci di corridoio sempre più insistenti che ti vogliono nei Rally-Raid, dicono che avresti uno speciale talento per le maratone. Se così è, cosa c’è nel tuo pacchetto che deve restare con te?

«Sì, non lo nego, la Dakar mi piacerebbe. Proposte? Questo lo dici tu che sei bene informato. La Dakar mi piacerebbe. Certo, il mio “lavoro” attualmente è nel Rally, nei Rally-Raid ancora no, quindi sono legato naturalmente a Peugeot, per esempio, e a Pirelli. Credo che sia abbastanza per mettermi in difficoltà. Salvo che non ci sia la possibilità di una deroga specifica, particolare, di quelle che comunque si realizzano, vista la distanza che c’è tra le due specialità. Insomma, perché non dovrei sperarci, e magari poter stare dalle due parti per un po’? In fondo la Dakar di quest’anno aveva un profilo “Rally” piuttosto accentuato, di percorso e anche di partecipazione.»

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