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Salire e scendere dal podio, un Rally via l’altro. Sembra quasi una routine, ma non è così. Ogni corsa ha la sua storia, e ogni Rally ha i suoi punti forti, in grado cioè di far pendere l’ago della bilancia dalla parte meno gradita, all’improvviso e inesorabilmente, per un solo, piccolissimo errore o per un banale problema meccanico o di usura. La vittoria del Sanremo, la terza per Paolo Andreucci, il Campione Toscano e otto volte Italiano, è stata un capolavoro, sì, ma sudato.
Paolo Andreucci. «Sì, proprio un Sanremo tiratissimo. Abbiamo gestito bene la gara, ma all’inizio i distacchi erano minimi e che gli avversari “c’erano”. Basso e Scandola. Umberto Scandola ha fatto una bellissima gara con la Super 2000. Erano vicini, però siamo riusciti a gestirla bene. Devo dire che sono stato ben consigliato da Terenzio Testoni, Pirelli, e la scelta delle gomme è risultata ottima, e dalla Squadra. Ero partito con un assetto che non era l’ideale, ma l’abbiamo migliorato strada facendo. Piccoli aggiustamenti che ci hanno consentito di migliorare molto. Direi che è quanto mai opportuno dire che è stata davvero una vittoria di Squadra, di quella Squadra che quando hai dubbio ti viene istantaneamente in aiuto e ti fa prendere le decisioni giuste».
Resta il fatto che la macchina adesso è una scheggia…
PA. «La macchina va molto bene. Non ha più problemi. Quelli che abbiamo avuto l’anno scorso sono ormai un ricordo. È affidabile e va forte, e ho potuto spingere per tutte le speciali dal primo chilometro fino all’ultimo allo stesso modo. Questo vuol dire non solo avere una macchina affidabile, ma molto efficiente, senza cali di motore, senza alcuna incertezza. Stesso discorso per le gomme. La vittoria del Team mette in rilievo il super lavoro dei tecnici prima ancora del nostro».
Mi pareva che all’inizio foste un poco “agitati”…
PA. «Agitati no, ma è vero che per la seconda tappa abbiamo cambiato i differenziali, correggendo così l’indecisione che avevo all’inizio. La macchina è migliorata quel poco che è bastato per essere super competitivi e, alla fine, molto soddisfatti».
Sanremo bellissimo e gara totale. Diventa difficilissimo evitare anche il minimo errore. Come si fa a non sbagliare per migliaia di curve?
PA. «Hai ragione, Sanremo sotto questo aspetto è una gara difficilissima. Tantissime curve, tantissimi cambi di ritmo e di asfalto. E poi c’è la prova notturna, la lunghissima Ronde, che penso sia la prova speciale più difficile dell’intero Italiano. Aggiungiamoci una nota, quella norma del regolamento che non capisco chi l’abbia inventata o in che condizioni di ebbrezza era quando l’ha fissata. La regola dei Remote Service. Non parlo degli organizzatori, beninteso. Remote vuol dire distante, ma a Sanremo erano all’interno del parco assistenza. I meccanici erano lì, tutto il giorno, e non potevano intervenire sulla macchina. Non dico che si dovesse intervenire su un motore o su un cambio, o sui freni, ma visto che erano lì quel controllo anche al volo, magari dopo una toccata, solo così, per una questione di sicurezza… almeno ripartire sapendo che è tutto a posto o che è meglio rallentare. Per cui, ecco, cinque prove di fila senza assistenza, e quella cavolata del remote service dentro il parco assistenza. Ripeto non è una questione dell’organizzatore del Sanremo, ma di quello che ha messo in piedi questa configurazione di remote service».
Che pensi di Basso e di Scandola?
PA. «Allora. Scandola ha fatto una bellissima gara. Peccato che poi abbia avuto quel problema sulla Ronde. Con Basso siamo stati molto vicini, soprattutto all’inizio. Ma non solo Scandola e Basso, io non mi dimenticherei di Albertini e di Perico, che c’erano con dei bei numeri, e di Chardonnet. Direi che è un Campionato vivo, interessante sotto tutti i punti di vista. Avremo certamente i nostri grattacapi a gestire avversari come questi. Poi arriverà anche la macchina nuova di Scandola… sì, intravedo un altro Campionato lottato fino alla fine!».