Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Cingoli, 21 settembre - Colpi di scena, piccoli e grandi, a non finire. Pronostici in buona parte saltati per aria, rivoluzioni di classifica su più livelli. Dall’”inferno” del 20° Rally dell’Adriatico escono “sani e salvi”, e bravissimi, Umberto Scandola e Guido D’Amore. L’equipaggio della Skoda Fabia S2000 ufficiale Skoda Motorsport Italia vince ottenendo così il massimo obbligatorio, perfettamente allineato, cioè, all’unica strategia utile che era a loro disposizione: attaccare.
Tutto ancora da decidere
Se si pensava che il Rally dell’Adriatico sarebbe stato un appuntamento cruciale del Campionato, bene, si era nel giusto. Ma non al punto di poter dire che avevamo ragione, perché il risultato oggettivamente più importante della 21° edizione della corsa organizzata da PRS Group è che la situazione di Campionato, quando manca il solo 2 Valli alla fine è, se possibile, ancora più delicata e ingarbugliata.
La storia. Dalle due prove in notturna, le uniche due disputate sabato sera, esce l’indicazione chiara che sarà un duello tra Scandola e Andreucci. Basso è appena… appannato, Nucita non ne esce, e non c’è nessun altro, al punto che si possono mettere in vetrina Denis Colombini, che con il CIR non c’entra nulla, e Travaglia, il cui pensiero è il Trofeo Terra.
Il primo giro di Prove Speciali, Colli del Verdicchio, Castel Sant’Angelo e Dei Laghi, da ragione a Paolo Andreucci, che spinge quel tanto da fare una leggera, ma chiara differenza. La Peugeot va bene, il pilota e la navigatrice sono consapevoli che più che una vittoria quello che conta è riuscire a portare a casa un risultato utile, che in questo caso potrebbe essere anche determinante. Più o meno la stessa strategia alla portata dei “chirurghi” Giandomenico Basso e Mitia Dotta, la cui BRC Ford è diventata competitiva in assoluto, il peso in più o più in alto della “bombola” non più così “punitivo”, ma che fatica a prendere il ritmo.
Su Scandola grava la necessità di conquistare il massimo punteggio possibile, ovvero di vincere, e il veronese non si sottrae all’impegno svolgendolo alla perfezione. Guida bene, ma paga una certa scivolosità della macchina che imputa in parti uguali al fatto di partire per primo e alla troppa ghiaia persistente sulle piste. Un trend chiaro, insomma. Si rientra al parco assistenza alla fine del primo giro e si inizia a pensare che sarà proprio così. Sbagliato. E di gran lunga.
Il cambiamento improvviso della gara
Il secondo giro cambia i connotati alla gara. La sesta speciale, Colli del Verdicchio, diventa fatale per più di un pilota. Si deve arrendere Stefano Albertini, la cui 208 R2 aveva già manifestato un misterioso, intermittente problema elettrico, e soprattutto, giusto a metà della speciale, quando la “picchiata” termina nel fondovalle per risalire su un tobbogan sterrato alla volta di Cupramontana, Paolo Andreucci esce lungo da un tornante verso destra. Nella foga “spara” dentro la marcia indietro, che non entra e danneggia il cambio, e così deve rientrare scendendo la scarpata fino a ritrovare la strada giusta. Intanto passa Basso, che non si accorge di nulla, e passano anche i minuti, che alla fine della PS diventano oltre nove. E fortuna che Andreucci riesce a finire.
A quel punto la gara si divide in tre rami. Scandola cerca di mettere pressione a Basso e vince tutte le PS del giro, ma inutilmente perché la Ford viaggia verso un frustrante finale con la valvola Pop off che resterà aperta per tutto il giro conclusivo. Al centro dei contendenti, intanto, cresce costantemente Denis Colombini, che dopo venti mesi è tornato con una Fiesta R5 e che rimpiangerà di non aver partecipato più assiduamente all’Italiano. Sul terzo versante della corsa Andreucci procede lentamente con l’unico obiettivo di terminare il giro e poter così rimanere in corsa. Un calvario.
Altro “indirizzo” per la corsa del terzo, e ultimo, giro. Scandola deve limitarsi soltanto a non commettere il minimo errore, e ci riesce, Basso si arrende alla pop off prima ancora di pensare ad amministrare il risultato comunque utile, e Colombini, perfettamente trasparente nel Campionato, sale in cattedra e vince le restanti tre Speciali, scavalca Basso nella generale assoluta e si installa definitivamente al secondo posto. Il finale della corsa di Andreucci è un regalo della bravura dei suoi meccanici. In ventisette minuti i tecnici dei Racing Lions operano il quasi miracolo di sostituire la scatola del cambio alla 208 T16, e Paolo può ripartire per difendere almeno gli otto punti buoni per la classifica del CIR.
“Il finale della corsa di Andreucci è un regalo della bravura dei suoi meccanici. In ventisette minuti i tecnici dei Racing Lions operano il quasi miracolo di sostituire la scatola del cambio alla 208 T16, e Paolo può ripartire per difendere almeno gli otto punti buoni per la classifica del CIR”
Colpo di scena all'ultimo giro
Ma non è finita. L’ultimo giro, sotto la minaccia, non mantenuta, di un piovasco, “regala” l’ultimo colpo di scena. Andrea Nucita “buca” nel corso della penultima speciale, probabilmente aggiunge un errore alla sfortuna, e smantella una corsa non troppo fortunata scivolando nelle retrovie. Così. Umberto Scandola onora il numero uno di vincitore dello scorso anno offrendo il bis e confermandosi pilota di talento sulla terra, soprattutto su questa terra. Dennis Colombini raccoglie i frutti di una gara esaltante e conquista il secondo gradino del podio dell’assoluta, e Paolo Andreucci, solo 12° assoluto, può accedere ai 10 punti del terzo posto dell’Italiano.
Morale. Il Campionato si conclude a Verona sugli asfalti del 2 Valli, il 12 ottobre. Tre piloti, Scandola, Basso e Andreucci sono “virtualmente” in due punti. O meglio. Con la vittoria dell’Adriatico Scandola sale a 82 punti, ma deve scartare 8 punti, Basso, secondo CIR, a 76 punti, Andreucci, terzo CIR, a 75. La classifica “corretta” è: Basso 76, Andreucci 75, Scandola 74. Chi vince a Verona è Campione Italiano. Ma se la squalifica di San Marino è confermata, Scandola scende a 70 punti e Basso sale a 78, e in questo caso il Titolo se lo giocano Basso e Andreucci.
Morale bis. Sul Campionato volteggiano già da troppo tempo i falchi di una decisione di tribunale e di una valvola federale (pop off). Non sarebbe quantomeno opportuno restituire l’Italiano esclusivamente alla squisita bravura dei suoi Campioni? (O c’è ancora qualcuno che potrebbe sopportare altre ruote al posto di quelle dei volanti?). Di altre cose, importanti, fissate a Cingoli, parliamo più avanti.
21° Rally dell’Adriatico. Classifica Assoluta Finale:
1. Scandola-D'Amore (Skoda Fabia) in 1:23'44.8; 2. Colombini-Furlan (Ford Fiesta St) a 30.5; 3. Basso-Dotta (Ford Fiesta R5 LDI) a 57.1; 4. Pons Puigdollers-Amigo Colon (Ford Fiesta) a 1'09.3; 5. Travaglia-Ciucci (Peugeot 207) a 1'20.3; 6. Ricci-Pfister (Ford Fiesta) a 2'12.2; 7. Tempestini-Pulpea (Ford Fiesta) a 3'25.3; 8. Costenaro-Bardini (Peugeot 207) a 3'54.2; 9. Taddei-Gaspari (Mitsubishi Lancer Evo IX) a 3'55.2; 10. Biolghini-Morina (Skoda Fabia) a 5'33.2; 11. Pajunen-Halttunen (Renault Clio R3) a 6'36.5; 12. Andreucci-Andreussi (Peugeot 208 T16) a 7'03.1; 13. Andolfi-Rocca (Peugeot 208) a 7'21.8; 14. Ferrarotti-Fenoli (Renaul New Clio) a 7'42.1; 15. Andolfi-Casalini (Renault New Clio Rs) a 9'23.4; 16. Vittalini-Tavecchio (Citroen Ds3) a 9'33.4; 17. Scattolon-Grimaldi (Peugeot 208) a 9'42.9; 18. Nucita-Cotone (Peugeot 207) a 9'43.9; 19. Carella-Bracchi (Renault Twingo) a 9'48.1; 20. Panzani-Baldacci (Renault Twingo Rs) a 10'05.9.