CIR 2014. Il 37° Rally del Ciocco a Basso e Dotta (Ford Fiesta R5 “GPL”)

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Confermato il risultato maturato al termine della prima giornata. Sul podio anche il Campione in carica Umberto Scandola (Skoda Fabia S2000) e Paolo Andreucci (Peugeot 208 T16) | <i>P. Batini</i>
17 marzo 2014

Bel Rally. Bello davvero! Omogeneo nello sviluppo agonistico e meteo (un incredibile week end di sole assoluto), spettacolare, affollato di Piloti e straripante di pubblico. Ricco di spunti, motivi, colpi di scena e argomenti. Non so se le istituzioni fanno bene al CIR, ma è certo che Piloti e Sponsor, Team e Preparatori, Case e Filiali, si sono rimboccati le maniche, hanno fatto quadrato e, tutti insieme, investito energie e risorse in un Campionato già con i fiocchi che rilancia la disciplina nella sua massima espressione nazionale.

Sarà un CIR denso di emozioni

Sono loro, non i ministeri, i protagonisti del successo annunciato con la prima di Campionato Italiano, e a tutti loro va l’applauso finale a scena aperta. Un applauso, anche, di ringraziamento. Il rischio di una stagione a senso unico o soporifera è inesistente. Al contrario, già dal Rally andato inscena in Garfagnana è possibile affermare che sarà un Campionato da seguire con trepidazione, palpitando e augurandoci altri show come quello visto al 37° Rally il Ciocco e Valle del Serchio. E applaudendo ancora a San Remo, Palermo, Udine, e così via. Altro passo, altra musica!

Vince la Ford Fiesta R5 alimentata a Gas, la Skoda Fabia S2000 è seconda, e la nuovissima, debuttante Peugeot 208 T16 sale sul terzo gradino del Podio di Castelnuovo di Garfagnana. Pennello e arma, le macchine sono il “terrificante” mezzo espressivo e da combattimento di altrettanti geni del volante, artisti raffinatissimi nell’interpretazione di un’arte un po’ rumorosa che manda in visibilio, a giusta ragione, una moltitudine di appassionati visceralmente fedeli, competenti, esigenti. I loro nomi, quelli scritti nell’ordine sulle Tavole della prima di Campionato sono Giandomenico Basso da Montebelluna, Umberto Scandola da Verona e Paolo Andreucci da Castelnuovo Garfagnana.

Sempre nell’ordine, i co-autori della bellissima “pièce”: Mitia Dotta, Guido D’Amore e Anna Andreussi. Come mai tanta euforia spropositatamente retorica? Ma perché è stato un Rally avvincente, ve l’ho già detto! Dallo “shakedown” al passaggio dal portale della Rocca Ariostesca, simbolo di Castelnuovo e della conclusione dello spettacolo. Non bastasse, ricordiamoci che per undici delle dodici prove speciali il Rally ha avuto anche un altro protagonista esuberante e sorprendente, Andrea Nucita, uscito per la prima volta allo scoperto con una macchina “grande”, ma anche di scena nella penultima Speciale per uno di quegli eventi sgraditi che passano sotto il sinistro nome di colpo di scena.

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Il Rally del Ciocco ha messo in luce la Ford Fiesta di Giandomenico Basso e ha permesso agli spettatori di godere di un grande spettacolo

Un week-end all'insegna della Fiesta di Basso

Spettacolo. La gara, com’era prevedibile, aveva già scritto la sua soluzione finale alla fine della prima tappa, proiettando le azioni di Giandomenico Basso e il film della sua inedita impresa. Originale non tanto per il risultato, Basso aveva già vinto due volte la corsa, quanto per il fatto che in testa appariva per la prima volta un’auto alimentata a gas, GPL per l’esattezza. Basso aveva vinto cinque delle dodici Speciali ed era stato in testa dall’inizio alla fine della tappa, ricalcando il ruolino di marcia che gli aveva consentito di vincere l’edizione 2013.

Fuori gara Alessandro Perico, secondo l’anno scorso, il podio diventava l’obiettivo di Umberto Scandola, che vinceva due volte, e di Andrea Nucita, che si aggiudicava tre speciali ma era attardato, e retrocesso al quarto posto, da un problema ad un semiasse. Mandato in archivio anche i due successi parziali di Gabriele Ciavarella, il terzo posto veniva così raccolto per strada da Paolo Andreucci, in difficoltà con l’auto nuova nella prima parte della giornata di gara, ma alla riscossa nel finale con la vittoria della Renaio.


La corta giornata finale di domenica, due speciali soltanto da ripetersi due volte ciascuna, era partita con l’apparente accettazione, da parte di inseguiti e inseguitori, della situazione maturata il sabato. Basso e Scandola “levavano il piede” lasciando ad Andreucci il compito di vincere, tre parziali successi su quattro, e di “rischiare”. Dopo aver vinto la prima Cerretoli, infatti, al primo passaggio sulla Massi Sassorosso la macchina di Andreucci si spegneva (o era Paolo a doverla spegnere per resettare il PC di bordo), e Nucita ne approfittava per scalcare il toscano e riprendersi il terzo posto provvisorio.

 

Imprevisti di gara

Una Speciale più avanti, però, seconda Cerretoli, era il siciliano a restituire il favore, e questa volta ad un tasso di interesse altissimo. La macchina si fermava per un principio d’incendio, e Nucita era colto da un malore per aver respirato fumo o polvere estinguente, o tutti e due. La prova veniva fermata, il Pilota trasportato all’ospedale per un accertamento dall’esito perfettamente rassicurante, e il Rally si concludeva a posizioni immutate e con altre due vittorie di Andreucci.

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Tre i punti fondamentali dal Rally del Ciocco: la vittoria di Basso, la competitività di Scandola e il podio di Andreucci che conferma la competitività della Peugeot

Una gara analizzabile in tre punti

Allora, ricapitolando e dando alcune delle risposte ai quesiti della vigilia. Punto primo. La vittoria di Giandomenico Basso, in testa dall’inizio alla fine del Rally, fuga ogni dubbio sull’efficacia del progetto BRC. La macchina a gas, preparata quasi a tempo di record, funziona, e il suo rendimento è almeno paragonabile con quello delle vetture alimentate a benzina, tanto è vero che il Pilota non ha avuto alcuna difficoltà a pantografare la performance vincente dell’anno scorso.

Punto secondo. La competività di Umberto Scandola e della Fabia Super 2000 era solo parzialmente messa in discussione, e solo per il fatto che la definizione del “pacchetto” Pilota-Auto-Team era arrivata anch’essa praticamente alla vigilia dell’inizio del Campionato. Il secondo posto ottenuto da Scandola è la sottolineatura di un altro rassicurante dato di fatto. Il Pilota Campione in carica “c’è”, con la consapevolezza del Titolo ottenuto non per caso e la conseguente, cruciale iniezione di esperienza.

Punto terzo. Il podio conquistato da Paolo Andreucci è l’aspettato sospiro di sollievo che sancisce la validità del Progetto 208 T16. La nuova macchina è arrivata appena nella settimana del Rally, un giorno e mezzo di test, un pur intenso “shakedown” e due assistenze durante il Rally. Questo è il cortissimo registro di sviluppo in gara di un’auto destinata ad un passaggio di consegne “storico” e non un filo meno che importantissimo per l’attività dei clienti di Peugeot Sport. La osannata 207 S2000, quando ha debuttato nel 2007, non era riuscita a salire sul podio.

Questi tre argomenti, al quale va aggiunto il paragrafo Nucita, costituiscono il capitolato formale del patto di Castelnuovo di Garfagnana. Non è né una tregua né un cartello, al contrario è solo una magnifica dichiarazione di guerra che equivale alla promessa di un formidabile Italiano. Tre-quattro Piloti in grado di mandare in scena gare memorabili, e appassionante necessità di far correre tecnica, sviluppo e messa punto per l’affermazione della vettura. Chi ci guadagna? Intanto lo spettacolo e il CIR.

CLASSIFICA FINALE ASSOLUTA:

1. Basso-Dotta (Ford Fiesta R5) in 1:40'49.3; 2. Scandola-D'Amore (Skoda Fabia S2000) a 24.9; 3. Andreucci-Andreussi (Peugeot 208 R5) a 55.8; 4. Ciavarella-Perna (Ford Fiesta R5) a 2'30.3; 5. Michelini-Angilletta (Peugeot 207 S2000) a 2'38.9; 6. Perego-De Luis (Mitsubishi Lancer Evo X) a 3'29.7; 7. Ferrarotti-Castiglioni (Renault New Clio) a 6'03.6; 8. Andolfi-Casalini (Renault New Clio) a 6'33.1; 9. Vittalini-Tavecchio (Citroen DS 3) a 7'35.9; 10. Scattolon-Grimaldi (Peugeot 208 VT) a 7'39.2; 11. Albertini-Mazzetti (Peugeot 208 R2) a 8'07.0; 12. Panzani-Baldacci (Renault Twingo) a 8'38.3; 13. Cogni-Bizzocchi (Peugeot 208 VT) a 8'47.5


Foto: Marco Passaniti e Piero Batini

 

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