CIR 2014. Ciocco. Metà corsa e oltre, Giandomenico “GPL” Basso.

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Al termine della prima parte del Rally Il Ciocco e Valle di Serchio, la macchina alimentata a GPL è in testa. Dubbi fugati sull’efficienza dello “strano” mezzo, con un contributo notevolissimo di Giandomenico Basso | <i>P. Batini</i>
16 marzo 2014

Una giornata di sole così bella, e piuttosto rara in questo periodo, in questo Rally del Ciocco e in quest’area geografica, non poteva che essere premiata da un evento che potremmo spingerci a definire, come il meteo, eccezionale. Il sabato del Rally il Ciocco e Valle del Serchio, 37ma edizione, dopo dodici prove speciali e un programma tiratissimo e avvincente, si conclude con Giandomenico Basso e la sua BRC Ford alimentata a GPL in testa. Eccezionale, veramente.

Tempo di... Fiesta!

Il Campione in carica del Rally ha fatto sue cinque delle 12 PS, è stato in testa dalla prima all’ultima, e ha completato nettamente a suo favore la tabella di marcia della prima parte della gara, fugando qualsiasi dubbio sul rendimento e l’affidabilità della sua nuova macchina. Per Giandomenico Basso e Mitia Dotti, è il caso di dirlo… è Fiesta!

Il buongiorno si è visto sin dal mattino. Un perfetto, micidiale uno-due nelle prime due PS, Bagni di Lucca e Coreglia, la nuova Prova Speciale, e gli avversari sono andati al tappeto, contati fino a nove. Qualcuno è stato fermato da un KO tecnico, come Perico, e qualcun altro è volato addirittura fuori dal ring, come Bernardi oltre il guardrail, tutti e due nella prima Coreglia. Gli altri si sono rialzati a fatica, sali e cordiali per risvegliarli dal brutto sogno. L’”incontro” è andato avanti con il vantaggio iniziale di Basso in pressoché costante aumento, il che ha fornito un argomento di riflessione piuttosto interessante.

A tutto gas

Al centro del pensiero la macchina a gas, la Fiesta R5 alimentata con il sistema LDI, messo a punto da BRC e adattato alla Ford in pochi mesi, anzi poche settimane, dall’Azienda promotrice dell’operazione. Vien da pensare che lo scetticismo al riguardo sia un retaggio culturale. Del resto migliaia di automobili sono alimentate a gas, e non è più l’epoca delle levette di passaggio da un carburante all’altro, dei sistemi misti con la benzina ancora necessaria per avviare. Adesso il gas arriva direttamente nelle camere di scoppio, “pompato” in questo caso in fase liquida e passato al sistema di iniezione, il motore si avvia e la macchina… corre che è una bellezza.

 



Con Basso in fuga solitaria, dunque, l’occhio di bue esita per buona parte della giornata sugli altri Piloti ormai chiaramente all’inseguimento. Altre sorprese, o quasi, e colpi di scena. Scandola appare efficace, più calmo e quindi senz’altro più redditizio dello scorso anno, quando aveva la pressione del mondo intero che gravava sulle sue spalle. Il Campione Italiano in carica è protagonista di un bel duello per il secondo posto, che conquista nel finale di giornata certificato da due successi parziali, a fine mattinata e fine pomeriggio nei due “rush” all’interno della tenuta del Ciocco. Andrea Nucita, invece, è davvero sorprendente, ed è sorpreso anche il siciliano, ma nel finale arriva la… sorpresa.

Finale di tappa

Nucita aggancia e supera Scandola, nella quinta speciale, e il suo rendimento “lievita” fino alla conquista di tre successi parziali e al consolidamento di una seconda piazza che appare già inattaccabile. Nel finale di “tappa”, però, il siciliano ha un problema a un semiasse, e nella penultima Speciale il vantaggio accumulato si disintegra in un vero e proprio, piccolo colpo di scena. La 207 S2000, soluzione provvisoria in attesa della R5, arriva al traguardo, ma retrocessa in quarta posizione. Un buon risultato che sfuma, ma in ogni caso una grande prova.

Il podio provvisorio al termine della prima giornata del Rally assume la sua forma definitiva a due PS dal termine, quando sul terzo gradino sale l’idolo locale e sette volte Campione Italiano Paolo Andreucci, al comando della nuova lanciamissili di Peugeot. La 208 T16 esordisce in prima Mondiale proprio qui, al Ciocco, e quando uno debutta, immancabilmente vive il sogno di vincere al primo colpo. Ma sono cose che succedono raramente, e normalmente il successo arriva invece al termine di un processo di messa a punto in gara. È naturale che venga in mente la carriera della sempreverde 207.

208 in progressione

La Super 2000 di Peugeot ha debuttato in Svezia sulla neve, e quindi in Italia proprio al Ciocco con Rossetti, e in entrambi i casi non ha vinto. Il sabato di Andreucci ha due facce chiaramente distinte. La mattina Pilota e Macchina fanno fatica, e non vanno oltre il quarto posto. Andreucci si accolla buona parte della “colpa”, ma è chiaro che qualcosa non funziona come dovrebbe, o come dovrà. Dopo la mezz’ora di assistenza, durante la quale l’intero Team ha girato come una trottola attorno alla macchina, cambiando e regolando, la tendenza finalmente si inverte. Tempi e piazzamenti migliorano, Andreucci vince l’ultima Renaio, e nel finale i conti con la gara e con il pubblico, che era propenso a diventare insofferente, vengono riportati in pareggio. Il terzo posto arriva anche con il contributo involontario di Nucita, certo, ma premia una progressione evidente.

Iniziata con le prime luci del giorno, la prima tappa del Ciocco è finita a sciabolate di fari e dischi rossi, affascinante fase notturna sempre più rara nei Rally. Adesso si va al riposo, il secondo tempo domenica mattina, programma corto con sei prove Speciali, tre più tre, conclusione e podio a Castelnuovo di Garfagnana.

ASSOLUTA AL TERMINE DELLA PRIMA TAPPA:

1. Basso-Dotta (Ford Fiesta R5) in 1:17'40.5; 2. Scandola-D'Amore (Skoda Fabia S2000) a 37.5; 3. Andreucci-Andreussi (Peugeot 208 R5) a 54.1; 4. Nucita-Princiotto (Peugeot 207 S2000) a 1'04.9; 5. Michelini-Angilletta (Peugeot 207 S2000) a 2'27.0; 6. Ciavarella-Perna (Ford Fiesta R5) a 2'28.0; 7. Perego-De Luis (Mitsubishi Lancer Evo X) a 3'15.4; 8. Ferrarotti-Castiglioni (Renault New Clio) a 5'03.4; 9. Andolfi-Casalini (Renault New Clio) a 5'12.9; 10. Scattolon-Grimaldi (Peugeot 208 VT) a 6'07.3

Foto: Marco Passaniti e Piero Batini

 

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