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Il Sardegna Italia è stato un episodio scintillante, e ben più che corroborante, della stagione 2014 dei Rally. L’appuntamento sardo ha fornito la sua bella dose di colpi di scena ed emesso i suoi verdetti, mettendo in luce il grande potenziale della Gara e, anche, scoprendo le carte di una situazione generale che, se non è tutta rose e fiori, attraversa una fase nel quale il moderato ottimismo dell’ambiente stimola un impegno quasi commovente. Si riprende con il Campionato Italiano, che dopo il giro di boa in Sardegna riparte da San Marino per la seconda parte del calendario. Quattro Rally sono stati disputati, e quattro ne restano.
Andreucci in progressione
La situazione… sportiva è sostanzialmente aperta, e gli scenari possibili sono più di uno, segno che la disciplina esprime quest’anno contenuti di assoluto rilievo. Due piloti a distanza ravvicinata, Scandola e Basso, e un inseguitore di rilievo assoluto, Andreucci, in progressione. Intanto il Campionato è marcato dalla regolarità di marcia del Campione Italiano, Umberto Scandola, che ha vinto a Sanremo e che resta l’unico conduttore che ha “raccolto” ad ogni appuntamento.
Il veronese capitalizza anche quest’anno il buon lavoro che lo ha portato al titolo conduttori 2013, e può contare sul “pacchetto” più affidabile e collaudato del lotto. Basso e Andreucci, invece, devono loro malgrado registrare uno zero, coincidente per entrambi con la sfortunata prova di Sanremo. Andreucci ha vinto il Targa, Basso il Ciocco e il Sardegna, ma i due Assi hanno evidentemente dovuto versare l’obolo della “gavetta” rappresentato dal fatto di correre con delle macchine, nuova la Peugeot del Toscano e... diversa la Ford del Veneto, ancora in fase di evoluzione.
“Andreucci ha vinto il Targa, Basso il Ciocco e il Sardegna, ma i due Assi hanno evidentemente dovuto versare l’obolo della “gavetta” rappresentato dal fatto di correre con delle macchine ancora in fase di evoluzione”
Fortune e sfortune a confronto
Poco male, se individualmente si devono contare fortune e sfortune, globalmente a guadagnarci è sicuramente il Campionato, che riparte da San Marino quanto mai aperto e avvincente. Facile pronosticare un confronto a tre molto serrato, tra Scandola, Basso e Andreucci. L’equipaggio della Skoda Fabia S2000 ha nel portafogli l’esperienza vincente dello scorso anno, Basso dovrebbe poter ripartire all’attacco dopo la gara circospetta in Sardegna, e poter contare su un nuovo step di esperienza e di sviluppo della BRC Fiesta R5 alimentata a GPL, e se parliamo di Andreucci, è “inevitabile” registrare che la sua nuovissima 208 T16 R5 è ormai, come direbbero i francesi, “sverminata” e “quasi” pronta a ripetere il successo della 207 S2000.
Chiamata in causa la Peugeot “Vintage”, eccola riapparire tra le mani di Stefano Albertini assecondato dalla “direttrice” Silvia Mazzetti. Anche in questo caso la progressione è evidente, anche se è chiaro che la scelta del Team di promuovere ancora una volta il suo “progetto giovani” strizza l’occhio anche alla classifica Costruttori. Moventi a parte, Albertini e Mazzetti hanno disputato un magnifico Sardegna, rappresentandone forse la sorpresa più bella, hanno guadagnato sul terreno i galloni e, stando così le cose, saranno da seguire, se non in mezzo certamente almeno a ridosso dei tre “big” del Campionato.
E il programma Aci Team Italia?
Una buona e una cattiva, ecco la notizia più sconcertante della vigilia del San Marino, la defaillance obbligata di Andrea Nucita, che non sarà al via per “problemi di budget, non adeguato all’impegno”. Ma come, dall’altare alla polvere in un solo mese? E non c’era anche un progetto potenziale di impegno con una R5? E il programma Aci Team Italia? Evidentemente la situazione è precipitata, e Nucita ha dovuto riallinearsi, certamente contro voglia, alla difficile situazione economica generale.
A parte il grande dispiacere, però, è stato l’autentica rivelazione della prima parte del Campionato, Andrea ha espresso un potenziale che l’intero ambiente dovrebbe proteggere, e la nota stridente è nell’almeno apparentemente incongruente fatto che io siciliano è sostenuto dal prpgetto Team Italia.
Naturale, è vero che non si può pensare che l’istituzione di promozione sportiva si faccia carico della globalità di una problematica certamente onerosa, ma viene da chiedersi come, per il miglior rappresentante del Progetto Giovani, certificato sul campo dai risultati, non sia stato possibile confezionare almeno una ciambella di salvataggio, almeno per questa prima occasione. Poi, chissà, ci sono cose che non è dato sapere, ma proprio per questo non possiamo fare a meno di reagire istintivamente con una smorfia alla nota stonata.