Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Suona strano che il vincitore della prima prova del Campionato Italiano Rally non abbia un futuro certo e un programma definito. Lo chiediamo a Giandomenico Basso.
Perché in questo momento non sai ancora quale sarà il tuo futuro sportivo per quanto riguarda la stagione 2013?
«Questo accade perché il momento non è dei migliori. Per tutto, non solo per lo sport. E anche perché le mie intenzioni, a inizio anno e tutt’ora, erano quelle di affrontare il Campionato Europeo, dove ho più esperienza e sul quale ho basato gli ultimi anni della mia attività. Saltando l’appuntamento delle Canarie, abbiamo deciso di partecipare al Rally del Ciocco, perché ci tenevamo e avevo molta voglia di guidare. Adesso stiamo lavorando per trovare dei partner che ci possano aiutare nel prosieguo del Campionato. Vedremo se l’interesse è orientato più sull’Italiano o sull’Europeo. La partecipazione ad uno dei Campionati esclude la partecipazione all’altro. Se i Partner avranno voglia e interesse a promuovere le loro aziende nell’ambito europeo andremo in Europa, altrimenti speriamo di poter proseguire nel Campionato Italiano».
Come prendi il fatto di iniziare il Campionato e trovarti ancora in questo clima di incertezza?
«Sono abituato. Non ho mai avuto molte certezze, a parte negli anni in cui correvo con Abarth da ufficiale. Allora il “problema” era scegliere il Campionato, non quello di correre. Adesso la situazione è molto diversa, ed è tutto sempre più difficile. L’importante è non rimanere fermi. L’anno scorso non abbiamo seguito un Campionato, ma ho fatto cinque gare e ne ho vinte tre, ora mi piacerebbe fare un intero Campionato».
Che posto occupa lo Sport, questo sport, tra le priorità della tua vita?
«Il primo, sono parecchi anni che corro. Sono stato per sette-otto anni Pilota ufficiale Fiat e adesso i Rally sono, oltre che una passione, anche il mio lavoro».
Ti sei sorpreso un poco al Ciocco?
«Ma no, non volevo nascondermi dietro a niente prima della gara. La realtà è che non avevamo provato la macchina e non avevamo fatto test. Probabilmente abbiamo avuto la bravura e la fortuna di scegliere un set up che ci ha concesso di essere sin da subito veloci, pur cercando il massimo feeling con la vettura. Ho cercato di fare una macchina più facile che veloce, e la scelta ha premiato pur in condizioni molto difficili. Io mi adatto facilmente, ma se la machina non è a punto è naturale che questo non succede. Però ha funzionato tutto».